Una calciatrice iraniana non potrà giocare perché il marito non le dà il passaporto
Niloufar Ardalan è la capitana della nazionale di calcio a 5, ma non potrà seguire la squadra in Coppa d'Asia: suo marito non vuole
di Marissa Payne
La prossima settimana la nazionale femminile di calcio a 5 dell’Iran giocherà in Malesia la Coppa d’Asia senza la sua capitana, Niloufar Ardalan. Secondo i giornali locali, il motivo è che Ardalan non ha il passaporto per viaggiare perché suo marito si è rifiutato di firmarle i documenti per il rinnovo. Ardalan, trent’anni, è sposata con il giornalista sportivo Mahdi Toutounchi, che secondo la legge iraniana ha il diritto di impedire alla moglie di lasciare il paese. Toutounchi ha detto di non volere che Ardalan perda il primo giorno di scuola del loro figlio di sette anni, che sarà il 23 settembre. La Coppa d’Asia si giocherà dal 21 al 26 settembre.
Di fronte alla decisione del marito, Ardalan si è detta sconcertata e ha chiesto che vengano riviste le leggi che riguardano il diritto delle donne iraniane di lasciare il paese. Ardalan ha anche detto al sito di news Nasimonline: «Questa coppa è molto importante per me. Come donna musulmana avrei voluto impegnarmi affinché la bandiera del mio paese venisse issata ai Giochi, invece che prendere il viaggio come momento di svago e divertimento». Poi ha aggiunto: «Spero che le autorità possano adottare misure che permettano alle atlete donne di difendere i loro diritti in situazioni di questo tipo».
Ardalan, che è stata premiata in passato come miglior giocatrice dell’Iran, è impegnata da tempo per i diritti delle donne iraniane, specialmente quelli che riguardano l’eguale trattamento negli sport. Nel 2005 fu citata in diversi titoli di giornale per essere stata la prima donna ad assistere a una partita della nazionale maschile iraniana di calcio. Prima della partita aveva chiesto il permesso all’organo di governo di calcio dell’Iran, comunque.
Sfortunatamente le cose non sono cambiate molto in Iran rispetto al passato. Nonostante diverse promesse di alleviare le restrizioni esistenti, la legge prevede ancora il divieto per le donne di assistere agli eventi sportivi nel paese. È anche successo che alcune donne fossero arrestate per non avere rispettato il divieto. Il caso più famoso risale allo scorso anno, quando Ghoncheh Gravami passò cinque mesi in carcere per avere cercato di assistere a una partita di pallavolo maschile.
Ardalan non finirà in carcere – senza il suo passaporto non ha altra possibilità che rispettare la legge e rimanere in Iran – ma le attiviste per i diritti delle donne in Iran sperano che il suo caso porti maggiore consapevolezza sul tema e faccia cambiare le cose. Questa settimana Sadi Sadr, il direttore del gruppo per la difesa dei diritti umani Justice for Iran, ha detto a Radio Free Europe: «Questo caso mostra quanto impatto estendere questa legge potrebbe avere sulla vita delle donne. Anche se una donna ottiene incarichi importanti in politica, nello sport o nella cultura, ha ancora bisogno del consenso del marito per quanto riguarda uno dei suoi diritti fondamentali: viaggiare all’estero». Sadr ha aggiunto: «Ardalan ha rotto il silenzio e questo potrebbe portare altre donne a farsi coraggio e raccontare altri casi simili».
© Washington Post 2015