Il video di un sindaco ungherese di estrema destra contro i migranti
Lazslo Toroczkai li vuole scoraggiare a entrare nel suo piccolo comune con scene e musiche da film d'azione
Il 16 settembre il sindaco di Asotthalom, un piccolo comune dell’Ungheria di poco più di 4mila abitanti che si trova al confine con la Serbia, ha diffuso un video per scoraggiare i migranti a passare da lì. Il sindaco si chiama Lazslo Toroczkai ed è un giovane politico di estrema destra. Nel video, che ha certi passaggi da film d’azione, Toroczkai ribadisce il messaggio ripetuto nei giorni scorsi dal governo ungherese guidato da Viktor Orban – in Ungheria i migranti non passano – ed elenca le conseguenze a cui incorre chi prova a superare il confine o a danneggiare la barriera che separa il territorio serbo da quello ungherese.
«Da oggi, 15 settembre, in Ungheria attraversare il confine illegalmente è un crimine. Danneggiare la barriera che stiamo costruendo al confine è un reato. Entrambe le cose possono essere punite con la prigione e con parecchi anni di espulsione dall’Ungheria».
Il video mostra diversi corpi della polizia ungherese pronti a intervenire – polizia a cavallo, forze paramilitari, tra gli altri – e si conclude con l’immagine di Toroczkai che dice: «Se sei un immigrato irregolare e vuoi andare in Germania, il percorso più breve è attraverso la Croazia e la Slovenia. Non credere ai trafficanti di esseri umani, che mentono. L’Ungheria è una cattiva scelta. Asotthalom è la peggiore».
Toroczkai è l’esponente più importante del “Movimento giovanile delle 64 contee”, un movimento attivo in Ungheria che chiede l’unificazione di tutte le persone di etnia ungherese che vivono fuori dal paese e la revisione del Trattato di Trianon del 1920 che definisce gli attuali confini dell’Ungheria. A causa del suo estremismo, Toroczkai aveva avuto dei guai anche in passato. Nel 2008 fece un discorso in una città serba con una grande comunità ungherese e fu picchiato da cinque serbi. Dopo essere stato portato in ospedale gli fu imposto il divieto di entrare in Serbia per i successivi due anni.