In Lombardia gli alberghi che accolgono i migranti non riceveranno fondi per il turismo
Lo prevede una norma proposta dalla Lega Nord e approvata mercoledì sera dal Consiglio regionale
Mercoledì 16 settembre in serata il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una nuova legge sul turismo che stanzia 25 milioni di euro in tre anni. Insieme alla legge è stato approvato anche un emendamento di cui si è discusso molto in Consiglio negli ultimi due giorni e di cui si è parlato anche sulla stampa nazionale. L’emendamento alla legge stabilisce che ai bandi per accedere a questi finanziamenti regionali potranno accedere solo gli alberghi il cui “fatturato o il ricavato dell’attività ricettiva degli ultimi tre anni sia integralmente derivante dall’attività turistica”. In pratica l’emendamento alla legge sul turismo penalizza le strutture alberghiere che negli ultimi tre anni – attenendosi alle regole e ai criteri stabiliti dalla legge nazionale, in base ai quali ricevono un rimborso – hanno deciso di rendere disponibili delle camere per persone in attesa di ottenere lo status di rifugiati.
L’emendamento è stato promosso dalla Lega Nord, il partito del presidente regionale Roberto Maroni: è stato approvato con 41 sì e 29 no, con un voto segreto chiesto dal centrosinistra. Della questione degli hotel si discute da mesi e più volte esponenti e simpatizzanti della Lega Nord hanno organizzato manifestazioni e picchetti di fronte ad alcuni alberghi accusati di ospitare i migranti.
Il sistema di accoglienza in Italia è articolato. I migranti che fanno richiesta di asilo – che se accolta fornisce loro il diritto di stabilirsi in Italia in base alle norme del diritto internazionale – possono essere accolti nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) oppure nelle strutture del cosiddetto Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) per i richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria. Il ministero dell’Interno emana periodicamente un bando per l’assegnazione dei posti, gli enti locali interessati – con le organizzazioni del terzo settore selezionate a livello locale – partecipano al bando e i progetti vengono approvati se “idonei” in base a una serie di parametri piuttosto rigidi. C’è poi un ultimo tipo di centri. Nel tempo sono nate infatti altre strutture per l’accoglienza in contesti “straordinari” che hanno assunto via via nomi differenti: ci sono stati i centri Ena per far fronte alla cosiddetta “emergenza nord-Africa” nel 2011 o, in anni più recenti, i Cas (Centri di accoglienza straordinari). Di volta in volta si è dato mandato alle prefetture di trovare strutture per l’accoglienza: palestre, alberghi, appartamenti, B&B e altri posti sparsi in tutta Italia e gestiti da cooperative, associazioni e soggetti del terzo settore.
Queste strutture “informali”, nate a fronte di un’emergenza, vengono messe a disposizione per un’accoglienza che si limita a garantire il vitto e l’alloggio e sono state molto criticate: ma non perché si tratti di strutture lussuose, bensì in molti casi per il motivo opposto. Nonostante queste strutture siano state “attivate” per un’accoglienza di emergenza, e dunque si presume di breve durata, diventano in molti casi posti in cui i richiedenti asilo trascorrono settimane senza che siano garantiti loro servizi fondamentali, come quello per esempio dell’assistenza sanitaria e legale. In molti casi, poi, si tratta di strutture inadeguate.
I centri sono finanziati attraverso un fondo ordinario: attualmente per ogni richiedente asilo vengono versati in media 35 euro al giorno. Non si tratta di un importo fisso, né definito per legge, e può variare da regione a regione in base al costo della vita e all’affitto delle strutture: in ogni caso si tratta di denaro che non viene versato direttamente ai migranti ma che viene corrisposto ai gestori di tutti i centri. Questo denaro serve a coprire le spese per il vitto, l’alloggio, la pulizia, la manutenzione, in alcuni casi la formazione degli operatori e così via: quindi è anche con questo denaro che vengono pagate le persone che lavorano nei centri, per esempio i dipendenti delle imprese di pulizie. Da questa parte solo una piccola somma viene data ai migranti per le spese quotidiane: si tratta del cosiddetto pocket money e consiste, in media, in 2,50 euro al giorno a persona.
La proposta iniziale della Lega Nord era ancora più dura rispetto a quella che poi è stata approvata in Consiglio: prevedeva di dare dei premi alle strutture lombarde che dichiarano di non ospitare persone senza permesso di soggiorno o a cui non è stato ancora attribuito lo status di rifugiato, e di multare da 5mila a 10mila euro gli hotel che accolgono – di nuovo: legittimamente – persone entrate illegalmente in Italia, con la possibilità di sospenderne l’attività. Il Sole 24 Ore scrive che la versione più moderata dall’emendamento è stato il risultato di un processo di mediazione interno alla maggioranza, in particolare con il Nuovo Centro Destra.
L’emendamento alla legge specifica che l’impossibilità ad accedere ai finanziamenti regionali non è prevista nel caso di entrate conseguenti a calamità naturali o altri eventi di grande rilevanza, oppure quando le autorità nazionali obblighino quella struttura ad attività straordinarie. L’emendamento è stato molto criticato dalle opposizioni. Dopo l’approvazione Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, ha fatto un tweet per dare la notizia.
.@Lombardiaonline APPROVA proposta Lega di non dare finanziamenti a albergatori che ospitano immigrati.
PD e 5 STELLE hanno votato contro..— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 16, 2015