Il meglio della settimana della moda di New York
Talenti, idee, stile. E Kanye West. Le cose che hanno colpito il premio Pulitzer Robin Givhan, sul Washington Post
di Robin Givhan - The Washington Post
Peter Copping ha lasciato un garofano rosso su ogni sedia prima della sua sfilata al Prince George Ballroom: un gesto romantico che riflette la collezione sontuosamente femminile che ha presentato per Oscar de la Renta. Narciso Rodriguez ha creato una poesia con pochi sicuri movimenti della sua mano da stilista: con un occhio per la semplicità e la precisione, ha tirato fuori dal cilindro vestiti che hanno catturato l’immaginazione. Michael Kors ha esteso la sua visione del lusso americanissimo con una collezione traboccante di ricami, pizzo e cenni di esuberanza del vecchio mondo. Jack McCoulough e Lazaro Hernandez hanno presentato un’abbagliante sfilata di Proenza Schouler, piena di idee e coraggio.
E poi c’era Kanye West.
La moda ha la capacità di raccontare molte e diverse storie sulla nostra cultura. E mentre venivano svelate le collezioni primavera del 2016, questa settimana, storie di perdono, redenzione, tradizione e diversità si dispiegavano in merletti, lino e popeline. Ma mentre la fashion week entrava nei suoi ultimi giorni, i messaggi sociali hanno lasciato spazio a un più vistoso sfoggio di magie tecniche, creatività estetiche e semplici desideri di abbellire il panorama.
Ecco, eccetto che per Kanye West.
Per molti stilisti, spacconerie creative di questo tipo significano fare di più e aggiungere di più. Nel caso di Rodriguez, invece, il suo grande talento sta nel rimuovere gli eccessi e nel dare profonda considerazione a quello che rimane.
Un vestito avorio dal bordo delicatamente piegato, che gli consente di prendere aria e gli dà agio e leggerezza. Pantaloni bianchi abbinati a top bianchi senza maniche, con una serie di pieghe sulla scollatura e corsetti che suggeriscono che l’indumento sia stato modellato direttamente sul corpo. Un semplice tubino che diventa opera d’arte grazie a una linea di colore che richiama i lavori di Rothko e che sembra vibrare di energia.
Rodriguez obbliga l’occhio a guardare più da vicino un semplice completo bianco, dividendolo in due diversi tessuti e approfittando del modo in cui la texture e il volume colpiscono la nostra percezione del colore. Ci mostra la complessità del bianco.
Anche Michael Kors è generalmente uno stilista contenuto, senza mai essere austero. Ma la collezione che ha presentato giovedì mattina era pervasa di un’energia e di un’allegria particolarmente impressionanti. Senza tradire il suo linguaggio, ma parlandolo in modo diverso. Le sue gonne a ruota erano adornate di ricami floreali, le sue minigonne abbellite con decorazioni argento. C’erano corsetti stile contadino, una camicia bianca perfettamente semplice con una scollatura che si chiude a cordoncino, e costumi da bagno e tuniche in calde sfumature color cioccolato.
Invece di concentrarsi solo sulle tonalità della terra Kors ha incluso una ricca, profonda, sfumatura di rosso, che sosteneva benissimo il familiare khaki. C’erano anche gialli crema e blu accesi. Era come se i pezzi di tradizionali collezioni di Micheal Kors fossero stati irradiati di colori.
Nella sua collezione per Oscar de la Renta, Peter Copping ha cominciato a metterci più del suo spirito, attenendosi però sempre alla sensibilità del brand. Si può vedere la sua schiettezza nelle stupefacenti espadrillas, nei dolci cardigan su gonne slim, al posto dei più formali blazer, e anche un po’ di frivolezza bohémienne nei vestiti per la sera.
Per Oscar de la Renta non è un grande sconvolgimento, ma è comunque un cambiamento, indicato anche dallo spostare la location dello show, tradizionalmente a Midtown, in un posto più lontano dal centro, dove il paesaggio è più a dimensione umana, il rumore non così soverchiante e l’atmosfera più rilassata.
Ma sono stati Lazaro Hernandez e Jake MCCullough, di Proenza Schouler, quelli che hanno davvero fatto venir voglia di avvicinarsi ai vestiti mentre sfilavano. I due stilisti hanno suscitato la curiosità del pubblico con ricami elaborati, tessuti affascinanti e tecniche di costruzione geometriche che giocano con gli effetti ottici e uno stile che richiama alla mente toreri spagnoli, gli hipster del centro e le signore sofisticate di Uptown.
I vestiti non erano sempre belli, almeno non sempre nel modo a cui siamo abituati. A volte erano irritanti. Pantaloni tagliati e pieghe di Issey Miyake? Altri che sembrano incompleti: una giacca è sbottonata? Quello strappo dovrebbe stare sulla spalla? O eccessivi. Ti spaesano, e ti coinvolgono, in modi meravigliosi. I vestiti capaci di fare questo creano un’intimità: sono umani nel loro superbo sbocciare.
In questo vorticare di fiori, ricami, petali e piume è arrivato Kanye West.
La sua presentazione è stata un’aggiunta dell’ultimo minuto al calendario della settimana, e ha messo in agitazione l’intera industria. Il suo show si sovrapponeva a quello degli altri stilisti. La promessa di un pubblico pieno di celebrità e dell’imprevedibilità di West hanno reso impossibile resistere. Ci aveva in pugno.
La sua prima fila era composta da Seth Meyers, Common, Debbie Harry, Courtney Love, Michael Stipe e vari Kardashians e Jenners. E c’erano innumerevoli fan in strada, con le fotocamere alzate, a cercare di dare un’occhiata.
I vestiti nella sua seconda stagione di Yeezy, che produce con Adidas, non sono molto diversi da quelli della collezione uno. C’erano short cortissimi, pantaloni della tuta, giacche oversize, body e desert boot in tonalità sbiadite di oliva e beige.
Anche questa volta ha lavorato con l’artista Vanessa Beecroft per creare una scenografia spoglia, questa volta messa in scena in un sotterraneo di Chelsea. Le modelle sono state chiamate in formazione da un sergente che ordinava loro di mettersi in fila e marciare: sinistra! sinistra! L’unica colonna sonora era del rumore e i mormorii di una capricciosa North West (la figlia che ha avuto con Kim Kardashian).
Il primo gruppo di modelle, vestite tutte con una tonalità rosa-fard, erano biondo platino e con la pelle color avorio; il gruppo successivo, in una sorta di tonalità sabbia, aveva capelli castani e un colorito color miele; il gruppo finale, in nero scolorito, era tutto con la pelle scura.
L’effetto era di enfatizzare il colore della pelle, ma anche di affermare che era solo un colore.
È stata un’idea, un buono spunto di conversazione: e in questo caso, uno spunto di conversazione molto più interessante dei vestiti.
©The Washington Post