Le indagini per identificare le 71 persone morte dentro un camion in Austria
La polizia ci lavora intensamente da giorni, ma per ora senza risultati
Lo scorso 27 agosto 71 persone – 59 uomini, 8 donne, e 4 bambini – sono state trovate morte dentro al cassone di un camion parcheggiato in un’autostrada nel Burgenland, circa 50 chilometri a sud di Vienna, nei pressi della città di Pandorf, vicino al confine tra Austria e Ungheria. Da quel momento gli investigatori e i medici legali tentano di identificare i 71 cadaveri, ma è un lavoro faticoso e difficile. Al momento nessun cadavere è stato identificato e l’ispettore capo della polizia austriaca, Kepic Erwin, ha detto che è probabile che alcuni non lo saranno mai.
I cadaveri sono stati trovati già in stato di decomposizione, e non è chiaro quanto tempo siano rimasti nel camion. La giornata particolarmente calda e il fatto che il camion fosse stato lasciato al sole ha probabilmente accelerato il processo di decomposizione dei corpi. Le condizioni dei cadaveri sono tali da rendere impossibile prendere loro le impronte digitali e la maggior parte dei loro documenti è illeggibile. Un funzionario del governo austriaco, scrive il Wall Street Journal, ha detto che i documenti di viaggio trovati sul camion suggeriscono che almeno una parte delle vittime venga dalla Siria. Sulle cause della morte, per ora la polizia austriaca si limita a dire che è probabile che le persone siano morte per asfissia.
La squadra di investigatori e medici che se ne sta occupando lavora 16 ore al giorno. La maggior parte degli esperti sono persone che nel 2004 hanno lavorato nell’identificazione delle vittime dello tsunami che colpì le coste thailandesi e indonesiane. Le indagini sono condotte anche a Vienna e Eisenstadt. I 71 corpi sono stati portati prima in ex una clinica veterinaria, a Nickelsdorf, vicino al luogo dove è stato trovato il camion, svestiti; poi sono stati mandati a Vienna nel weekend per gli esami della polizia scientifica. A Vienna i medici legali stanno raccogliendo impronte dentali, DNA e segni particolari come cicatrici, impianti o tatuaggi: tutte le informazioni vengono inserite in un software utilizzato anche dall’Interpol, un’organizzazione internazionale che facilita la cooperazione di polizia e il contrasto al crimine internazionale.
I vestiti e gli altri oggetti che le vittime avevano con sé sono invece rimasti a Nickelsdorf. I documenti ripuliti e i dispositivi elettronici, come cellulari e penne USB, sono analizzati alla stazione di polizia regionale di Eisenstadt. Un’ulteriore difficoltà è data dal fatto che la polizia teme che chiamando i numeri siriani trovati sui cellulari si possa esporre a rischi le persone che si trovano ancora in Siria. Per questo motivo gli investigatori si concentrano su numeri di telefono europei che possano dare indizi sulla destinazione finale dei migranti.
Intanto è stata creata una linea telefonica e un indirizzo email per raccogliere segnalazioni: gli investigatori hanno ricevuto più di 200 descrizioni di persone scomparse, ma si tratta di un numero basso, probabilmente perché i parenti dei 71 morti sono bloccati in zone di guerra e tagliati fuori dalle comunicazioni. Famiglie preoccupate e amici arrivano ogni giorno alle stazioni di polizia tenendo in mano le foto dei loro cari e donando agli investigatori campioni di DNA. Lunedì 31 agosto un uomo è arrivato da Hannover, in Germania, lontana 800 km, perché temeva che suo fratello potesse essere sul camion.
Erwin, l’ispettore capo della polizia austriaca, spera che il suo team finisca le indagini entro venerdì, mentre l’analisi sugli oggetti recuperati continuerà nel weekend. Ha anche detto che si tratta del lavoro mentalmente e fisicamente più impegnativo che lui e la sua squadra abbiano mai fatto, e infatti tutte le sere uno psicologo arriva per parlare con i membri del team e aiutarli a gestire il lavoro.
In questi giorni in Austria sono arrivati migliaia di migranti: molti però la considerano solo una tappa per proseguire poi verso la Germania. La scorsa settimana la polizia austriaca ha iniziato alcuni controlli a campione lungo le strade di confine con l’Ungheria, alla ricerca di eventuali mezzi che trasportino di nascosto migranti. La notte del primo settembre ha salvato 24 adolescenti afghani chiusi in un piccolo furgone: le due finestre del veicolo erano oscurate e sigillate e il portellone posteriore sbarrato dall’esterno. L’autista, un uomo rumeno di 30 anni, ha provato a scappare ed è stato arrestato.