La funzionaria del Kentucky che non permette alle coppie gay di sposarsi è stata incarcerata
Un giudice ha spiegato che gli impiegati dello Stato non possono decidere quali leggi applicare e quali no
Un’impiegata pubblica del Kentucky, Stati Uniti, che si era rifiutata di rilasciare le licenze di matrimonio ad alcune coppie omosessuali dicendo di agire “sotto l’autorità di Dio” è stata arrestata e incarcerata giovedì, per non avere rispettato la sentenza di un tribunale federale con l’ordine di concedere quel tipo di licenze.
La vicenda della funzionaria – che si chiama Kim Davis, ha 49 anni e vive nella contea di Rowan –era stata molto discussa dai media statunitensi e internazionali. Prima di essere incarcerata, a Davis è stata data l’opportunità di ripensarci e autorizzare personalmente il rilascio delle licenze di matrimonio, ma si è rifiutata di farlo. La decisione è stata assunta non tanto nel merito dei matrimoni gay o per riaffermare un principio, ma semplicemente perché un dipendente pubblico non si può rifiutare di applicare le leggi federali del governo per cui lavora.
Davis si oppone da tempo al matrimonio tra persone dello stesso sesso giustificando la sua contrarietà con motivi religiosi. Nel tempo ha presentato iniziative legali sia presso un tribunale federale sia davanti alla Corte Suprema, chiedendo che le sia riconosciuta un’autorizzazione per fare ricorso a una sorta di obiezione di coscienza. A fine agosto la sua richiesta è stata comunque respinta dalla Corte Suprema, ma questo non ha fatto cambiare a Davis atteggiamento sul posto di lavoro nei confronti delle coppie gay che si presentavano per ottenere una licenza di matrimonio.
Il primo settembre era circolato molto online un video, ripreso all’interno dell’ufficio di Davis, in cui l’impiegata si confrontava con alcune persone che cercavano di farsi rilasciare la licenza. Lo stesso giorno Davis si era chiusa nel suo ufficio con porta chiusa e persiane abbassate rifiutando contatti con il pubblico. Era poi intervenuta la polizia e in seguito quattro coppie – due gay e due etero – avevano fatto causa all’impiegata con la prima udienza in programma per ieri, giovedì 3 settembre.
Il giudice David L. Bunning che si è occupato del caso ha motivato il provvedimento nei confronti di Davis spiegando che “il tribunale non può accettare che qualcuno non rispetti le sue sentenze: se si desse la possibilità alle persone di scegliere quali ordini seguire, ci potrebbero essere potenzialmente dei problemi”. Il giudice ha ottenuto l’impegno da parte dei vice di Davis in ufficio circa il rilascio delle licenze di matrimonio senza ulteriori discriminazioni.
Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha detto che “ogni funzionario pubblico nella nostra democrazia deve rispettare la legge: nessuno è al di sopra delle legge e questo principio si applica al presidente degli Stati Uniti come all’impiegata della contea di Rowan”. Diverse organizzazioni che si battono per l’uguaglianza dei diritti della comunità LGBT hanno espresso soddisfazione per la decisione del giudice, ma al tempo stesso temono che la vicenda possa essere strumentalizzata da chi è contrario al matrimoni gay e sostiene che ordinanze di questo tipo mettano a rischio la “libertà di religione”.
Lo scorso giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha reso incostituzionali le leggi statali che vietavano il matrimonio gay, rendendolo di fatto legale in tutto il paese. La decisione è stata presa con cinque giudici favorevoli e quattro contrari ed è stato stabilito che in base al Quattordicesimo emendamento della Costituzione americana – quello sull’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge – gli stati debbano permettere a tutti i cittadini di sposarsi con chi desiderano e riconoscere i matrimoni gay celebrati fuori dai loro confini. Alcuni stati che fino a poco prima proibivano il matrimonio omosessuale avevano iniziato ad avviare le pratiche per celebrarne i primi, compreso il Kentucky.