L’Ungheria respinge i migranti al confine
Migliaia di persone bloccate in Serbia sono state respinte con i gas lacrimogeni; alcuni hanno cominciato ad andare in Croazia, dove però c'è il problema delle mine antiuomo
Nelle ultime ore la situazione per i migranti ai confini con l’Ungheria è peggiorata ulteriormente. Le autorità ungheresi, dopo avere chiuso il confine con la Serbia dalla mezzanotte tra lunedì e martedì, hanno arrestato più di 150 persone che stavano tentando di oltrepassare illegalmente il confine. Diversi migranti hanno passato la notte in quella che il Washington Post ha definito “la terra di nessuno”, cioè quel territorio di fronte al muro che divide la Serbia con l’Ungheria, chiedendo di poter entrare in territorio ungherese e cominciando uno sciopero della fame. Mercoledì mattina, scrive AP, la polizia ungherese ha lanciato del gas lacrimogeno contro alcuni migranti che avevano tentato di superare il filo spinato posizionato attorno alla recinzione sul confine tra Serbia e Ungheria. Diversi migranti sono rimasti feriti, insieme a 20 poliziotti ungheresi. Il ministro degli Esteri ungherese ha anche chiesto alla Serbia di operare contro i migranti che attaccano le autorità ungheresi al confine. L’Ungheria ha detto che terrà chiuso il suo confine con la Serbia per trenta giorni.
BBC scrive che un primo gruppo di migranti ha raggiunto e superato il confine tra Serbia e Croazia, per poi raggiungere la Germania, diventata per molti la destinazione finale del viaggio. Quella attraverso la Croazia potrebbe diventare presto una nuova rotta per i migranti. La Croazia inizialmente ha detto che non avrebbe permesso ai migranti di usare il suo territorio come passaggio per andare verso nord, ma poi il governo ha cambiato idea. Dopo aver spiegato che i migranti che proveranno a superare il confine verranno fermati e rimandati indietro, il primo ministro ha detto oggi che sarà data loro la possibilità di passare. Finora la rotta croata era stata evitata anche per la sua pericolosità: in alcune zone sul confine serbo-croato sono ancora attive delle mine antiuomo risalenti alla guerra croata d’indipendenza dell’inizio degli anni Novanta. Reuters ha scritto che mercoledì mattina diversi sminatori sono stati mandati dal governo nelle aree al confine con la Serbia.
Spread maps showing minefields at CRO/SRB border & warn #refugees to only use highways & avoid walking cross fields pic.twitter.com/SKgZ6RKJXl
— MigAid 🇺🇦 (@migrationaidorg) September 16, 2015
La situazione continua a essere molto tesa in diversi paesi dei Balcani. La chiusura dei confini tra Serbia e Ungheria sta cominciando a creare parecchi problemi alla Serbia, che finora aveva mantenuto un atteggiamento piuttosto rilassato nei confronti dei migranti arrivati dalla Macedonia. La chiusura del confine con l’Ungheria ha però cambiato le cose: da zona principalmente di transito, la Serbia si sta trovando migliaia di migranti bloccati nel suo territorio in attesa di riuscire a lasciare il paese e andare verso nord. Guy Delauney, inviato di BBC a Belgrado, ha scritto che il governo serbo potrebbe presto dover affrontare molti problemi relativi alla difficoltà di trattare con un numero così alto di richiedenti asilo. Per il momento i contatti sulla questione dei migranti tra il governo ungherese e quello serbo sono rimasti al minimo, scrive la giornalista Lyse Doucet.
Il governo ungherese ha annunciato che nelle prossime ore potrebbe estendere il suo muro anche al confine con la Romania, per evitare che i migranti bloccati in Serbia comincino a passare dal confine rumeno per entrare in Ungheria. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha detto che secondo il suo governo i profughi siriani – quelli che più facilmente riescono a ottenere lo status di rifugiati – sono già al sicuro una volta raggiunta la Giordania o la Turchia, senza necessità di passare dal territorio ungherese per raggiungere la Germania o i paesi scandinavi. Martedì l’Ungheria ha anche dichiarato lo stato di emergenza, una mossa che permetterà al Parlamento di decidere per l’impiego di soldati nella regione.
Alla mezzanotte tra martedì e mercoledì il governo austriaco ha annunciato dei controlli più rigidi ai suoi confini, in particolare su quello che condivide con l’Ungheria. La polizia austriaca ha detto che le principali stazioni dei treni di Vienna sono affollate dai migranti e la stazione più grande di Salisburgo potrebbe presto chiudere. Il direttore generale per la pubblica sicurezza dell’Austria, Konrad Kogler, ha detto: «Se le misure prese dall’Ungheria diventeranno effettive per davvero, avremo a che fare con nuove rotte».
Anche la Slovenia ha cominciato a studiare delle soluzioni nel caso in cui la rotta croata diventasse molto frequentata nei prossimi giorni. La Slovenia confina infatti con la Croazia a sud e con l’Austria a nord: potrebbe diventare un nuovo paese di passaggio per i migranti, anche perché – proprio come l’Ungheria – fa parte della zona Schengen, che comprende quei paesi dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti, salvo circostanze eccezionali. Il governo ha detto che si sta preparando per accettare “parecchie migliaia” di migranti, ma dopo qualche ora ha annunciato l’introduzione di controlli ai confini con l’Ungheria.
L’altro ieri i ministri dell’Interno dei paesi membri dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles trovando un accordo per il ricollocamento di solo 40 mila profughi nel corso dei prossimi due anni, e solo nei paesi che si proporranno come volontari. Per ora i ministri non sono riusciti a stabilire i criteri di attuazione del piano fatto lo scorso 9 settembre dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che aveva chiesto di distribuire in vari paesi dell’Unione, che dovranno ospitarli e gestire le loro richieste, 120 mila richiedenti asilo che oggi si trovano in Grecia, Italia e Ungheria. Intanto il governo italiano ha detto che non aprirà i centri di smistamento e identificazione dei migranti – centri richiesti dall’Unione europea all’Italia e alla Grecia – finché la Ue non troverà un piano soddisfacente e comprensivo per l’accoglienza dei richiedenti asilo (i centri avrebbero dovuto essere aperti entro oggi). Una nuova riunione dei ministri dell’Interno sulla questione dei migranti potrebbe tenersi il prossimo 22 settembre.
Secondo i dati di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli stati membri, ad agosto i migranti entrati nel territorio dell’Unione europea sono stati 156 mila. Dall’inizio dell’anno sono 500 mila, la maggior parte dei quali via mare dalla Grecia e dall’Italia. Sono numeri molto alti rispetto a quelli fatti registrare lo scorso anno, quando 280 mila migranti erano entrati nell’Unione europea.