I dati su PIL e occupazione nel secondo trimestre del 2015

Sono stati diffusi quelli definitivi e le cose vanno un po' meglio di quanto ci si aspettasse

Il Ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan. (AP Photo/Gregorio Borgia)
Il Ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan. (AP Photo/Gregorio Borgia)

Sono stati diffusi dall’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, i dati relativi al PIL e all’occupazione nel secondo trimestre del 2015. Per quanto riguarda il PIL c’è stata una crescita dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,7 rispetto al secondo trimestre 2014. Anche nel primo trimestre del 2015 c’era stata una crescita dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente: due trimestri di fila con un tasso di crescita positiva non capitavano dal 2011. Fino adesso il PIL italiano è cresciuto dello 0,6 per cento nel 2015. La crescita prevista per il 2015 è dello 0,7 per cento. Il dato diffuso oggi supera leggermente la stima preliminare che era stata diffusa lo scorso 14 agosto: era stato detto che la crescita sul primo semestre 2015 era dello 0,2 per cento.

Per quanto riguarda i dati sugli occupati nel secondo trimestre 2015 continua la crescita – ininterrotta da cinque trimestri – con un aumento di 180mila lavoratori: la percentuale di crescita è dello 0,8 per cento in un anno. Di questi la maggior parte sono nel Meridione (120mila) e interessa principalmente gli italiani (130mila su 180mila). La crescita degli occupati è dovuta principalmente a un aumento di quelli con più di 50 anni, cresciuti del 5,8 per cento, mentre quelli tra i 15 e 49 anni sono diminuiti.

Nel settore dell’industria, dove c’era stata una diminuzione dell’occupazione nel trimestre precedente, i dati sono rimasti sostanzialmente stabili (con un piccolo aumento al Nord e una leggera diminuzione al Centro e al Sud). Nel settore delle costruzioni, dove i dati sugli occupati erano in calo da 19 trimestri, gli occupati sono tornati a crescere del 2,3 per cento. Anche nel terziario sono cresciuti, dello 0,8 per cento, in particolare al Sud e fra i lavoratori dipendenti.

La crescita degli occupati riguarda sia quelli a tempo pieno che quelli a tempo parziale. Tuttavia la crescita degli impiegati a tempo parziale è in maggioranza dovuta a contratti di part-time involontario: la maggioranza (64,6 per cento) delle persone assunte cercava un impiego a tempo pieno, ma si è accontentata di un part-time. Questo dato è sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente: 64,5 per cento di part-time involontario. In totale, l’aumento degli occupati riguarda solo i lavoratori dipendenti (1,1 per cento). Nel frattempo sono cresciuti sia il numero di contratti a tempo indeterminato (0,7 per cento) sia quelli a tempo determinato (3,3 per cento), mentre si sono ridotti di molto (-11,4 per cento) i contratti di collaborazione (la cui stipulazione è stata sospesa con uno dei decreti applicativi del Jobs Act fino a gennaio 2016)

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Per quanto riguarda la forza lavoro: il numero di persone in cerca di un’occupazione dovrebbe essere rimasto invariato su basa annua. Fra i disoccupati il 59,5 per cento sta cercando lavoro da più di un anno e questo dato si è ridotto nell’ultimo anno: nel secondo trimestre del 2014 era del 61,9 per cento. Il tasso di disoccupazione si è leggermente ridotto, su base annua, dello 0,1 per cento e si attesta al 12,1 per cento, il valore più basso da luglio 2013. Nel secondo trimestre 2015 ha anche continuato a diminuire il numero degli inattivi, quelle persone che non sono occupate ma non cercano nemmeno attivamente un lavoro: il tasso di inattività è sceso dal 36,4 al 35,8 per cento.

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Oggi sono stati pubblicati anche i dati dell’Eurostat, l’istituto di statistica europea, sull’occupazione nell’area euro (i 19 paesi che adottano la moneta unica). A luglio 2015 la disoccupazione media è del 10,9 per cento, diminuita di poco rispetto a giugno (11,1) e di molto rispetto a luglio 2014 (11,6).

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Markit – un’azienda molto famosa che offre vari servizi finanziari – ha pubblicato, sempre oggi, dei dati sull’andamento dell’economia di molti paesi europei, tra cui l’Italia. Secondo Markit in Italia c’è stato un leggero rallentamento della crescita economica ad agosto 2015, specialmente per quanto riguarda la produzione manifatturiera, e il livello di acquisti da parte dei produttori. Markit usa il PMI, una singola misura per indicare la condizione degli affari in un determinato paese. Il PMI dell’Italia è sceso a 53,8 da un picco che aveva raggiunto a luglio del 55,3. 50 è un valore neutro del PMI, vuol dire che nel suo complesso il mondo degli affari non è peggiorato né migliorato; il valore massimo che si può ottenere in teoria è 100. Il PMI è prodotto con le risposte che vengono date dagli intervistati.