L’email ricevuta da Hillary Clinton sull’aggressione contro Berlusconi, nel 2009
Mostra di cosa si discuteva a Washington dopo l'attacco all'ex-PresdelCons in piazza Duomo a Milano
Nelle ultime ore il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha reso pubbliche altre 4.368 email inviate e ricevute da Hillary Clinton nel corso del suo mandato da Segretario di Stato (in pratica l’equivalente del nostro ministro degli Esteri) tra il 2009 e il 2013. L’iniziativa rientra in una questione molto complicata per Clinton, la candidata Democratica data per favorita alle prossime elezioni presidenziali del 2016: in quei quattro anni ha usato il suo indirizzo privato di posta elettronica anche per le cose di lavoro e ha poi cancellato circa la metà di quelle email. Nel farlo, secondo la maggior parte dei giuristi, non ha violato nessuna legge, ma il fatto che alcune sue email non possano essere più recuperate ha sollevato molti dubbi: di solito la documentazione ufficiale delle attività dei funzionari del governo statunitense passa su account di posta delle amministrazioni ed è progressivamente resa pubblica.
Volendo dimostrare di non avere nulla da nascondere, e soprattutto per ridurre i danni d’immagine e alla sua campagna elettorale, Clinton nelle ultime settimane ha messo a disposizione moltissime email tra quelle che non aveva cancellato. La diffusione online, in un formato facilmente ricercabile, sul sito del Dipartimento di Stato nelle ultime ore ha reso possibile l’analisi di alcune conversazioni di Clinton. Ci sono sia email di lavoro sia conversazioni private, spesso con alcuni dei consiglieri non ufficiali cui faceva riferimento per pareri (non sempre richiesti) su varie faccende legate alla diplomazia.
Una email che racconta efficacemente come funzionano le cose per un Segretario di Stato, i suoi rapporti con consulenti informali e con i governi esteri, riguarda l’Italia e risale al 2009, l’anno in cui l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fu assalito a Milano da un uomo, che lo ferì al volto lanciandogli una riproduzione in miniatura del Duomo. L’email fu indirizzata a Clinton da Sidney Blumenthal, che ora ha 66 anni e aveva lavorato in passato come assistente di Bill Clinton. Esperto di politica estera, ora consulente per aziende e politici, Blumenthal era arrivato a un passo dall’essere assunto al Dipartimento di Stato: era stato giudicato poco affidabile dai collaboratori di Obama e di conseguenza scaricato. Blumenthal è uno dei personaggi più importanti nella storia delle email Clinton: secondo diverse inchieste giornalistiche, fu lui a passare documenti e informazioni importanti per le crisi in Libia e per l’Egitto, per esempio. Clinton si è difesa in questi mesi dicendo che “Blumenthal ha condiviso spontaneamente pensieri e suggerimenti riguardo molte questioni. Non era un dipendente del governo e nessuno gli chiese di fare quelle cose”. Lo stesso Blumenthal ha mantenuto una linea simile, dicendo di essersi limitato a mandare consigli e suggerimenti all’allora Segretario di Stato.
In seguito all’attacco contro Berlusconi, per esempio, scrisse questa lettera dando consigli su come comportarsi e suggerendo che Obama dovesse telefonare a Berlusconi per dimostrare solidarietà al leader di un paese amico e per di più alleato della NATO. Blumenthal allegò anche due articoli di giornale per chiarire la situazione e per mettere in guardia circa eventuali strumentalizzazioni di una chiamata di quel tipo, in un periodo in cui Berlusconi doveva fare i conti con diverse inchieste giudiziarie:
Per Hillary
Da Sid15 dicembre 2009
L’attacco fisico contro il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi è un evento politico importante in Italia e in Europa. Il suo assalitore è una persona con problemi mentali, senza motivazioni politiche, che ha passato diverso tempo negli istituti psichiatrici da quando aveva 18 anni. Ciò nonostante, l’assalto ha ripercussioni significative. Da vittima, Berlusconi ha ottenuto molta solidarietà: è stato ferito, ha perso due denti e molto sangue, e i medici lo terranno in ospedale forse per una settimana in osservazione. L’attacco è arrivato in un momento in cui Berlusconi iniziava a perdere influenza politica, avendo perso la sua immunità. Un’inchiesta giudiziaria lo accusa di avere legami con la mafia, mentre un’altra sta analizzando il suo ruolo in un caso di corruzione legata al legale britannico David Mills. Berlusconi e il suo partito hanno sfruttato l’attacco in modo da usare a loro vantaggio la solidarietà nei suoi confronti, dicendo che i suoi oppositori politici hanno alimentato un “clima d’odio”. Attraverso appelli demagogici, stanno cercando di gettare discredito e respingere i procedimenti legali nei suoi confronti mettendo in difficoltà anche le inchieste giornalistiche sul tema (Berlusconi ha citato in giudizio La Repubblica, il più grande giornale indipendente di Roma, e che è stato molto aggressivo scavando negli affari di Berlusconi di vario genere).
Sarebbe opportuno e cortese che il Presidente chiami Berlusconi per esprimere le sue preoccupazioni circa la sua salute e augurandogli una pronta guarigione, nel caso in cui non lo abbia ancora fatto. Ci sono molti motivi per Obama per fare qualcosa di simile, senza dimenticare l’opportunità di condannare la violenza contro un’autorità di stato eletta democraticamente. Sarebbe strano per il Presidente degli Stati Uniti non chiamare il leader di uno degli stati della NATO che è stato colpito fisicamente. Berlusconi, dal canto suo, renderebbe di sicuro pubblica una telefonata di questo tipo. Sarebbe anche imbarazzante se una chiamata del genere venisse utilizzata come strumento a suo favore per fare campagna contro le iniziative giudiziarie.
Se così fosse, c’è un messaggio più ampio che dovrebbe essere comunicato, forse dal Presidente nella sua conversazione, ma in modo più marcato tramite un comunicato stampa del Dipartimento di Stato, condiviso anche dall’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia. Il Governo degli Stati Uniti condanna tutte le forme di violenza come un assalto alla democrazia. Allo stesso tempo, questo incidente che ha riguardato un individuo apparentemente folle non dovrebbe essere utilizzato per incentivare tensioni sociali. Dovrebbe invece ispirare riflessioni sulla necessità di ogni cittadino di rispettare la legge così come la libertà di parola e di stampa.