Chi ha vinto le elezioni in Sri Lanka
Il partito del primo ministro ha ottenuto la maggioranza relativa, ma la vera notizia è la sconfitta del potente ex presidente Mahinda Rajapaksa
In Sri Lanka il Partito dell’Unità Nazionale (UNP), quello a cui appartiene l’attuale primo ministro Ranil Wickremesinghe, ha vinto le elezioni parlamentari guadagnando diversi seggi e sconfiggendo il Partito della Libertà (SLFP). Lo sconfitto principale, però, è secondo tutti gli osservatori Mahinda Rajapaksa, l’ex presidente dello Sri Lanka che dopo la sconfitta alle presidenziali dello scorso gennaio si era candidato per un seggio in parlamento con l’ambizione di diventare primo ministro. L‘UNP ha ottenuto il 45,7 per cento dei voti e 106 seggi su 225, lo SLFP ha ottenuto il 42,4 per cento dei voti e 95 seggi. Ora il presidente dello Sri Lanka darà a Ranil Wickremesinghe l’incarico di formare un nuovo governo, che sarà probabilmente sostenuto da una coalizione con alcuni parlamentari dell’SLFP.
Se non ci avete capito moltissimo, non è detto che non siate stati attenti: la situazione politica dello Sri Lanka è effettivamente piuttosto complicata. Lo Sri Lanka è una repubblica semi-presidenziale: la carica più importante è quella del presidente della Repubblica, che controlla le forze armate e presiede il governo. Parte dei poteri del presidente sono però condivisi col primo ministro, nominato dal presidente ed espresso dal partito politico più forte in Parlamento. Al momento il presidente dello Sri Lanka è Maithripala Sirisena, che è anche il leader del SLFP, ma che è stato eletto lo scorso gennaio a capo di una coalizione di partiti di opposizione, sconfiggendo il candidato del SLFP Mahinda Rajapaksa. Sembra un errore ma non lo è: Sirisena si era candidato contro Rajapaksa per cercare di interrompere il suo lungo e controverso governo, accusandolo di aver accentrato troppi poteri nelle sue mani. Siccome Sirisena apparteneva al SLFP come Rajapaksa ed era stato espulso dal partito, ma dopo la vittoria di gennaio era stato riammesso ed eletto leader del partito (il cui statuto prevede che se un membro del partito diventa presidente diventa automaticamente leader del partito). Da allora l’SLFP è sostanzialmente diviso in due parti, tra i sostenitori di Rajapaksa e quelli di Sirisena. Prima delle elezioni parlamentari Sirisena aveva anche detto che avrebbe nominato Wickremesinghe primo ministro in ogni caso.
Secondo molti osservatori queste elezioni erano di fatto un nuovo referendum su Rajapaksa, che ha ammesso la sconfitta spiegando che ora farà opposizione “votando le buone leggi e non le cose sbagliate”. Per quanto il suo partito abbia perso, Maithripala Sirisena secondo gli osservatori è uscito molto rafforzato dalle elezioni: a gennaio era stato eletto più per un voto anti-Rajapaksa che grazie a suoi meriti particolari, ma dopo otto mesi di governo sembra che sia riuscito a costruirsi una reputazione credibile anche se, come aveva spiegato l’Economist, non è riuscito ad attuare le riforme che aveva promesso. La decisione di indire nuove elezioni era stata proprio di Sirisena, che lo scorso luglio aveva sciolto il Parlamento nella speranza di ottenere un più ampio sostegno.
Rajapaksa è stato presidente dello Sri Lanka dal 2005 al 2015 e negli anni è stato allo stesso tempo molto apprezzato e criticato, per aver accentrato su di sé molti poteri e per le brutali repressioni con cui ha messo fine alla guerra civile fra lo Sri Lanka e le cosiddette Tigri Tamil (LTTE), un movimento che nel 1983 aveva iniziato una rivolta per ottenere l’indipendenza nel nord del paese. La guerra civile ha causato in tutto la morte di circa 100mila persone. Le azioni dell’esercito che hanno portato alla fine della guerra civile sono state oggetto di grandi critiche e indagini da parte del Tribunale Penale Internazionale. Ma Rajapaksa, da anni, era anche accusato di avere riempito il governo di suoi parenti – e in generale di essersi circondato da politici corrotti – e di essere molto duro con i giornalisti.