Guida alla nuova Serie A – quarta parte
Le cose fondamentali da sapere su Lazio, Napoli, Inter e Milan: le squadre che si giocheranno l'accesso alla prossima Champions League
La nuova stagione della Serie A – il più importante campionato professionistico di calcio italiano per club – comincerà sabato 22 agosto: partecipano venti squadre, con obbiettivi differenti. Negli ultimi giorni abbiamo analizzato quelle il cui obbiettivo è non retrocedere “e basta”, anche per un pelo all’ultima giornata (Frosinone, Carpi, Empoli, Chievo e Atalanta); quelle che vogliono salvarsi il più presto possibile per poi provare a fare di meglio (Bologna, Hellas Verona, Udinese, Sassuolo e Palermo) e quelle che puntano implicitamente o esplicitamente all’ingresso in Europa League, e cioè secondo noi Fiorentina, Genoa, Sampdoria e Torino. Oggi parliamo delle squadre che ambiscono ad arrivare fra le prime nel prossimo campionato: Lazio, Napoli, Inter e Milan. Non è escluso che una di queste possa anche vincere lo Scudetto: a differenza di Juventus e Roma, però, Lazio, Napoli, Inter e Milan considererebbero un autentico successo arrivare seconde o terze.
Lazio
Posizione nell’ultimo campionato: 3ª
Nella scorsa stagione la Lazio partì malissimo. Alla prima giornata perse per 3-1 contro il Milan a San Siro, mostrando fragilità in difesa e confusione in attacco. Nelle successive tre giornate la Lazio perse altre due partite, in casa contro l’Udinese e in trasferta contro il Genoa. Il Milan invece vinse facendo cinque gol al Parma, tenne testa alla Juventus campione in carica – perdendo 1-0 a Torino – e pareggiò in trasferta con l’Empoli. La Lazio veniva descritta come la futura principale delusione del campionato, il Milan come la possibile sorpresa finale. Alla fine della stagione, i ruoli si erano invertiti: la Lazio è arrivata terza sfiorando il secondo posto, il Milan ha finito il campionato al decimo posto.
In mezzo sono successe principalmente due cose: l’allenatore Stefano Pioli ha trovato una certa solidità attorno a due moduli simili – un 4-3-3 con l’esperto Stefano Mauri come “falso nove” o il 4-2-3-1 con Mauri dietro un centravanti – e ha iniziato a segnare e giocare in maniera eccellente l’attaccante esterno brasiliano Felipe Anderson, da anni considerato solamente un’ottima promessa. Anderson è un attaccante tecnico e veloce ma ha soprattutto una grande capacità di dribblare gli avversari. Nella scorsa stagione ha segnato 11 gol, tutti fra dicembre e aprile, e a giugno ha anche esordito con la nazionale brasiliana.
La Lazio è riuscita finora a tenere i suoi giocatori migliori: su tutti, Felipe Anderson a parte, il 23enne difensore centrale olandese Stefan de Vrij e il centrocampista argentino Lucas Biglia. Insieme a loro sono rimasti anche importanti giocatori “storici” come Antonio Candreva e Stefano Mauri, che l’anno scorso hanno disputato una delle loro migliori stagioni in carriera. Durante il mercato sono arrivati due giocatori molto giovani e promettenti, l’altissimo centrocampista centrale Sergej Milinković-Savić e l’ala olandese Ricardo Kishna.
L’acquisto più interessante però è probabilmente quello di Ravel Morrison, 22enne centrocampista inglese dal talento enorme ma dal carattere complicato. Per dire: si allena con la Lazio da febbraio, quando il West Ham l’ha praticamente licenziato non rinnovandogli il contratto in scadenza a giugno (e nelle scorse tre stagioni l’ha mandato in prestito tre volte, due a stagione in corso). Ultimamente si è fatto notare per questo gran gol con un tacco volante realizzato in allenamento col West Ham.
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La Lazio di quest’anno ha la stessa formazione titolare dell’anno scorso, e probabilmente avrà anche gli stessi pregi e difetti: un pressing e un’aggressività iniziale notevoli e un’intensità minore via via che scorre la partita, come dimostrato anche di recente nello spareggio contro il Bayer Leverkusen per qualificarsi in Champions League. Se la Lazio dovesse arrivare alla fase a gironi della Champions League, gli introiti derivanti dagli sponsor e dai diritti tv le permetterebbero probabilmente di comprare ancora un paio di giocatori: forse un attaccante, visto anche il recente infortunio di Miroslav Klose. Ma metterebbero anche alla prova la capacità dei giocatori e dell’allenatore di affrontare molte partite impegnative a breve distanza l’una dall’altra.
Napoli
Posizione nell’ultimo campionato: 5ª
Il Napoli sta per iniziare la stagione dall’esito probabilmente più incerto degli ultimi anni. Arriva da due stagioni iniziate con grandi aspettative ma concluse in modo appena soddisfacente, e ha cambiato quasi tutto: se ne sono andate due colonne della precedente gestione, il bravo direttore sportivo Riccardo Bigon e soprattutto l’allenatore Rafa Benitez, oggi al Real Madrid. Il nuovo allenatore è Maurizio Sarri, fino a un anno fa sconosciuto esperto allenatore di varie squadre di Lega Pro e Serie B, oggi considerato una specie di “guru” della tattica e della preparazione alle partite. Sarri non ha mai allenato una grande squadra: per molti questo è un suo limite, per altri invece sarà una specie di protezione, perché almeno nei primi tempi la dirigenza del Napoli sarà più paziente nei suoi confronti e gli permetterà di lavorare con una certa serenità.
Per sua stessa ammissione, Sarri ha un approccio molto diverso da quello di Benitez: in una delle prime conferenze stampa da allenatore del Napoli ha detto di stare lavorando su più moduli – Benitez ha sempre e solo utilizzato il 4-2-3-1 – e che non prevede di far riposare i calciatori titolari in campionato in vista dell’Europa League, o viceversa. Sarri ha detto di avere impostato la squadra per giocare col 4-3-2-1 o il 4-3-1-2. Il Napoli, però, ha ancora in rosa diversi attaccanti esterni comprati negli scorsi anni per funzionare nel 4-2-3-1 di Benitez: e non tutti potranno adattarsi al nuovo modulo. Dovrebbero riuscire ad adeguarsi i versatili attaccanti José María Callejón, Manolo Gabbiadini e Lorenzo Insigne – che Sarri ha definito «uno dei più grandi talenti del calcio italiano» – mentre sono finiti un po’ ai margini gli esterni Dries Mertens e Edu Vargas. Vargas sarà probabilmente ceduto, mentre Mertens dovrebbe iniziare la stagione col Napoli (la Gazzetta dello Sport ha scritto che il Napoli ha rifiutato un’offerta di 30 milioni per lui da parte del Wolfsburg).
In parte è cambiata anche la strategia del Napoli sul mercato, che quest’anno ha puntato soprattutto su calciatori noti a Sarri e con esperienza nel campionato italiano. In quest’ottica sono stati presi il regista Mirko Valdifiori – una delle sorprese della scorsa Serie A, che Sarri ha allenato a Empoli – e il mediano brasiliano Allan, molto completo e dinamico. In porta è ritornato il 33enne Pepe Reina, storico secondo portiere della nazionale spagnola, dopo un anno al Bayern Monaco. Un altro degli acquisti più importanti è stato Vlad Chiricheș, difensore centrale capitano della nazionale romena che viene da due anni complicati al Tottenham. È rimasto a Napoli l’attaccante argentino Gonzalo Higuaín, probabilmente il più forte centravanti della Serie A.
Insomma, la reale consistenza del Napoli è ancora tutta da dimostrare: ha un allenatore nuovo che non ha mai allenato ad alti livelli, giocherà con un nuovo modulo e deve ancora liberarsi di qualche giocatore di troppo. Detto questo, è difficile ignorare che in mezzo a tutti questi cambiamenti il Napoli non abbia subito un ridimensionamento: non ha preso un allenatore di comprovata esperienza in Europa, non ha acquistato grandi giocatori e soprattutto ha un obbiettivo inferiore a quello della scorsa stagione, durante la quale puntava implicitamente allo Scudetto.
Inter
Posizione nell’ultimo campionato: 8ª
Dal 2011, anno in cui ha vinto il suo ultimo trofeo – il Mondiale per club – l’Inter non è mai riuscita a finire in Serie A nei primi quattro posti. Dopo le fallimentari gestioni di Andrea Stramaccioni e Walter Mazzarri, l’anno scorso è tornato ad allenare la squadra Roberto Mancini, l’allenatore col quale l’Inter ha vinto tre campionati di Serie A consecutivi fra il 2005 e il 2008. Nonostante l’Inter di Mancini della scorsa stagione avesse lasciato intravedere buone cose – fra cui un discreto gioco offensivo e una certa aggressività – il risultato non è stato buono: su 27 partite con Mancini in panchina, l’Inter ne ha vinte solamente 10, pareggiandone 9 e perdendone 8, pur avendo in rosa il miglior marcatore del torneo (Mauro Icardi, con 22 gol in 36 partite).
Da anni, inoltre, l’Inter ha una situazione finanziaria molto complicata. Nel maggio del 2015 è stata multata dalla UEFA per 20 milioni di euro (di cui però 14 sospesi con la condizionale) per aver violato le regole sul fair play finanziario. Per questa stagione, inoltre, la stessa UEFA le ha imposto un deficit di massimo 30 milioni di euro fra acquisti e cessioni: obbiettivo piuttosto complicato, dato che l’Inter nel 2013-14 ha chiuso con un deficit di 103 milioni e la stagione scorsa con un deficit di altri 90 milioni. Banalmente significa che in questo mercato ha dovuto trovare le risorse economiche per compiere nuovi acquisti vendendo altri giocatori della rosa.
Per questo motivo, per comprare i difensori Miranda, Jeison Murillo e Martín Montoya, il centrocampista Geoffrey Kondogbia (pagato circa 40 milioni, compresi i bonus) e l’attaccante Stevan Jovetic, sono stati venduti importanti pezzi della squadra come l’attaccante Xherdan Shaqiri – comprato solo pochi mesi prima – e soprattutto il talentuoso centrocampista 21enne Mateo Kovačić, finito al Real Madrid per circa 35 milioni di euro più altri cinque di bonus. L’Inter, però, ha dovuto raggranellare dei soldi anche da diverse cessioni di giovani promettenti: per esempio, ha venduto il giovane portiere Francesco Bardi all’Espanyol in prestito con diritto di riscatto, mentre il difensore Ibrahima Mbaye e il centrocampista Lorenzo Crisetig sono andati al Bologna. Secondo il giornalista della Gazzetta dello Sport Marco Iaria, grazie alla cessione di Kovačić l’Inter ha al momento un saldo fra cessioni e acquisti praticamente pari a zero: il guaio è che l’Inter conta di prendere almeno un’altra punta esterna per completare la rosa – si parla da settimane di Ivan Perišić del Wolfsburg, e da pochi giorni di Gabbiadini e Callejon del Napoli – ma dovrà stare necessariamente sotto il limite dei 30 milioni di deficit massimo.
In gnerale non tira un’aria molto positiva. L’Inter ha perso sei amichevoli estive su dieci, ha giocato male e segnato poco. Da settimane Mancini chiede pubblicamente ulteriori acquisti alla dirigenza, richiesta condivisa dal nuovo acquisto Jovetic persino nel giorno della sua presentazione ufficiale. Non è nemmeno chiaro come giocherà, nella prossima stagione: Mancini stesso ha ammesso di stare lavorando sul 4-3-1-2, ma in molti ritengono che la richiesta di attaccanti esterni nasconda la volontà di provare a giocare col 4-3-3.
La stagione dell’Inter, insomma, dipenderà molto da quanto riuscirà a risolvere le sue incertezze tattiche: tenendo in considerazione solamente la squadra titolare, l’Inter ha probabilmente la terza squadra più forte del campionato dopo Juventus e Roma.
Milan
Posizione nell’ultimo campionato: 10ª
Il Milan non vince uno scudetto dalla stagione 2010-2011. All’inizio di quella stagione, era reduce da un anno particolare: l’allora allenatore Leonardo aveva messo insieme con pochi soldi una squadra che giocava un calcio spettacolare e sbilanciato, nonostante fosse formata perlopiù da riserve e giocatori in declino del ciclo vincente di Carlo Ancelotti. Il miglior giocatore dell’anno fu Ronaldinho, che segnò 13 gol e realizzò 19 assist: fu la sua ultima stagione di alto livello in una squadra europea. Il Milan finì il campionato al terzo posto ma Leonardo fu mandato via a fine stagione. In estate cambiò tutto: fu assunto un nuovo allenatore – Massimiliano Allegri – e il Milan spese molti soldi per comprare Zlatan Ibrahimović, Robinho e Kevin-Prince Boateng. Durante la sessione invernale del mercato, arrivarono Mark Van Bommel, Urby Emanuelson e Antonio Cassano. Il Milan vinse lo scudetto con 82 punti, 6 più dell’Inter.
Per ora, gli unici elementi paragonabili fra la stagione 2010-2011 e quella attuale sono la rosa ancora piena di giocatori del vecchio ciclo – quello di Allegri – e i grossi investimenti economici compiuti nel mercato estivo. A giugno del 2015 il Milan ha mandato via Filippo Inzaghi – arrivato per sostituire Clarence Seedorf, che tuttora è sotto contratto – e ha assunto Siniša Mihajlović, esperto allenatore ed ex giocatore serbo. Il cambiamento più importante, però, è avvenuto sul piano societario: entro la fine dell’estate il 48 per cento delle quote del Milan dovrebbe passare all’imprenditore thailadese Bee Taechaubol, il capo di una cordata di investitori asiatici. Le cifre dell’affare sono ancora in ballo, ma Taechaubol dovrebbe versare a Fininvest circa 500 milioni di euro e ripianare i debiti del Milan.
In questi due mesi il Milan ha speso circa 83 milioni di euro (bonus compresi) per acquistare nuovi giocatori: ha comprato il difensore centrale 20enne Alessio Romagnoli dalla Roma, il centrocampista 24enne Andrea Bertolacci sempre dalla Roma e gli attaccanti Carlos Bacca e Luiz Adriano, rispettivamente da Siviglia e Shakthar Donetsk. Probabilmente arriverà anche il 24enne centrocampista Roberto Soriano, oggi importante giocatore della Sampdoria. Per quanto riguarda le cessioni, a molti giocatori del vecchio ciclo non è stato rinnovato il contratto – per esempio Giampaolo Pazzini, Michael Essien e Daniele Bonera – mentre altri, soprattutto giovani, sono andati in prestito. Il Milan non è riuscito, per ora, a raccogliere molti soldi dalle cessioni: le più fruttuose sono state quelle di Stephan el Shaarawy al Monaco per 16 milioni e di Riccardo Saponara all’Empoli, che lo ha riscattato dal prestito della scorsa stagione con 4 milioni di euro.
Il Milan – per storia, prestigio e situazione finanziaria – non può permettersi una seconda stagione consecutiva senza disputare la Champions League e ottenere le relative decine di milioni di euro distribuiti dalla UEFA alle partecipanti. Per questo, come detto pubblicamente dalla società, l’obbiettivo di quest’anno è tornare a qualificarsi in Champions League. Sulla carta, però, il Milan parte un gradino sotto le altre squadre che lottano per lo stesso obbiettivo: Carlos Bacca – che l’anno scorso ha segnato 28 gol col Siviglia – e Luiz Adriano sono due attaccanti molto forti e già affermati in ambito internazionale, ma Bertolacci e Romagnoli in carriera hanno giocato solamente una stagione ad altissimo livello, l’ultima. Attorno a loro la squadra è rimasta praticamente la stessa dello scorso anno, a parte diversi altri giocatori tornati dal prestito e in cerca di una sistemazione. In difesa, per esempio, il centrale titolare di difesa è il 21enne brasiliano Rodrigo Ely, di cui si parla molto bene ma che fino all’anno scorso giocava in Serie B. Mihajlović, inoltre, non ha mai allenato una squadra di altissimo livello, e fra il 2010 e il 2011 ha deluso molte aspettative allenando la Fiorentina.
Mihajlović ha impostato la squadra sul 4-3-1-2, il modulo con cui la Sampdoria ha giocato la maggior parte della scorsa stagione. Nella prima partita ufficiale della stagione – giocata in Coppa Italia contro il Perugia e vinta per 2-0 – si è vista una squadra molto ordinata e aggressiva, due caratteristiche costanti delle squadre allenate da Mihajlović. Non è ancora chiaro, però, quale sarà la reale solidità del Milan e dove potrà arrivare a fine anno.
– Guida alla nuova Serie A: quelle che lotteranno per non retrocedere
– Guida alla nuova Serie A: quelle della terra di mezzo
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