A Singapore ha vinto il Partito di Azione Popolare
Cioè quello fondato dallo storico primo ministro Lee Kuan Yew, morto in marzo: ha ottenuto 83 seggi su 89
Aggiornamento di sabato 12 settembre: il Partito di Azione Popolare ha vinto come da pronostico praticamente in tutte le circoscrizioni, ottenendo 83 seggi su 89. Il primo ministro continuerà ad essere Lee Hsien Loong, in carica dal 2004.
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Si sono tenute venerdì 11 settembre le elezioni politiche a Singapore, un piccolo e ricco stato asiatico di 5,3 milioni di abitanti che si trova nella punta meridionale della penisola malese. Le votazioni si sono chiuse alle 20 locali (le 14 italiane) e i risultati definitivi saranno diffusi sabato mattina (la notte italiana tra venerdì e sabato). Saranno assegnati tutti e 89 i seggi del parlamento, ciascuno dei quali è legato ai risultati di una circoscrizione locale. A Singapore il voto è obbligatorio: chi non si presenta ai seggi deve pagare una multa oppure presentare una specie di “giustificazione”. Ci si aspetta quindi un’affluenza altissima.
Alcuni giornalisti internazionali hanno definito le elezioni di oggi come “le più interessanti della storia del paese”: sono le prime che si tengono dopo la morte di Lee Kuan Yew – avvenuta il 23 marzo 2015 – storico ex primo ministro e considerato il “padre fondatore” di Singapore. Lee è ancora un personaggio molto popolare a Singapore: suo figlio Lee Hsien Loong è il primo ministro del paese dal 2004 e il Partito di Azione Popolare (PAP), un partito populista e socialista fondato da Lee padre, ha sempre vinto le elezioni politiche dalla nascita di Singapore ad oggi. Nel 2011 il PAP ha però ottenuto il peggior risultato della sua storia. Siccome nel paese i sondaggi elettorali sono illegali, non è troppo chiaro quali siano i livelli di consenso. La vittoria del PAP è comunque data per scontata da tutti gli analisti e i giornali internazionali.
Lee Kuan Yew è stato primo ministro di Singapore dal 1959 al 1990, e dalle sue dimissioni fino al 2011 ha ricoperto importanti ruoli di governo. Guidò praticamente Singapore sia nel processo di indipendenza dal Regno Unito sia attraverso una fusione e una successiva separazione con la vicina Malesia. Lee è ancora oggi amatissimo per aver trasformato il piccolo stato in un porto e un centro finanziario di importanza mondiale. Singapore è il paese più ricco del sud-est asiatico: ha un PIL paragonabile a quello di molti paesi europei e secondo i calcoli del Fondo Monetario Internazionale il terzo PIL pro capite al mondo. Lo stile di governo di Lee Kuan Yew era considerato da molti lungimirante, onesto ed efficiente, ma anche prepotente e paternalistico. I suoi critici lo accusavano anche di permettere detenzioni senza accuse né processi, di censurare la stampa, di tormentare gli oppositori politici e ignorare gli abusi della polizia. Oggi come allora il governo è accusato di scarsa trasparenza nei processi decisionali: nelle ultime elezioni, quelle del 2011, il PAP ha ottenuto 81 seggi su 87 complessivi, rendendo di fatto superflui i lavori parlamentari.
Altri temi importanti nella campagna elettorale sono stati la gestione dell’immigrazione, che secondo molti abitanti di Singapore negli ultimi anni è stata eccessiva, il cattivo funzionamento dei mezzi pubblici e un’economia che di recente stenta un po’: nel secondo trimestre del 2015 l’economia nazionale si è contratta del 4,6 per cento rispetto al primo trimestre dell’anno, e l’agenzia finanziaria DBS ha previsto che nel 2015 il PIL crescerà “solo” dell’1,8 per cento rispetto al 2-2,5 per cento delle stime ufficiali.
Contro il PAP, inoltre, gioca il fatto che i nove partiti di opposizione siano riusciti per la prima volta nella storia a presentarsi in tutti i seggi delle elezioni: negli anni scorsi, a causa dell’enorme popolarità del PAP, in alcuni seggi non veniva opposto alcun candidato. Il fenomeno era noto come walkover, “passeggiata”, “vittoria facile”. E siccome gli elettori dei seggi in cui c’era solo il candidato del PAP non andavano nemmeno a votare, per molti elettori adulti sarà anche la prima volta in cui riusciranno ad esprimere il proprio voto.
Il numero di seggi andati automaticamente al PAP negli anni, in un grafico di Quartz
Il più grosso partito di opposizione è il Partito dei Lavoratori, che alle scorse elezioni ha ottenuto 6 seggi e che alle elezioni di oggi ha presentato 28 candidati. Il Partito dei Lavoratori, di ispirazione socialista come il PAP, propone di imporre un limite ai lavoratori stranieri e di nazionalizzare le aziende che si occupano di trasporto pubblico, ma non è davvero chiaro quali potranno essere le sue reali ambizioni.