I nuovi scontri fra Turchia e PKK
Decine di soldati turchi sono stati uccisi in due attacchi separati: l'esercito turco ha accusato il partito dei curdi e ha risposto con una serie di attacchi aerei e via terra
Aggiornamento delle 22.40: la sede di Ankara del partito filo curdo HDP è stata attaccata da un gruppo di nazionalisti turchi. Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha lanciato un appello alla calma.
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La mattina di martedì 8 settembre 14 soldati dell’esercito turco sono stati uccisi da una bomba mentre viaggiavano su un mini-bus diretto al confine tra Turchia e Armenia: il governo ritiene che l’attacco sia stato condotto da un gruppo di miliziani curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un partito curdo che per decenni ha combattuto per creare uno stato autonomo per i curdi e che è stato dichiarato fuorilegge in Turchia. In risposta all’attacco di questa mattina, scrive lo Spiegel, la Turchia ha invaso con due battaglioni di forze speciali dell’esercito la zona settentrionale dell’Iraq più vicina al confine turco, il cosiddetto Kurdistan iracheno, dove si trovano le principali basi dei miliziani del PKK e dove da giorni l’esercito turco sta conducendo operazioni aeree contro obbiettivi militari filo-curdi. Gli scontri fra l’esercito turco e il PKK vanno avanti da circa vent’anni, ma si sono intensificati nelle ultime settimane dopo che nel luglio 2015 è scaduto un armistizio iniziato due anni prima.
L’attacco di questa mattina segue di pochi giorni un altro attacco durante il quale domenica 6 settembre 16 soldati turchi sono stati uccisi vicino al confine con l’Iraq. In seguito all’attacco di domenica, la Turchia aveva risposto lunedì con una serie di attacchi aerei che hanno colpito le basi del PKK ed alcuni magazzini di prodotti alimentari uccidendo diverse decine di miliziani curdi. Secondo l’esercito turco, da quando sono ripresi gli scontri con il PKK sono morti circa 100 soldati dell’esercito turco e 2000 miliziani curdi. Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha detto che gli attacchi contro il PKK continueranno fino a quando «i terroristi non saranno cacciati dalle montagne» e fino a quando i miliziani curdi non si arrenderanno, ritirandosi dal territorio turco e consegnando le armi.
Il PKK combatte da decenni per ottenere l’indipendenza dei circa 20 milioni di curdi che abitano in Turchia, prevalentemente nella regione montagnosa del sud-est del paese. Dal 1984 circa i miliziani del PKK – che sono considerati dei terroristi sia dall’Unione europea che dagli Stati Uniti – si scontrano con i soldati turchi in un conflitto fatto di piccoli attacchi da parte del PKK (il peggiore, nel 1993 ha causato la morte di 33 soldati turchi), rappresaglie da parte dell’esercito turco, arresti e rapimenti di breve durata. Nel 2013, dopo anni di combattimenti, il PKK e il governo turco hanno firmato un armistizio e hanno provato a intraprendere un percorso di pace che si è concluso con scarsi risultati e ha lasciato il posto ai nuovi scontri delle ultime settimane.
Il peggioramento delle relazioni tra le autorità turche e la minoranza curda si è verificato dopo le elezioni dello scorso giugno, in cui il partito del presidente turco Erdogan ha perso per la prima volta in 13 anni la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento e in seguito alla quale sono stati eletti per la prima volta alcuni deputati dell’HDP, il Partito Democratico dei Popoli, esplicitamente filo-curdo. La fragile vittoria del partito di Erdogan ha di fatto contribuito a una situazione di instabilità politica e sociale in tutta la Turchia e ha coinciso con la decisione del governo turco di intervenire nella guerra contro l’ISIS, cosa che ha reso la situazione del paese ancora più complicata e confusa di quanto lo fosse prima e ha aumentato la tensione tra il governo turco e i curdi. L’esercito turco, infatti, ha iniziato ad attaccare l’ISIS e anche i curdi siriani che combattevano contro l’ISIS, che sono alleati storici del PKK, e postazioni del PKK stesso, il governo turco considera dei terroristi al pari dell’ISIS e avversari nella stessa guerra la terrorismo.
Nelle ultime settimane, infine, da quando il PKK ha ripreso gli attacchi contro l’esercito turco, ha acquistato nuovo vigore per contrasto anche il movimento nazionalistico turco, che da sempre si oppone all’indipendenza del Kurdistan, e che ha prodotto diversi attacchi contro le minoranze curde che vivono e lavorano in diverse zone della Turchia e contro le sedi dell’HDP e di altre organizzazioni di sinistra. I media turchi hanno scritto di attacchi nei pressi della città di Mersin contro alcuni autobus di civili diretti verso le zone curde della Turchia e di un tentativo di linciaggio verso alcuni lavoratori stagionali curdi accusati di simpatizzare per il PKK da parte di una folla di circa 2.000 persone.