In Polonia hanno trovato un treno “nazista” carico d’oro?
Ne sono convinti due cercatori di tesori, appoggiati dalle autorità locali: si tratta di una vecchia leggenda che salta fuori periodicamente, che però ha qualche fondamento
di Sarah Kaplan - Washington Post
Le Góry Sowie sono una catena montuosa nella Polonia sudoccidentale: il loro nome significa “montagne dei gufi”, e sono un posto dall’aspetto abbastanza misterioso, ricoperto di abeti dai quali spuntano qua e là delle città medievali. In uno dei castelli ha vissuto Hitler stesso. E molti metri sotto le cime delle montagne c’è una rete di tunnel pericolanti e non completati, scavati da schiavi per scopi ignoti e per la maggior parte abbandonati alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In altre parole, è esattamente il posto in cui i nazisti potrebbero aver nascosto un treno pieno di tesori nascosti, se questo treno esistesse.
C’è ragione per credere che potrebbe essere così – o almeno, c’è più ragione del solito. Due cercatori di tesori anonimi hanno annunciato la scorsa settimana di aver localizzato il leggendario bottino. Un funzionario della vicina città di Walbrzych ha detto ad Associated Press che le autorità locali «credono che il treno sia stato trovato». Giovedì un dipendente del ministero della Cultura Polacco, Piotr Zuchowski, ha rilasciato una dichiarazione in cui esorta gli appassionati a non mettersi a cercare il treno – della cui esistenza si è comunque dichiarato certo – da soli. «Ci sono parecchie probabilità che il treno sia protetto da esplosivi» ha detto, secondo BBC.
Non è la prima volta che le autorità polacche hanno dato credito alle voci riguardo un tesoro nascosto nella zona. Già negli anni Sessanta sono stati fatti alcuni scavi – un po’ in segreto – in alcuni tunnel, ma alla fine era stata trovata solo qualche vecchia moneta. Secondo BBC un nuovo tentativo fu fatto nel 1990, ma senza fortuna. «Negli ultimi anni un sacco di gente se ne è uscita con queste storie, dicendo che sapeva dove fosse il treno, ma non è mai stato trovato niente» ha spiegato ad AP Joanna Lamparska, un’autrice polacca che ha scritto sul treno. Ma è difficile che questo smorzi l’entusiasmo a Walbrzych, dove le voci sul presunto “treno dell’oro» sono ormai ben radicate, e dove i segni della presenza nazista sono ancora visibili.
Dopo l’invasione nazista della Polonia, la famiglia di nobili che viveva nel castello locale, quello di Ksiaz, lasciò il paese: uno dei figli cambiò nome, si unì all’aviazione britannica e combatté nell’esercito polacco. Due anni dopo, i nazisti presero il castello, secondo quanto riportato sul sito ufficiale. Eduard Wawrzyczko, che quando arrivarono i nazisti era custode del castello da 49 anni, dovette assistere alla trasformazione della residenza da 200 stanze in una caserma militare. «Nel 1943, Hitler venne qui con Hermann Göring e visitarono il castello» spiegò a un reporter del New York Times nel 1961, spedito in quell’angolo di Polonia dopo che c’era stato un po’ di chiasso attorno ad alcuni scavi segreti dell’esercito polacco nei tunnel. «Sono arrivati i saccheggiatori e hanno trasformato Ksiaz in questo» disse Wawrzyczko: “questo” era un rudere spoglio, fatiscente e sventrato dei suoi fregi barocchi. Göring era uno dei principali capi della campagna di confische artistiche dei nazisti, e in poco tempo aveva privato Ksiaz dei suoi abbellimenti e dei suoi mobili. Dopo che tutti i manufatti di valore erano stati portati via, il castello fu trasformato in una residenza per i soldati. Gli affreschi realizzati trecento anni prima furono oscurati con una spessa mano di vernice e gli elaborati mosaici furono staccati dai pavimenti.
Poco dopo, i tedeschi cominciarono a lavorare ai tunnel, disse Wawrzyczko al Times. «Portarono fin qui l’Organizzazione Todt per questo, con gli schiavi» spiegò, riferendosi all’ingegnere nazista famoso per lo sfruttamento dei lavori forzati. Il progetto dei tunnel fu chiamato Riese, “gigante”, spiega AP, e non è ancora chiaro quale fosse lo scopo. Molti credono che Hitler volesse trasformare il complesso di Riese nel suo nuovo quartier generale. Secondo altri invece i tunnel sarebbero serviti per lo stoccaggio di armi, o per un sistema ferroviario segreto. Sui siti Internet specializzati in teorie complottiste circolano teorie per cui il Die Glocke, una presunta arma speciale nazista di cui per ora si ha testimonianza solo nei libri di fantascienza, possa essere nascosta da qualche parte sotto quelle vecchie montagne polacche.
Sappiamo però che detenuti di campi di concentramento e altri prigionieri di guerra furono portati sul posto per costruire i tunnel. Si dice che siano morti a migliaia, scavando sottoterra, uccisi dalle malattie, dalle frane o dalle terribili privazioni a cui erano sottoposti nei campi nazisti. Secondo quanto scritto su una guida al complesso di Riese pubblicata dalla Fondazione Krzyzowa, che lavora nella Polonia sudoccidentale, alcune fonti tedesche dell’epoca suggeriscono che i nazisti volessero costruire un vasto rifugio sotterraneo ampio almeno 25 chilometri quadrati. «Entrando nei tunnel, il vero scopo di questo progetto completamente irrealistico diventa ovvio: è solo un esempio della megalomania nazista» scrive l’autore della guida. Il complesso fu abbandonato nel 1945, quando l’Armata Rossa prese il controllo dell’area. Quando i nazisti se ne andarono, erano stati scavati solo 8 chilometri di tunnel, per lo più strutturalmente pericolanti.
Ma le voci sul progetto si erano sedimentate. La maggiore era la leggenda su un treno corazzato che era partito dalla città di Breslau (l’attuale Breslavia) negli ultimi giorni della guerra e diretto a Walbrzych, a circa ottanta chilometri di distanza. Secondo lo Smithsonian Magazine, la leggenda del treno «deriva essenzialmente da una situazione telefono-senza-fili». Sembra che dei minatori tedeschi abbiano detto a un minatore polacco che avevano visto un treno essere condotto in un tunnel sotto le Góry Sowie. Credevano che sul treno fossero trasportati fantastici tesori – oro, gioielli e forse armi confiscate a cittadini polacchi – diretti verso i territori ancora sotto il controllo nazista, per essere nascosti. Una pratica simile era molto comune, per l’esercito nazista: a partire dall’inizio del 1944, mentre i bombardamenti alleati si intensificavano, la Reichsbank cominciò a spedire le proprie riserve d’oro e altri tesori confiscati in tutta la nazione, perché fossero messi al sicuro. Le vecchie miniere erano le destinazioni predilette, secondo un articolo della rivista Prologue, perché proteggevano dalle bombe.
Nell’aprile del 1945, ad esempio, un mese prima della fine della guerra in Europa, i soldati americani presero il controllo della città di Merkers-Kieselbach, nella Germania centrale: avrebbero tirato dritto, se un prigioniero francese che aveva lavorato in una salina lì vicino non avesse detto a un americano che i nazisti nascondevano dell’oro nella città. Anche gli altri lavoratori della salina confermarono la voce, interrogati dagli americani. Tre giorni più tardi, un battaglione alleato entrò nei tunnel sotterranei, senza sapere cosa avrebbe trovato. La lista di inventario dei ritrovamenti che fecero è incredibile: 63 casse e 55 sacche di argento, una sacca con sei lingotti di platino, altre casse piene di opere d’arte di valore, orologi d’oro e d’argento, varie posate, portasigarette, gioielli, denti finti. La maggior parte erano stati confiscati ai prigionieri dei campi di concentramento. Pochissimi oggetti tornarono ai proprietari.
Un altro “treno ungherese dell’oro” che trasportava tesori sottratti ai detenuti ebrei dei campi di concentramento nazisti era partito da Budapest nel 1944. Aveva fatto parecchia strada in Ungheria e in Austria, fermandosi di tanto in tanto per spostare parte del proprio carico su dei camion, e fu preso dall’esercito americano la primavera seguente. A quel punto, la maggior parte del contenuto del treno era stato sparpagliato per la regione, e dove sia finito non lo si sa ancora. Quasi tutto il rimanente fu messo all’asta dagli Stati Uniti. Quasi nulla, anche in questo caso, ritornò ai proprietari originali.
Nessuno sa quale sia il contenuto del treno polacco, ammesso che esista. Qualunque cosa sia, i due presunti scopritori – un tedesco e un polacco che hanno chiesto di rimanere anonimi – vogliono il dieci per cento del valore, e in cambio riveleranno l’esatta posizione, secondo quanto dice AP. Hanno assunto un avvocato e inviato i documenti alle autorità polacche, che dicono di essere disposte a pagare se le informazioni porteranno a qualcosa. Se così non fosse, non sarebbe la prima volta Wawrzyczko, il custode del castello di Ksiaz che parlò al New York Times quando si era indagato su alcune voci riguardo al treno nel 1961, diceva di essere convinto che non avrebbero trovato niente. «Hanno portato via i quadri e tutto il resto molto prima che iniziassero a costruire i tunnel. Qui non c’è più niente».
© Washington Post 2015