La banca del seme del Regno Unito è in crisi
A un anno dalla sua apertura ha solo nove donatori registrati: si sta pensando quindi a una nuova strategia di comunicazione
A un anno dalla sua apertura, la banca nazionale del seme del Regno Unito ha solo nove donatori registrati. Di fronte a questa situazione fallimentare e piuttosto imbarazzante, l’istituto ha deciso di lanciare a partire da settembre una campagna di reclutamento con l’obiettivo di arrivare a un numero soddisfacente di volontari entro tre-cinque anni. La banca del seme è una struttura dove possono essere conservati i gameti maschili destinati all’inseminazione eterologa ma anche alla conservazione dello sperma di pazienti che si sottopongono a trattamenti medici o chirurgici potenzialmente in grado di indurre sterilità. Lo sperma può essere ottenuto per eiaculazione spontanea, ma anche attraverso un prelievo dai testicoli.
I contenuti della nuova campagna – e in generale delle campagne pubblicitarie legate alle banche del seme – sono una questione piuttosto delicata. La direttrice della banca del seme del Regno Unito, Laura Witjens, ha deciso di puntare su un argomento piuttosto scontato ma secondo lei efficace: la virilità. «Se annunciamo “Uomini, dimostrate il vostro valore, mostrate quanto siete bravi”, avremo centinaia di donatori», ha assicurato. Si tratta della strategia adottata anche dalla banca del seme danese, che tra le altre cose promette (tra molte contestazioni) figli biondi con gli occhi azzurri: «Le cose principali che esportano, dicono i danesi, sono la birra, i Lego e lo sperma. Si tratta di un motivo di orgoglio», ha detto Witjens, che ha però fatto notare come la strategia della Danimarca e di altre banche europee del seme potrebbe influire negativamente sui bambini – sarebbero nati da una donazione ottenuta grazie a una campagna legata esclusivamente all’orgoglio maschile piuttosto che all’altruismo.
A novembre è dunque prevista anche una seconda campagna, per chiedere agli uomini di prendere in considerazione un «regalo di Natale alternativo». Le tecniche pubblicitarie di Witjens sono comunque note da tempo: nel 2014 era stata in una delle più trafficate stazioni ferroviarie di Londra alla ricerca di donatori invitandoli a indossare magliette con scritto: “Sono un uomo molto speciale” e “Sono un donatore di sperma”. Finora però queste tecniche “aggressive” non sembrano aver prodotto molti risultati. Tecnicamente con nove donatori si possono creare novanta nuove famiglie, che altrimenti sarebbero costrette a rivolgersi altrove. La direttrice ha fatto sapere che il suo obiettivo principale è fermare i viaggi all’estero per ottenere dello sperma. «Possiamo farcela: abbiamo solo bisogno di una spinta».
La Banca nazionale del seme del Regno Unito è indipendente, ma è stata aperta grazie a un finanziamento pubblico circa un anno fa presso il Women’s Hospital di Birmingham per soddisfare una carenza di donazioni e far fronte a una crescente domanda, soprattutto da parte di donne in età avanzata e da coppie formate da persone dello stesso sesso. Ci sono diverse cause che possono spiegare questa situazione di scarsità: innanzitutto la legislazione in materia di anonimato. Dal 2005, infatti, nel Regno Unito un bambino o una bambina nati da una donazione possono richiedere di conoscere l’identità del padre biologico una volta raggiunti i 18 anni di età.
Un secondo elemento sono gli alti standard richiesti ai donatori: i volontari devono avere un seme di ottima qualità per poter garantire maggiori margini di sopravvivenza degli spermatozoi durante il processo di congelamento e scongelamento. Su un centinaio di uomini, solo dieci hanno la possibilità di essere selezionati e di diventare donatori. Dopodiché è loro richiesto di andare due volte alla settimana presso la clinica per quattro mesi in media, e di astenersi dall’avere rapporti sessuali o dalla masturbazione almeno due giorni prima di ogni incontro. La retribuzione infine è piuttosto esigua: circa 48 euro a seduta. Secondo Witjens, però, la situazione può migliorare solo con una buona promozione della banca e non grazie a un aumento della ricompensa: questo per scoraggiare le donazioni fatte solo per soldi e perché la prospettiva di alti guadagni potrebbe in qualche modo favorire gli illeciti (nascondere eventuali problemi di salute del donatore, per esempio).