I turisti uccisi per errore in Egitto
Almeno 12 persone: in un attacco dalla polizia nel Deserto occidentale, si pensava fossero miliziani invece erano turisti
Almeno dodici persone sono state uccise dalla polizia egiziana e altre dieci sono rimaste ferite in Egitto, durante un attacco condotto per sbaglio contro un convoglio di turisti nell’ambito di una serie di operazioni contro le milizie armate nel Deserto occidentale. Tra i morti ci sono anche alcuni cittadini provenienti dal Messico, ma il ministro dell’Interno egiziano, in un breve comunicato stampa, non ha dato informazioni precise su quante persone siano state uccise. Non è nemmeno chiaro se l’attacco sia stato condotto direttamente da soldati a terra o con un’operazione aerea.
Secondo un portavoce del ministero del Turismo egiziano, la società che ha organizzato il viaggio «non aveva i permessi necessari e non aveva avvertito le autorità». Il governo messicano ha annunciato che due dei suoi cittadini sono stati uccisi e altri cinque sono rimasti feriti «in un grave incidente in Egitto» e il presidente Enrique Peña Nieto ha chiesto l’apertura di una «indagine approfondita» su quello che è successo. L’attacco sarebbe avvenuto intorno a mezzanotte. I turisti, secondo alcuni funzionari della sicurezza locale citati tra gli altri dal New York Times, viaggiavano divisi in quattro veicoli in una zona a circa 50 chilometri dall’oasi di Bahariya e a circa 400 chilometri a sud del Cairo. La posizione esatta non è stata comunque ancora confermata.
Il cosiddetto Deserto occidentale, e cioè quella parte del deserto libico nubiano che si estende nell’area ad ovest della Valle del Nilo fino al confine con la Libia, è una zona molto popolare tra i turisti, ma è anche uno dei luoghi in cui si muovono e si rifugiano i vari gruppi jihadisti del paese, compreso quello che si fa chiamare la “Provincia del Sinai”, organizzazione affiliata allo Stato Islamico (o ISIS) e operante nella penisola del Sinai, in Egitto. Lo scorso 12 agosto la “Provincia del Sinai” aveva diffuso una foto che sembrava mostrare il cadavere di un cittadino croato rapito in Egitto lo scorso luglio.
Gli attacchi dei jihadisti contro le forze di sicurezza egiziane sono diventati sempre più frequenti negli ultimi mesi. La cosiddetta “Primavera araba”, la fine della presidenza di Hosni Mubarak, la vittoria alle prime elezioni democratiche del paese di Muhammed Morsi – esponente del movimento politico-religioso dei Fratelli Musulmani – e il colpo di stato del 2013 guidato dall’esercito e dall’attuale presidente Abdel Fattah al Sisi hanno portato a una grande instabilità e favorito il rafforzamento dei movimenti islamisti. Con l’arrivo della giunta militare di al Sisi, la situazione non è migliorata. In alcune zone dell’Egitto, come nella penisola del Sinai, la sicurezza è infatti diminuita.