Perché si riparla di unioni civili
La commissione Giustizia del Senato ha approvato un emendamento che le separa giuridicamente – e lessicalmente – dal matrimonio: la legge potrebbe essere discussa a ottobre
Negli ultimi giorni si è tornati a parlare del disegno di legge sulle unioni civili, proposto dal Partito Democratico e ancora in discussione alla commissione Giustizia del Senato. La legge, che è stata descritta come una sintesi di 9 disegni di legge precedenti e ha come relatrice Monica Cirinnà del PD, è da mesi bloccata in commissione a causa di due motivi: il duro ostruzionismo di Nuovo Centro Destra e le resistenze dell’area cattolica del PD. Il secondo di questi due problemi sembra però essere stato risolto: mercoledì 2 settembre è infatti stato approvato un emendamento che riformula parzialmente l’articolo 1 del disegno di legge, separando nettamente nella formulazione le “nuove” unioni dal matrimonio, secondo le richieste di diversi cattolici del PD accolte già a luglio da Cirinnà.
La nuova formulazione definisce l’unione civile come una «formazione sociale specifica», richiamando un’espressione utilizzata nell’articolo 2 della Costituzione, quello che sancisce i diritti inviolabili dell’uomo. In questo modo, secondo il PD, ci saranno meno rischi che la legge venga dichiarata incostituzionale in riferimento all’articolo 29 della Costituzione – quello che cioè regola il matrimonio – a cui nelle versioni precedenti della legge Cirinnà c’erano diversi impliciti rimandi. Non ci sono cambiamenti relativamente ai diritti e ai doveri previsti dalla legge, che sono gli stessi del matrimonio escluse le adozioni.
Nello stesso giorno dell’approvazione dell’emendamento al disegno di legge Cirinnà, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha twittato che la legge sulle unioni civili «è una questione di civiltà» e sarà discussa in Senato dopo le riforme costituzionali. Monica Cirinnà, più precisamente, ha detto che a suo dire la legge inizierà la discussione in Senato «entro il 15 ottobre».
La legge sulle unioni civili è una questione di civiltà. Andra in Senato dopo la riforma della costituzione e prima del bilancio #rtl1025
— Matteo Renzi (@matteorenzi) September 2, 2015
Di una legge sulle unioni civili si parla da anni: l’Italia è rimasto l’unico paese del blocco centro-occidentale dell’Europa e non prevedere alcun riconoscimento per le coppie omosessuali. Il testo del disegno di legge Cirinnà, presentato nel marzo del 2015 dal PD, è composto da 19 articoli riuniti in due titoli. Il primo si occupa di unioni civili, il secondo disciplina la convivenza. Nel disegno di legge sono riconosciuti alla coppia che contrae un’unione civile i diritti di assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d’affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate: in pratica, si tratta di un’equiparazione quasi totale dei diritti legati al matrimonio. Dal disegno di legge rimangono escluse le adozioni ma si prevede l’estensione della cosiddetta Stepchild Adoption, cioè l’adozione del bambino che è già riconosciuto come figlio di uno solo dei due partner.
La legge ha da subito incontrato grandissime resistenze da parte di movimenti cattolici di destra e di alcuni esponenti di Nuovo Centro Destra, il partito di minoranza al governo. Negli scorsi mesi sono stati presentati in commissione circa 4.200 emendamenti al disegno di legge, 2.778 solo dal Nuovo Centro Destra (e 282 dal solo senatore di NCD Carlo Giovanardi), rallentando di fatto moltissimo i lavori. Alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, il 2 settembre, ne erano rimasti “solamente” circa 1.500. Cirinnà ha detto che quel giorno ne sono stati esaminati circa 150.
Un altro grosso ostacolo alla sua approvazione è rappresentato dall’area cattolica del PD: secondo Repubblica, già a marzo 35 senatori del PD avevano richiesto “pesanti cambiamenti alla legge”, criticandola in maniera dura anche pubblicamente. All’inizio di luglio quattro senatori del PD, Emma Fattorini, Stefano Lepri, Giuseppe Cucca e Giorgio Pagliari, avevano presentato un subemendamento a un emendamento proposto dalla stessa Cirinnà che separava nettamente le unioni civili dal matrimonio: la relatrice Monica Cirinnà aveva accolto il subemendamento, che definiva le unioni civili come un “istituto giuridico originario”, dicendosi disposta a includerlo nel testo base. Ancora nella seduta del 4 agosto, però, Cirinnà si era detta dubbiosa della definizione proposta dai quattro senatori, e aveva avanzato la proposta di legarlo esplicitamente agli articoli 2 e 3 della Costituzione: di qui, l’utilizzo in un nuovo subemendamento dell’espressione «formazione sociale» – citato proprio dall’articolo 2 della Costituzione – e l’approvazione definitiva dell’emendamento proposto da Cirinnà nella forma in cui è stato modificato.
La commissione riprenderà i lavori martedì 8 settembre e li proseguirà anche il giorno successivo. Secondo il Sole 24 Ore è possibile che mercoledì 9 i lavori proseguano anche di notte: per giovedì 10, infatti, è prevista la riunione dei capigruppo del Senato e in caso di approvazione definitiva della Commissione Giustizia il disegno di legge potrebbe già essere calendarizzato per la discussione in aula. Una volta arrivato al Senato, il percorso del disegno di legge Cirinnà dovrebbe essere più agevole: con tutta probabilità sarà infatti votato anche dai principali partiti di opposizione, cioè SEL e Movimento 5 Stelle.