“Per la gioia dei fotografi”
Meno male che c'è Ralph Fiennes, in questi noiosi pomeriggi veneziani
Il Festival del Cinema a Venezia è un momento divertente dell’anno non solo per chi ci va, ma anche per chi guarda le fotografie dei divi a casa o sulla metropolitana, e per chi – in mezzo – le sceglie dalle agenzie fotografiche per pubblicarle e farle vedere a casa o sulla metropolitana. Altri intermediari fondamentali, i fotografi, un po’ si divertono e un po’ gli sembra di fare sempre le stesse cose, affollarsi nei soliti posti, gridare il nome di attori mai conosciuti perché si girino dalla tua parte, chiedere meglio come si chiama quella che era nella foto col tal regista, per indicarlo nelle didascalie, e così via.
E soprattutto, quanto sono noiose quelle sessioni di foto del pomeriggio, i “photo call”, con attori e registi sempre sullo sfondo dei soliti banalissimi e tristi fondali col logo del festival o di qualche sponsor? Foto brutte, personaggi in posa, luci piatte, una specie di album di figurine che nessun photo editor è contento di ricevere.
Per queste ragioni, quando almeno arriva uno come Ralph Fiennes, che non solo non lo devi far girare dalla tua parte, e non solo si sforza di fare un paio di smorfie come certi suoi colleghi, ma si applica a fare sufficientemente lo scemo per una serie di pose assurde, beh, tra ventiquattr’ore avremo dimenticate anche queste: però lo prendiamo come una gentilezza e una generosità, noi tutti lettori, photo editor e fotografi. E al diavolo i fondali.