Ci sono novità nella politica palestinese
Mahmud Abbas si è dimesso dal comitato esecutivo dell'OLP, a breve si riunirà – dopo sei anni – il consiglio nazionale: il punto della situazione
Sabato 22 agosto Mahmoud Abbas – conosciuto anche col nome Abu Mazen – ha presentato le sue dimissioni da presidente del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, insieme a più della metà dei 18 membri che lo compongono. Le dimissioni di Abbas dalla presidenza del più alto organo esecutivo della leadership palestinese non hanno direttamente a che fare con il suo ruolo di capo dell’Autorità palestinese e, secondo diversi analisti, non avranno conseguenze sul processo di pace con Israele (che è comunque in fase di stallo). Tuttavia queste dimissioni hanno portato alla convocazione per il prossimo mese del Consiglio nazionale palestinese, il parlamento dell’OLP, che non si riuniva dal 2009.
Il Consiglio nazionale palestinese, che è composto da quasi 740 membri divisi tra i territori occupati e quelli della diaspora, comprende tutti i movimenti palestinesi esclusi Hamas e quelli che fanno riferimento al jihad islamico. La possibilità per i suoi membri di recarsi nella Cisgiordania occupata, dove si trova il quartier generale dell’Autorità palestinese per eleggere un nuovo comitato esecutivo, rimarrà però sospesa fino a quando il governo di Israele non concederà un lasciapassare. Il comitato esecutivo è l’unico organo autorizzato a prendere decisioni che coinvolgono i palestinesi, in particolare per quanto riguarda il processo di pace con Israele (è il comitato, che per esempio, ha firmato l’accordo di Oslo del 1993).
In diverse occasioni Abbas aveva minacciato di dimettersi da questo incarico e secondo il quotidiano Times of Israel la sua decisione rappresenta un segnale di «instabilità politica». Secondo diversi osservatori la decisione di Abbas è una manovra politica per far fronte a chi lo accusa per la situazione politica stagnante e rafforzare la sua legittimità nell’organizzazione dopo i risultati fallimentari del governo di “unità nazionale”, di cui fa parte anche Hamas, e la crescita di consensi di quest’ultimo gruppo, che controlla già la Striscia di Gaza.