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  • Sabato 5 settembre 2015

La confusa situazione in Tagikistan

Il governo ha accusato l'ex viceministro della difesa di aver guidato degli attacchi terroristici islamisti: sono morte diverse decine di persone e si temono altri scontri

Emomalii Rahmon, presidente del Tagikistan (Sean Gallup/Getty Images)
Emomalii Rahmon, presidente del Tagikistan (Sean Gallup/Getty Images)

Negli ultimi due giorni è in corso una situazione piuttosto confusa in Tagikistan, un paese molto povero di otto milioni di abitanti che si trova nell’Asia Centrale, vicino all’Afghanistan. Venerdì 4 settembre ci sono stati due diversi attacchi da parte di un unico gruppo armato di ribelli a due uffici governativi del Tagikistan, a cui hanno fatto seguito diversi arresti e uccisioni da parte delle stesse autorità tagike.

Il governo ha accusato degli attacchi Abduhalim Nazarzoda, che fino a pochi giorni fa era il viceministro della Difesa: Nazarzoda è stato anche accusato dal governo di essersi associato a uno storico partito islamista che alle ultime elezioni è rimasto sorprendentemente fuori dal parlamento (il partito, però, ha negato che Nazarzoda sia un suo membro). Dopo gli attacchi – sempre secondo il governo tagiko – Nazarzoda è fuggito e insieme a 7-8 ribelli si sta nascondendo vicino a Ramit, circa 150 chilometri a est di Dushanbe. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno chiuso la loro ambasciata in Tagikistan dicendo che “sebbene il significato dei recenti eventi non sia ancora chiaro, potrebbero rappresentare l’inizio di altre violenze”.

Sono stati colpiti l’ufficio centrale del ministero della Difesa a Dushanbe, la capitale del paese, e un ufficio del ministero degli Interni che si trova Vahdat, una località non molto distante da Dushanbe. Secondo quanto comunicato dal ministero degli Interni del Tagikistan sono morti quattro dipendenti dell’ufficio di Dushanbe e quattro di quello a Vahdat, oltre a un numero imprecisato di altre persone che facevano parte del gruppo armato (AFP ha scritto che i “militanti” morti sono 9). Sabato 5 settembre il governo tagiko ha comunicato di aver reagito ai due attacchi arrestando 32 ribelli e uccidendone 13.

https://twitter.com/ChristianBleuer/status/639777537506193408

Secondo il governo tagiko, Nazarzoda e i ribelli da lui guidati fanno parte del Partito della Rinascita Islamica (IRPT), un partito islamico che alcuni giorni fa il governo del Tagiskistan aveva deciso di rendere illegale, usando come motivazione lo scarso seguito che riscuoteva tra i cittadini. Il Partito della Rinascita Islamica ha però negato che Nazarzoda sia un suo membro. Nazarzoda ha 51 anni, aveva lavorato nel ministero della Difesa dal 1999 ed era viceministro dal gennaio 2015.

Il Tagikistan è una ex repubblica sovietica molto povera, prevalentemente montuosa e con pochissimi terreni coltivabili. In seguito all’indipendenza dall’Unione Sovietica, a partire dal 1992 nel paese c’è stata una lunga guerra civile, conclusa nel 1997. Una delle principali contrapposizioni durante la guerra civile è stata quella tra i comunisti e gli islamisti. Da vent’anni il Tagikistan è però governato da Emomali Rahmon, ex leader del partito comunista locale che riuscì a porre fine alla guerra civile accordandosi con l’opposizione musulmana. Durante la guerra civile Nazarzoda aveva fatto parte del gruppo d’opposizione che si batteva contro Rahmon e nel 1997 era passato dalla parte di Rahmon a seguito degli accordi tra islamisti e comunisti.

Secondo gli osservatori internazionali negli anni Rahmon ha progressivamente accentrato su di sé il potere ed ha instaurato una dittatura. Gli osservatori dell’OSCE (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) hanno detto che durante le ultime elezioni – tenute il primo marzo 2015 – circa metà dei voti erano da considerarsi non validi. In quelle elezioni Rahmon ha vinto senza molte sorprese: per la prima volta dalla fine della guerra civile, però, il Partito della Rinascita Islamica non è riuscito ad ottenere nemmeno un seggio in Parlamento.

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Negli ultimi mesi il governo di Rahmon ha sfruttato l’assenza dei membri del Partito della Rinascita Islamica dal Parlamento per rendere il partito illegale e per accentuare la componente “anti-islamica” del Tagikistan: agli uomini è stato vietato di portare lunghe barbe e alle donne di indossare veli. Secondo alcuni commentatori gli attacchi del 4 settembre sono avvenuti proprio come conseguenza del pestaggio di uno studente musulmano di 23 anni (sembra proprio a causa della sua barba) da parte della polizia tagika. Lo studente è morto la notte successiva.

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La situazione in Tagikistan è però ancora mutevole e poco chiara. Fra le altre cose, nel pomeriggio di sabato 5 settembre è arrivata a Dushanbe la nazionale maschile di calcio dell’Australia, che martedì 8 settembre dovrà giocare contro il Tagikistan una partita di qualificazione ai Mondiali di calcio del 2018.