Il funerale del bambino Alan Kurdi
Si è tenuto ieri a Kobane, in Siria: Adriano Sofri ne ha scritto su Repubblica
In un articolo su Repubblica Adriano Sofri scrive da Erbil, nel Kurdistan iracheno, dei funerali della famiglia di Alan Kurdi, il bambino siriano morto nel naufragio della barca con cui lui e i suoi parenti cercavano di raggiungere la Grecia e la cui fotografia ha impressionato in tutto il mondo nei giorni passati.
A Kobane i volontari hanno appena finito di scavare le fosse, restano appoggiati alle pale sui mucchi di terra sassosa, fra poco bisognerà ricolmarle. C’è una folla, non numerosa, soprattutto di uomini. Le donne non partecipano alla sepoltura nei funerali musulmani tradizionali, qui ce ne sono alcune, giovani per lo più, anche alcune bambine in lacrime, benché non si debba. Le salme sono tolte dalle bare servite al trasporto, andranno nella terra avvolte nel lenzuolo bianco. Il viso di Alan (le autorità turche avevano dato in un primo tempo il nome Aylan, poi la zia ha corretto, ndr) riaffiora un’ultima volta, sciolto dal lenzuolo, perché suo padre vuole baciarlo. Poi il lenzuolo si riannoda come un nastro sulla sua testa. Le fosse sono larghe e profonde abbastanza perché il padre e lo zio e gli uomini che li aiutano ci scendano dentro a deporre i corpi. Corpi leggeri.
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