L’esercito del Giappone potrà compiere missioni all’estero
Il Parlamento giapponese ha approvato una controversa e storica legge che molti sostengono sia contraria alla Costituzione del 1946
Nella notte tra venerdì e sabato il Parlamento giapponese ha approvato una controversa legge che per la prima volta dal 1947 autorizza le “forze di autodifesa” – il nome con cui è conosciuto l’esercito giapponese – ad essere impiegate in missioni armate al di fuori dei confini del paese. La Costituzione del Giappone vieta di avere un esercito, ma l’efficacia della norma è stata erosa nel corso degli anni.
Della nuova legge si discute da parecchio tempo. L’attuale primo ministro Shinzo Abe ne aveva parlato anche durante la campagna elettorale nel 2012, e spesso in maniera molto animata. In questi giorni ci sono state grosse manifestazioni e proteste contro la legge in tutte le principali città del Giappone. In Parlamento l’opposizione ha tentato di bloccare il procedimento di approvazione della legge facendo ostruzionismo – ad esempio un parlamentare ha camminato lentissimamente verso l’urna dove depositare il voto.
Le opposizioni sostengono che a causa della nuova legge il Giappone finirà coinvolto in operazioni di guerra insieme al suo principale alleato, gli Stati Uniti. Grazie alla sua ampia maggioranza parlamentare, Abe è riuscito a far approvare la legge intorno alle due di notte, le 19 in Italia, ottenendo 148 voti favorevoli e 90 contrari. In tutto la discussione sulla legge è costata al Parlamento giapponese oltre 200 ore di lavori. Il Wall Street Journal ha provato a sintetizzare in un breve schema cosa cambia da oggi per le forze di autodifesa giapponesi.
1. Potranno fornire supporto logistico, come ad esempio munizioni e carburante, ad eserciti alleati impegnati in operazioni all’estero di interesse nazionale per il Giappone.
2. Potranno intercettare missili balistici diretti verso gli Stati Uniti o altri paesi alleati (fino ad oggi potevano abbattere missili diretti soltanto contro il Giappone).
3. Potranno impegnarsi in operazioni militari per tenere aperte le rotte marittime di importanza strategica per il paese.
4. Potranno partecipare a missioni di pace ONU ad elevato rischio: fino ad oggi potevano impegnarsi solo dove non ci fosse rischio di essere coinvolti in un combattimento.
5. Potranno impegnarsi in missioni di combattimento per salvare ostaggi giapponesi.
La Costituzione giapponese proibisce al paese di aver un esercito all’articolo 9 che recita:
[…]Il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia o all’uso della forza come metodo per risolvere le controversie internazionali.
Per mettere in atto le disposizioni del precedente paragrafo, il paese non possiederà mai più forze armate di terra, aria o mare così come nessun altro potenziale militare.
Secondo il governo, la nuova legge non viola la Costituzione perché non consente alle forze di autodifesa di impegnarsi in operazioni militari all’estero in maniera autonoma, tranne in alcuni casi – blocco delle rotte marittimi e rapimento di cittadini giapponesi – che possono essere considerate situazione di “autodifesa”. La maggioranza dei costituzionalisti giapponesi è contraria a questa interpretazione e sostiene che la legge violi la Costituzione. La Corte suprema giapponese è l’organo deputato a verificare la costituzionalità delle legge, ma nella storia si è raramente opposto alle decisioni del governo.
La Costituzione giapponese fu scritta dalle forze occupanti americane sbarcate in Giappone dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Il Giappone aveva trascorso quasi 30 anni sotto una fanatica dittatura militare che aveva portato il paese sull’orlo del suicidio collettivo. Per evitare che una situazione del genere si ripetesse, gli Stati Uniti decisero di impedire costituzionalmente che il Giappone possedesse un esercito.