Com’è fare il parlamentare?

L'onorevole Stefano Quintarelli ne racconta un po' di cose pratiche, da cosa succede in aula quando si vota a cosa succede fuori dall'aula quando si parla di Uber

(ANSA/GIORGIO ONORATI)
(ANSA/GIORGIO ONORATI)

Stefano Quintarelli, deputato alla prima legislatura eletto con il partito Scelta Civica, ha raccontato di recente sul sito “Le macchine volanti” (un progetto dell’azienda Telecom) alcuni dettagli e aneddoti concreti e pratici della vita e del lavoro del deputato, col titolo di “Diario di un parlamentare digitale”: citando soprattutto lo scontro avuto con alcuni contestatori sulle questioni che riguardano il servizio di autonoleggio “Uber”. Quintarelli (che è un blogger del Post) è un grande esperto sui temi dell’innovazione e del digitale, avendo lavorato per molti anni con diverse iniziative imprenditoriali e tecnologiche in questi campi.

Il voto elettronico avviene pigiando dei pulsanti nascosti in una fossetta sul seggio di ogni parlamentare. Una luce differente si accende a seconda del pulsante premuto. Verde se voti a favore, rosso se voti contro, bianco se ti astieni. Bianco rosso e verde. In caso di voto segreto, la luce indica solo se si è votato o meno ed il colore è blu.
La pulsantiera si abilita introducendo la propria smartcard in un lettore ed appoggiando un polpastrello su un altro lettore di impronte che verifica la corrispondenza con quanto memorizzato nella smartcard. Alcuni colleghi più esperti o smaliziati di me hanno rifiutato di depositare la propria impronta digitale, ma sono una sparuta minoranza.
Ciascuna votazione dura da alcune decine di secondi a qualche minuto: la mano andrebbe tenuta dentro la fossetta dei pulsanti fino a quando il presidente non dichiara chiusa la votazione. Dato che la quasi totalità dei voti è contraria, risulta molto più comodo tenere premuto il pulsante rosso con una pallina di carta. Oppure con una di quelle palline di gomma per far giocare i gatti

(continua a leggere su Le macchine volanti)