Cosa si dice del libro di Franzen
Le prime recensioni statunitensi su uno dei romanzi più attesi dell'anno sono molto buone
Il primo settembre è uscito negli Stati Uniti Purity, il nuovo romanzo di Jonathan Franzen, pubblicato dall’editore Farrar, Straus & Giroux. Da quando il New York Times lo aveva annunciato un anno fa, era probabilmente il romanzo più atteso del 2015. In Italia sarà pubblicato da Einaudi come i suoi libri precedenti, probabilmente a febbraio 2016.
Franzen, che è considerato uno dei maggiori scrittori viventi, ha 56 anni ed è nato Western Springs, in Illinois, negli Stati Uniti. Il suo primo romanzo, La ventisettesima città, fu pubblicato nel 1988. Quattro anni dopo, nel 1992, uscì Forte movimento e nel 2001 il suo romanzo più famoso con cui ottenne una grandissima popolarità, Le correzioni, che vinse il National Award come miglior romanzo. Nel 2010 pubblicò Freedom, considerato dal New York Times uno dei capolavori della fiction americana. Franzen scrive spesso articoli e saggi (soprattutto sul New Yorker), intervenendo su temi letterari e non letterari: uno dei più importanti fu “Perchance to dream” pubblicato su Harper’s Magazine nel 1996, una lunga riflessione sulla scrittura e sui motivi che spingono a scrivere romanzi. Nel 2010 Franzen finì sulla copertina di Time come “Great american novelist”. Avendo un’attitudine a opinioni piuttosto perentorie e drastiche, tra le accuse che gli si rivolgono con più frequenza c’è essere presuntuoso e provocatorio, come quando definì Twitter «indicibilmente irritante» o chiese che Le correzioni fosse tolto dalla lista di libri consigliati per Natale dal programma televisivo di Oprah Winfrey; ed è stato anche accusato di sessismo e misoginia a proposito dei suoi personaggi femminili.
Purity è il suo quinto romanzo. Parla di sorveglianza e privacy digitale, di attivismo politico e culto della personalità su internet, del rapporto tra la generazione attuale e quella degli anni ’70, attraverso il racconto della vita di Purity Tyler, detta Pip, una giovane studentessa che per ripagare il debito universitario e scappare da un rapporto complicato con la madre, decide di cercare suo padre che non ha mai conosciuto. La trama, divisa in sei parti, è raccontata da quattro diversi punti di vista. Le vicende dei personaggi comprimari vengono poi approfondite e cambiano di continuo l’ambientazione temporale e geografica della vicenda.
Curtis Sittenfield sul Guardian ha scritto che, leggendo Purity, per la prima volta nella sua vita gli è capitato di fotografare e twittare la pagina di un libro. L’entusiasmo di Sittenfield si concentra, in particolare, sull’accusa di distruggere ogni forma di privacy che Franzen rivolge a internet e ai social network, ambiti in cui si muovono due importanti personaggi secondari, uno hacker – molto simile a Julian Assange – e un giornalista d’inchiesta. Per Sittenfield questi due personaggi rappresentano i veri motori della trama. Sittenfield è, invece, molto meno convinto dei personaggi femminili: donne di mezza età tormentate dal pensiero di fare o non fare dei figli, fidanzate che si perdono in infinite discussioni sulle proprie relazioni: la stessa protagonista e sua madre, una hippie pazzoide, sono viste da Curtis come poco più che stereotipi di genere.
Michiko Kakutani sul New York Times sottolinea l’evoluzione della scrittura di Franzen rispetto ai suoi precedenti romanzi. Il tono meno misantropo e satirico del libro rende i personaggi più liberi e meno vittime delle proprie origini famigliari come invece accadeva nei precedenti romanzi e quindi più esposti a un mix di forze ed emozioni. Kakutani sintetizza così il romanzo rispetto ai due famosi libri precedenti:
Anche “Purity” è un gran libro in termini di spessore e lunghezza, ma di ambizioni meno estese.
Ma non è una critica, anzi Kakutani attribuisce a Franzen grandi capacità di scrittura e costruzione dei personaggi – interessandosi meno ai temi – soprattutto dopo una parte iniziale del libro che le sembra più prevedibile e di maniera.
Anche la critica di Lucy Scholes di BBC è molto positiva: per lei la scrittura di Franzen è in perfetto equilibrio tra la raffinatezza intellettuale e l’appeal per il grande pubblico. Per Scholes il tema principale di Purity è l’assenza di purezza in tutti i personaggi che sono sempre mossi da secondi fini e cercano aiuto solo per raggiungere i propri obiettivi, dunque per avere potere.
Per Laura Miller di Slate, “Franzen si è divertito più dei suoi critici“, arrivando a scherzare su se stesso e sugli stereotipi letterari: «Troppi Jonathan. Una piaga per la letteratura i Jonathan» dice a un certo punto il personaggio-scrittore attraverso cui Franzen prende in giro i colleghi che ritiene invidiosi del suo successo. Purity è, insomma, il suo romanzo più divertente.
David E. Hoffmann sull’Atlantic scrive che Purity prende a bersaglio complottisti del web e femministe, ma che il suo pregio maggiore sono i personaggi vividi e curiosi almeno quanto i lettori. Uno degli aspetti migliori della scrittura di Franzen, a detta di Hoffmann, è la capacità di mettere in scena il pensiero nel suo svolgersi, facendo entrare i lettori nella mente dei personaggi. Secondo Hoffman il vero piacere della lettura di Purity è nei diversi punti d’osservazione. Franzen riesce a sacrificare il suo stile di scrittura per calarsi in ogni sezione del libro in una diversa dimensione del racconto.
In Purity Ron Charles del Washington Post vede la conferma dell’esistenza del nuovo romanzo realista, dimostrata per esempio dagli espliciti riferimenti a Dickens (“Pip”, il soprannome della protagonista, è il nome del protagonista di Grandi Speranze). Ma Purity è anche un racconto del modo in cui, oggi, libertà e totalitarismo tendono a mischiarsi e confondersi. Il personaggio più significativo in questo senso è quello di Andreas Wolff, hacker nato nella Germania dell’Est, che serve a Franzen per azzardare un parallelismo tra quel socialismo e internet.