L’Italia è stata condannata per la detenzione “illegale” di tre migranti
La Corte europea dei diritti umani ha deciso che lo Stato dovrà risarcirli per le condizioni con cui sono stati detenuti a Lampedusa
Martedì 1 settembre la Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha condannato l’Italia per la detenzione “illegale” di tre migranti tunisini nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa e poi su due navi a Palermo. Si tratta di tre persone che si sono rivolte alla Corte nel marzo del 2012 per fatti avvenuti nel settembre dell’anno prima, e che dovranno ora essere risarcite con 10 mila euro ciascuno. La sentenza diventerà definitiva fra tre mesi se le parti coinvolte non richiederanno e otterranno un riesame.
I giudici di Strasburgo hanno stabilito in particolare che l’Italia ha sottoposto i tre uomini a un trattamento degradante nel periodo in cui si trovavano in un centro di soccorso e prima accoglienza a Lampedusa prima di essere caricati su due navi a Palermo, in attesa del rimpatrio: si tratta di tre migranti irregolari di cittadinanza tunisina a quel tempo di 28, 32 e 33 anni scappati dal loro paese dopo le rivolte della cosiddetta “primavera araba” del 2011. Il 16 e 17 settembre del 2011 i tre uomini avevano lasciato la Tunisia via mare, le loro barche erano state intercettate dalle autorità italiane e erano stati accompagnati verso l’isola di Lampedusa, dove erano stati trasferiti nel centro di Contrada Imbriacola descritto come «sovraffollato e malsano». Il 20 settembre c’era stato un incendio nel centro a seguito di una rivolta di migranti che erano stati quindi portati in un campo sportivo per la notte. I tre tunisini che si sono rivolti alla Corte erano riusciti a scappare dal campo per raggiungere il comune di Lampedusa, dove avevano partecipato a una manifestazione di protesta con circa altri 1.800 migranti. I tre uomini erano stati a quel punto arrestati dalla polizia e infine trasferiti in aereo a Palermo, prima di essere imbarcati su due navi ancorate nel porto dove erano rimasti fermi per diversi giorni. Infine, il 29 settembre, erano stati riportati in Tunisia.
Per la Corte la loro detenzione da parte delle autorità italiane è stata «irregolare», «ha leso la loro dignità» e ha violato diversi articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La detenzione dei tre uomini era «priva di base legale», i motivi della reclusione sono rimasti «sconosciuti» ai tre migranti che «non hanno nemmeno potuto contestarli» rivolgendosi a un tribunale italiano. La Corte ha comunque precisato di aver tenuto conto, nella sentenza, «della crisi umanitaria» che si è verificata sull’isola nel 2011.
La Corte ha infine stabilito che l’Italia ha violato il divieto alle espulsioni collettive di stranieri nel momento in cui ha rimpatriato in Tunisia i tre uomini senza aver prima fatto un’analisi sulla situazione specifica di ciascuno di loro. La violazione riguarda l’articolo 4 del protocollo 4 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo che dice: «Le espulsioni collettive di stranieri sono vietate». La Corte europea dei diritti dell’uomo ha sede a Strasburgo e non è un’istituzione che fa parte dell’Unione europea: non va confusa con la Corte di giustizia dell’Unione europea con sede in Lussemburgo, che è un’istituzione effettiva dell’Unione europea.