L’autobomba esplosa al Cairo, in Egitto
Ha distrutto parte di un edificio governativo nella capitale del paese, sei poliziotti sono rimasti feriti: l'attacco è stato rivendicato dall'ISIS
Intorno alle 2 di notte di oggi un’autobomba è esplosa nei pressi di un edificio governativo in un quartiere nella parte nord del Cairo, in Egitto, causando gravi danni al palazzo e il ferimento di almeno sei poliziotti che si trovavano al suo interno. La notizia è stata confermata dal ministero dell’Interno egiziano, secondo il quale non ci sarebbero stati morti in seguito all’attacco. In un comunicato, il governo ha spiegato che “un uomo ha improvvisamente fermato la sua auto davanti all’edificio, è saltato fuori dal veicolo ed è scappato su una moto che seguiva la sua automobile”. Poco dopo l’auto è esplosa, formando un cratere nella strada e distruggendo alcune parti del palazzo. Secondo diversi testimoni, l’onda d’urto causata dall’autobomba ha distrutto i vetri in buona parte del vicinato. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo affiliato allo Stato Islamico (o ISIS) in Egitto.
Nonostante le numerose e costanti attività di polizia, le autorità egiziane faticano a tenere sotto controllo tutto il territorio e a prevenire gli attacchi contro il governo. Questa settimana il presidente dell’Egitto, Abd al-Fattah al-Sisi, ha fatto approvare una nuova legge antiterrorismo che porterà alla formazione di nuovi tribunali speciali, provvedimento che si aggiunge a diverse altre leggi approvate nell’ultimo anno contro il terrorismo e spesso criticate perché ritenute troppo restrittive e dure, soprattutto nei confronti di chi fa opposizione nel paese. La nuova legge prevede inoltre multe da 200mila sterline egiziane (circa 23mila euro) a 500mila (circa 57mila euro) per chi non pubblica accuratamente le informazioni contenute nei comunicati stampa del governo, diffondendo “false notizie” sugli attacchi e sulle attività di sicurezza svolte dalle autorità. Secondo i detrattori, la nuova legge impedisce di fatto ai giornali più piccoli e di opposizione di dare informazioni indipendenti sugli attacchi nel paese, perché rischierebbero multe non sostenibili per le loro scarse risorse economiche.