In Turchia le cose peggiorano
Il paese è «sull'orlo della guerra civile», dicono alcuni analisti, e gli scontri tra esercito e ribelli curdi si stanno estendendo anche alle grandi città
Questa settimana diversi analisti e giornali internazionali hanno parlato della Turchia come di un paese “sull’orlo della guerra civile“. Da oltre due mesi la polizia e l’esercito turco portano avanti una campagna di arresti e attacchi contro il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), un movimento armato che chiede maggiore autonomia per la minoranza curda che vive soprattutto nel sud-est del paese. Nell’ultima settimana più di trenta militari turchi sono stati uccisi nel corso di attacchi compiuti da curdi e altre decine di miliziani e civili curdi sono stati uccisi dalle forze armate turche.
Gli attacchi più gravi sono avvenuti nella parte sud-orientale della Turchia, dove i miliziani del PKK hanno attaccato il convoglio dell’esercito turco con esplosivi improvvisati piazzati ai lati delle strade. Tra il 6 e l’8 settembre più di 30 militari turchi sono stati uccisi. Nel frattempo l’aviazione turca continua a compiere attacchi aerei contro bersagli del PKK, soprattutto nelle basi che l’organizzazione ha creato nel nord dell’Iraq. Soltanto nella notte tra venerdì e sabato sono stati attaccati 64 bersagli diversi.
Pochi giorni fa l’Economist ha raccontato un altro particolare dell’escalation del conflitto. Gli scontri, prima relegati soltanto alle campagne e ai territori montuosi sotto il controllo del PKK, si stanno estendendo anche alle grandi città. Gruppi di giovani affiliati al PKK o alle altre organizzazioni filo-curde hanno iniziato a costruire barricate e altri ostacoli per bloccare l’accesso alle città e ai paesi a maggioranza curda nel sud-est della Turchia. Alcuni sindaci e amministratori locali hanno proclamato l’indipendenza dal governo centrale scatenando la reazione dei militari.
A Cizre – una di queste città proclamate “autonome” che si trova al confine con la Siria – i militari turchi sono entrati abbattendo le barricate costruite dai giovani attivisti e hanno proclamato un coprifuoco di due giorni. A Cizre si sono verificati gli scontri più violenti fino a questo momento. L’esercito turco sostiene di avere ucciso trenta miliziani, mentre i curdi sostengono che almeno venti delle persone uccise erano civili innocenti. Nel frattempo i curdi stanno moltiplicando gli attacchi anche lontano dai loro tradizionali centri di influenza, colpendo poliziotti e militari in agguati a sorpresa in tutto il paese.
Quello che preoccupa molti gli analisti e i moderati di entrambe le parti è che contemporaneamente a questi combattimenti gruppi di manifestanti ultra-nazionalisti turchi hanno iniziato ad attaccare in tutto il paese i negozi gestiti da curdi e le sedi dell’HDP. L’HDP è il partito curdo che alle elezioni dello scorso giugno ha ottenuto un risultato storico, diventando la terza forza nel parlamento turco e bloccando il tentativo del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di ottenere una maggioranza parlamentare abbastanza vasta da permettergli di modificare la Costituzione in senso presidenziale. Altri manifestanti hanno bloccato alcuni autobus diretti nelle zone curde del paese, rompendo le finestre e minacciando i passeggeri.
Gli scontri di queste settimane sono cominciati lo scorso 20 luglio, quando 32 attivisti curdi sono stati uccisi a Suruc, nel sud della Turchia, in un attentato suicida rivendicato dall’ISIS (o Stato Islamico). Il PKK ha accusato il governo turco di essere complice degli attentatori e ha compiuto diversi attacchi di rappresaglia nei quali ha ucciso tre poliziotti turchi. Per rispondere agli omicidi dei tre poliziotti, il governo turco ha iniziato gli attacchi aerei. Nei giorni successivi i miliziani curdi hanno risposto con altri attacchi alle basi militari turche e hanno detto di considerare terminata la tregua che era in vigore dal 2003 tra governo turco e PKK.
Il prossimo primo novembre in Turchia si terranno le elezioni anticipate. Secondo molti analisti una delle ragioni degli attacchi turchi di queste settimane è proprio quella di influenzare il voto delle prossime elezioni politiche. Lo scopo di Erdoğan sembra quello di concentrare attorno al suo partito, l’AKP (il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo), il consenso dei turchi nazionalisti e di dare di sé l’immagine dell’uomo forte, mentre contemporaneamente cerca di sottrarre consensi all’HDP che alle ultime elezioni ha ricevuto anche il voto di molti cittadini turchi. La Turchia ha iniziato gli attacchi contro il PKK nello stesso momento in cui annunciava l’intenzione di impegnarsi direttamente nella lotta contro l’ISIS. Fino ad ora, però, sembra che l’esercito turco abbia concentrato i suoi sforzi più contro i curdi che contro gli estremisti islamici in Siria.