La lista dei 114 “infrequentabili” per doping
Gli atleti che frequenteranno queste persone subiranno squalifiche, ha detto l'agenzia mondiale antidoping: più della metà sono italiani
L’Agenzia mondiale antidoping (AMA, o WADA in inglese) ha pubblicato una lista di 114 persone note alla giustizia sportiva di diversi paesi per avere favorito, o diffuso, l’utilizzo di sostanze dopanti tra gli atleti. Nella “Prohibited Association List” ci sono 61 professionisti italiani, più della metà del totale: nella maggior parte dei casi sono medici, allenatori e preparatori di vario tipo. Gli atleti che frequenteranno queste persone subiranno una squalifica di un anno e, nel caso di una recidiva, di altri due anni. In questo modo l’AMA, che è una fondazione creata per volontà del Comitato Olimpico Internazionale, confida di ridurre il fenomeno del doping, anche se ci sono molte polemiche sull’opportunità di rendere pubblici i nomi e sul fatto che la lista sia piuttosto ridotta, rispetto al fenomeno nella sua interezza.
È inoltre notevole che in questa versione della lista più della metà dei segnalati siano italiani. Si tratta nella maggior parte dei casi di persone già conosciute per avere avuto, direttamente o indirettamente, qualche problema con il doping. La lista è stata realizzata sulla base delle segnalazioni dei Comitati olimpici nazionali e questo spiega in parte perché alcuni paesi, come l’Italia, siano più presenti di altri: molto dipende dall’accuratezza dei controlli e dall’effettiva emissione di sanzioni da parte della giustizia sportiva.
Come scrive Marco Bonarrigo sul sito del Corriere, nell’elenco ci sono anche diversi stranieri famosi:
Tra gli stranieri molte celebrità come il «fiancheggiatore» spagnolo di Armstrong Luis Garcia del Moral, il grande capo dei marciatori russi Viktor Kolenikov, il medico del team giamaicano di calcio Carlton Fraser, Lee Evans, nigeriano, ex stella dell’atletica e oggi medico, il dottore del team coreano di calcio Nam Jong Ae. A nessuno di loro gli atleti tesserati potranno rivolgersi per programmi di allenamento, consulenze, stage, visite.
Dalla lista mancano comunque medici, formatori e altro personale sportivo protagonista di casi molto discussi di doping all’estero, a dimostrazione della sua parzialità.