La difficile giornata dei migranti in Croazia
Il governo ha detto che non è più in grado di accogliere altre persone, e fa fatica a gestire quelle già arrivate: in centinaia stanotte dormiranno all'aperto in condizioni precarie
Il ministro degli Interni della Croazia, Ranko Ostojic, ha detto giovedì che la Croazia non è più in grado di accettare altri migranti nel suo territorio. Ostolic ha aggiunto che qualsiasi migrante che non avvia le richieste per ottenere lo status di rifugiato verrà considerato irregolare. I migranti hanno cominciato ad arrivare al confine tra la Serbia e la Croazia da ieri mattina, poche ore dopo la decisione del governo ungherese di chiudere il suo confine con la Serbia. Ora ci sono alcune migliaia di persone riunite alla stazione di Tovarnik, una cittadina croata di poco più di 3mila abitanti, in attesa di prendere un mezzo per andare a Zagabria, la capitale della Croazia, e da lì verso la Germania e i paesi dell’Europa settentrionale.I giornalisti internazionali presenti sul posto hanno detto che centinaia di migranti passeranno la notte in territorio croato nei pressi del confine, in campi profughi improvvisati. In serata, la polizia croata ha detto che il traffico su sette strade che collegano il paese con la Serbia è stato interrotto.
Tovernik, la città in Croazia dove sono riuniti i migranti in attesa dei bus diretti a Zagabria
Nel pomeriggio circa 500 migranti sono stati fermati dalla polizia croata mentre cercavano di raggiungere Zagabria a piedi dalla stazione di Tovarnik, seguendo la linea dei binari (le due città sono distanti circa 300 chilometri: per farli a piedi ci vogliono più di 60 ore di cammino). La polizia ha costretto i migranti a tornare indietro e aspettare i bus alla stazione. A Tovarnik ci sono stati dei momenti di tensione quando la polizia croata ha cercato di contenere i centinaia di migranti arrabbiati e stanchi per l’attesa dei bus durata ore (oggi a Tovarnik la situazione era difficile anche per il caldo: alle 16 c’erano 36 gradi). Negli ultimi due giorni in Croazia sono arrivate circa 7.300 persone, tre volte tanto i migranti entrati nel paese in tutto il 2014.
Un altro problema di cui si è parlato molto negli ultimi due giorni è la presenza di mine antiuomo attive in territorio croato. Diversi attivisti ed esperti hanno diffuso una mappa che mostra la pericolosità della situazione attuale: la stazione di Tovarnik è a circa 12 chilometri di distanza da un campo minato, che si trova in un’area poco più a ovest (nella mappa è segnata in rosso). La mappa mostra anche un altro piccolo campo minato a sud di Tovarnik, vicino al confine con la Serbia. Alcuni gruppi in Serbia hanno cominciato a diffondere alcune mappe che mostrano tutti i campi minati ancora presenti in Croazia ai migranti che si stanno spostando: quella del “Croatian mine action centre” si trova qui.
Una mappa diffusa dal Croatian mine action centre. Tovarnik si trova a destra, le zone in rosso indicano dei campi minati
Nel frattempo a Horgos, la città serba dove questa notte centinaia di migranti si sono scontrati con la polizia ungherese, la situazione è tornata tranquilla. Patrick Kingsley, giornalista del Guardian che si occupa da mesi di temi legati all’immigrazione, ha scritto che i funzionari serbi stanno indirizzando i migranti verso il confine con la Croazia, più a ovest. Il governo ungherese ha difeso l’uso che ha fatto questa notte di cannoni ad acqua e gas lacrimogeno contro i migranti che cercavano di buttare giù la rete di divisione tra i due paesi. Il portavoce del governo ungherese ha detto:
«Se tutti avessero a cuore i confini esterni, tutti gli stati membri dell’Unione europea, specialmente chi ha un confine dell’area Schengen, la situazione sarebbe diversa. Questo è il motivo per cui stiamo chiedendo che i mari della Grecia vengano protetti, se non dalla Grecia da una forza congiunta europea che sia in grado di fermare l’immigrazione illegale. A noi non piace il muro. Ma sembra funzionare per proteggere i confini del nostro paese e proteggere l’immigrazione illegale. Ovviamente andremo avanti così – terremo il muro e lo proteggeremo con la polizia.»
Status #Horgos, 11:00 CEST: consolidating, 90% of #refugees left & moving to CRO, no new transfers. pic from 2 days pic.twitter.com/mMrhNh4W4b
— MigAid 🇺🇦 (@migrationaidorg) September 17, 2015
Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha convocato per mercoledì prossimo una riunione straordinaria dei leader dell’Unione europea per discutere della situazione dei migranti e della proposta di redistribuzione di 120mila richiedenti asilo all’interno della Ue. I capi di stato e di governo dei 28 paesi membri parleranno di nuovo del piano di redistribuzione dei migranti che i ministri degli Interni dei paesi membri non sono riusciti a concludere lunedì scorso. Tra i principali oppositori del piano ci sono l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Romania e la Polonia, tutti paesi ex comunisti che si sono uniti alla Ue un decennio fa.