Le economie a cui servono i migranti
Accoglierli non è solo un'offerta generosa, è anche una decisione utile, come dimostrano i casi di Germania e Svezia (e l'italia è nella stessa situazione)
La questione dell’accoglienza dei migranti che sempre più numerosi arrivano in Europa scappando dall’Africa e dal Medio Oriente viene spesso affrontata dal punto di vista etico: è giusto accogliere chi scappa da una guerra e garantire il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, si dice. Così, quando la Germania ha detto che avrebbe concesso asilo politico a tutti i profughi siriani che arriveranno nel suo territorio in molti hanno elogiato la decisione del governo tedesco, che si è contrapposta in modo netto alle politiche e alla retorica respingente di altri paesi come l’Ungheria o il Regno Unito. Molti commentatori hanno però spiegato come la scelta della Germania sia anche utile, oltre che generosa: accogliere i migranti può dimostrarsi una buona cosa dal punto di vista economico, soprattutto per paesi con una popolazione che invecchia e diminuisce e a cui presto potrebbe mancare la forza lavoro. Tra questi paesi c’è anche l’Italia.
La Germania, spiega il Washington Post, è una «bomba ad orologeria demografica»: ha 81 milioni di abitanti ma un tasso di natalità molto basso e un’età media in costante aumento. Se le cose continueranno così, dicono alcune stime, entro il 2060 la popolazione potrebbe ridursi di oltre 13 milioni di persone. Già ora gli effetti di questo cambiamento demografico stanno diventando evidenti: di recente in Germania hanno chiuso centinaia di scuole per mancanza di bambini e in diverse città non è raro imbattersi in quartieri ampiamente sottopopolati, con molte case vuote. In più negli ultimi anni l’economia della Germania è stata una delle più solide in Europa: al momento il tasso di disoccupazione è del 6,2 per cento, uno dei più bassi in Europa, e secondo l’agenzia federale del lavoro ci sono circa 37.000 posizioni lavorative disponibili e per cui non si trovano lavoratori.
Accogliere i migranti potrebbe essere sul lungo periodo una parziale soluzione e il governo tedesco sembra intenzionato a sfruttare l’occasione per “trasformare una crisi in qualcosa di diverso”. Parlando davanti al parlamento federale, Angela Merkel ha detto di credere che molte delle persone che vengono accolte in questi mesi diventeranno cittadini tedeschi, a condizione che imparino presto la lingua e trovino un lavoro. Merkel ha aggiunto che l’accoglienza dei migranti “porterà più opportunità che rischi”. Dal gennaio a luglio 2015 la Germania ha accolto circa 220.000 richieste di asilo, ed è probabile che entro la fine dell’anno verrà superato il record di 438.000 richieste di asilo accettate nel 1992.
Sul breve periodo, naturalmente, l’accoglienza di centinaia di migliaia di migranti sarà un costo per lo stato e per gli enti locali, tra corsi di lingue, spese di mantenimento e sussidi di diverso tipo. In molti sono però abbastanza fiduciosi nelle possibilità che verranno create dall’immigrazione: per esempio sono già stati avviati programmi per cercare di convincere i migranti a restare in Germania. Il Washington Post ha raccontato quello che sta succedendo a Goslar, cittadina nel centro-nord della Germania: qui dal 2002 al 2015 è stato registrato un calo della popolazione di circa 4.000 cittadini. L’amministrazione locale ha avviato diversi programmi rivolti ai richiedenti asilo per aiutarli a trovare un lavoro e a restare in città anche quando, ottenuto l’asilo, avranno la possibilità di spostarsi in una città più grande.
Oltre che per occupare i posti di lavoro vacanti nelle fabbriche tedesche e ai livelli più bassi di specializzazione, i profughi potranno portare professionalità già formate in Germania: molti di quelli che ricevono asilo arrivano dalla Siria, fino a pochi anni fa un paese “normale”: sono persone istruite, che sono andate a scuola e hanno fatto l’università. Tra loro ci sono architetti, medici e ingegneri, cittadini che non dovranno essere formati nelle loro professioni e che, una volta imparata la lingua, potranno svolgere lavori di alto livello, pagare le tasse, integrarsi e diventare una risorsa per la Germania.
Anche la Svezia, racconta Bloomberg, si trova in una situazione demografica per certi versi simile a quella della Germania, con una popolazione che invecchia e un numero di cittadini con età minore di 15 anni più basso della media europea. Oltre che con una serie di politiche per incentivare un aumento del tasso di natalità, la Svezia ha deciso di essere particolarmente accogliente verso i rifugiati che arrivano nel paese. Considerando quelli che arriveranno nei prossimi anni, è stato stimato un aumento della popolazione entro il 2030 di circa 1 milione e mezzo di persone. Come ha spiegato Knut Hallberg, un economista che lavora in un’importante banca svedese, sul lungo periodo l’arrivo dei migranti sarà positivo, “perché lavoreranno e pagheranno le tasse”.
Rendere il processo di integrazione efficiente non è semplicissimo: al momento il tasso di occupazione tra i migranti arrivati in Svezia è del 66 per cento, contro l’88 tra i cittadini svedesi. La ministra del Lavoro svedese Ylva Johansson ha detto che la Svezia dovrà migliorare il sistema di accoglienza e rendere più veloce l’integrazione dei nuovi arrivati, se vuole che i benefici legati all’immigrazione superino i costi. Giovedì 10 settembre il governo svedese ha presentato un piano per il lavoro e l’educazione per aiutare l’accoglienza dei rifugiati e rendere più facile il loro ingresso nel mercato del lavoro: in tutto, per questi programmi, è prevista una spesa di quasi 300 milioni di euro nel corso dei prossimi tre anni.
Guardando alla demografia l’Italia sembra un paese ancora più bisognoso della Svezia di accogliere nuovi cittadini. L’Italia è il secondo paese al mondo con la più alta percentuale di popolazione sopra i 65 anni di età: il 21 per cento, dietro soltanto al Giappone. L’età mediana degli italiani è la seconda più alta d’Europa, 44 anni contro i 46 della Germania e anche il tasso di natalità è in fondo alle statistiche europee: 1,49 figli per donna contro 1,6 della media europea. A differenza della Svezia, il tasso di occupazione degli stranieri è più alto di quello degli italiani: 61 per cento contro 59 per cento.