Come va eBay
Il famoso sito per le aste online fu fondato oggi 20 anni fa: i media non ne parlano più tantissimo, ma i suoi affari vanno molto bene
Il 3 settembre del 1995 un informatico iraniano naturalizzato statunitense – Pierre Omidyar – fondò un servizio online che, dopo una serie di evoluzioni, sarebbe diventato eBay: oggi uno dei più grandi siti di aste al mondo per la vendita di qualsiasi cosa. La società nei suoi primi anni ebbe un enorme successo, sia in termini di popolarità sia economici, complice la cosiddetta “bolla delle dot-com”, la bolla speculativa che nella seconda metà degli anni Novanta portò molte aziende di Internet ad avere quotazioni esorbitanti. Quando la bolla scoppiò molte società fallirono ma non eBay, che riuscì a sostenere l’impatto della fine della speculazione e consolidare ulteriormente le sue attività.
Come nacque eBay
Omidyar voleva creare un servizio che permettesse di organizzare aste online per la vendita di particolari oggetti. La prima versione di eBay si chiamava Auction Web (“auction” in inglese vuol dire asta) ed era semplicemente una sottosezione del sito personale di Omidyar. Le possibilità offerte dal servizio, per quanto basilari, erano inedite per l’epoca. Grazie al passaparola online, l’interesse intorno al progetto crebbe notevolmente: a un certo punto il fornitore dello spazio online contattò Omidyar dicendogli che avrebbe dovuto passare a un contratto più costoso per mantenerlo, considerato il volume di traffico. Per compensare l’aumento dei costi per gestire il suo sito, Omidyar introdusse una commissione per chi utilizzava il suo servizio, idea che ancora oggi è alla base del sistema usato da eBay per mettere in contatto venditori e acquirenti, e per gestire le loro transazioni economiche.
In meno di tre anni le vendite su eBay crebbero a ritmi impressionanti: si passò dalle poche migliaia di aste del 1995 alle 250mila del 1996 agli oltre 2 milioni di aste effettuate nel solo mese di gennaio del 1997. Il sito era formalmente registrato presso l’Echo Bay Technology Group, la società di consulenza di Omidyar: quando si trattò di registrare il nome del sito e di separarlo dal resto delle sue attività, il suo fondatore pensò al dominio echobay.com, che però era già preso. Di conseguenza ripiegò su ebay.com. Il successo delle aste online spinse diverse società di investimenti a offrire fondi a eBay per continuare il suo sviluppo e tutto andò avanti molto velocemente, se confrontato con le cautele che vengono applicate adesso da buona parte delle startup negli Stati Uniti. Ad appena tre anni dalla sua fondazione, eBay si quotò in borsa: la base per la prima vendita delle azioni erano 18 dollari, a fine giornata il valore arrivò a oltre 53 dollari.
Il sito di eBay nel 1999
PayPal e Skype
Considerato il successo delle aste, cui aveva intanto affiancato altri servizi per la vendita diretta di prodotti tramite inserzioni, eBay iniziò a valutare l’acquisizione di aziende che potessero semplificare ulteriormente le procedure di acquisto tramite il suo sito e puntò le sue attenzioni su PayPal, la società cofondata da Elon Musk (il miliardario di Tesla e SpaceX, oggi) e specializzata nei trasferimenti di denaro online. Nel 2002 eBay la acquisì per 1,5 miliardi di dollari e grazie alla sua integrazione nel sito semplificò notevolmente la vita a venditori e compratori del sito. A luglio di quest’anno PayPal è stata separata del resto delle attività di eBay e ora è un’azienda autonoma.
Nella sua storia eBay ha effettuato diverse altre acquisizioni, spesso con l’obiettivo di differenziare le proprie attività anche in settori molto distanti da quelli delle vendite online. Nel 2005 ha acquisito il software Skype, per chattare ed effettuare chiamate tramite Internet, lavorando negli anni seguenti a diffonderlo notevolmente in giro per il mondo. Nel maggio del 2011 ha ceduto la maggioranza delle quote a Microsoft, con una vendita stimata intorno ai 2,75 miliardi di dollari.
Come se la cava eBay oggi
Oggi eBay gestisce aste e vendite di prodotti in circa 25 paesi in giro per il mondo, Italia compresa. Se ne parla meno, non è più una cosa “nuova”, ma gli affari per l’azienda vanno ancora bene, cosa che non è sempre così scontata per le aziende di Internet particolarmente longeve. Lo scorso luglio eBay ha annunciato ricavi pari a 4,68 miliardi di dollari, superiori alle stime fatte dai principali azionisti. Gli utili sono stati pari a 931 milioni di dollari. Anche se se ne parla meno, soprattutto sui media, eBay continua a essere molto utilizzato per gli acquisti online e riesce a fare concorrenza ad altri servizi nati per l’e-commerce e senza le aste, come Amazon. Negli anni ha differenziato molto i suoi sistemi per la vendita, offrendo la possibilità di comprare oggetti al primo colpo, senza il meccanismo delle offerte e dei rilanci. Il sito è anche usato da centinaia di migliaia di negozianti, che lo utilizzano per fare conoscere i loro prodotti e per venderli online: in cambio di una commissione ottengono l’assistenza tecnica necessaria per mettere in piedi il loro negozio virtuale, la gestione dei dati personali dei clienti e soprattutto delle transazioni, di solito i principali ostacoli per chi decide di farsi un sito di e-commerce da sé.
Ci sono delle regole
Per evitare vendite di prodotti pericolosi o che in alcuni paesi possono essere offensivi, eBay ha adottato regole di vario tipo su ciò che non si può mettere in vendita. In diverse versioni locali del sito in Europa, per esempio, sono vietate le vendite di oggetti con simboli del nazismo. Tra le cose che non si possono vendere su eBay ci sono: l’anima (ehm, lo dice il regolamento del sito), i fantasmi (idem), sex toy usati, prestazioni sessuali, servizi per farsi predire il futuro, parti umane (se non per scopi scientifici e di studio), armi, farmaci, alcol e tabacchi (con qualche eccezione legata al collezionismo).
Il sito di eBay oggi
Critiche e problemi
Negli anni eBay ha avuto comunque qualche problema, dovuto principalmente a casi di truffe e imbrogli portati avanti da alcuni suoi utenti. Controllare tutto e tutti è praticamente impossibile, ma secondo la società i casi di frodi confermate sono trascurabili rispetto al volume di vendite, circa lo 0,1 per cento. Il fenomeno è tenuto sotto controllo grazie al sistema dei “feedback”, cioè le recensioni che gli utenti possono lasciare circa la loro esperienza dopo che hanno effettuato un acquisto e ricevuto la merce. Maggiori sono i feedback positivi e più è affidabile il venditore, in linea di massima, ma anche questo meccanismo non sempre funziona e porta talvolta a dispute tra venditori e acquirenti su cui interviene l’assistenza di eBay. Le frodi più ricorrenti sono la vendita di prodotti contraffatti o frutto di un furto, oppure le spese di spedizione gonfiate per ricavare qualche soldo in più sulla vendita.
Aste particolari
In 20 anni di attività su eBay è stata messa all’asta praticamente ogni cosa, come dimostrava il peraltro direttore del Post Luca Sofri nella sua rubrica eBay, pubblicata sulla rivista Internazionale ogni settimana tra il 2005 e il 2008. Diverse città, per esempio, sono state vendute all’asta sul sito: nel caso di Bridgeville, un paesino della California di 22 abitanti, ci sono state ben tre aste successive a partire dal 2002. Tre anni dopo sul sito è stata venduta per quasi 190mila euro una Volkswagen Golf appartenuta a Joseph Ratzinger prima che diventasse papa. Tra le altre vendite notevoli ci sono state quella di un panino al formaggio su cui sarebbe apparsa l’immagine della Vergine Maria (28mila dollari), l’insegna originale con la scritta Hollywood (450mila dollari), un cavoletto di Bruxelles avanzato da un pranzo di Natale e venduto per una raccolta fondi contro il cancro (1.500 dollari). Nel 2006, un utente provò a vendere la Nuova Zelanda con una base d’asta di 0,01 dollari australiani: le offerte arrivarono a 3mila dollari prima che la vendita fosse chiusa dai responsabili del sito.