I vinili di Lodenice

Una delle più grandi aziende al mondo che produce vinili si trova in un paesino ceco, fondata durante il regime comunista: oggi i suoi affari prosperano

Un'impiegata al lavoro nella GZ Media, Repubblica Ceca, 1 giugno 2015. 
(MICHAL CIZEK/AFP/Getty Images)
Un'impiegata al lavoro nella GZ Media, Repubblica Ceca, 1 giugno 2015. (MICHAL CIZEK/AFP/Getty Images)

Che il vinile sia tornato di moda è un fatto ormai acclarato e di cui si è scritto moltissimo negli ultimi anni, malgrado qualcuno ogni tanto ancora venga fuori con un articolo sul “ritorno del vinile”. Dopo essere stato messo da parte negli anni Ottanta – prima per le cassette e poi per i CD – a partire dal Duemila è tornato sempre più di moda: nel 2011 negli Stati Uniti sono stati venduti 3,9 milioni di vinili, che sono diventati 9,2 milioni nel 2014. Il fenomeno ha anche qualche ripercussione inaspettata, come quella di riportare ai tempi d’oro una fabbrica altrimenti dimenticata in un paesino della Repubblica Ceca.

Lodenice si trova a circa 25 chilometri a ovest di Praga; è abitata da 1.800 persone, l’8 per cento delle quali lavora alla GZ Media, un’azienda che produce vinili. All’epoca del comunismo, il 90 per cento degli abitanti di Lodenice lavorava nella fabbrica, che allora era proprietà dello stato. Rick Lyman ha raccontato sul New York Times la storia di Lodenice, della sua fabbrica di vinili, che era destinata a scomparire ma in dieci anni è diventata una delle più prolifiche al mondo nel settore, e del suo proprietario Zdenek Pelc, 64 anni.

Nel secolo scorso tutto a Lodenice ruotava attorno alla produzione tessile, tanto che l’edificio centrale di GZ Media era originariamente una fabbrica di tessuti. Successivamente, grazie all’abilità degli abitanti nel lavorare il legno, gli operai iniziarono a costruire le parti in legno dei grammofoni. Le autorità comuniste decisero allora di spostare nella città la produzione di tutti i vinili del paese.

Ai tempi del comunismo a Lodenice venivano prodotti anche i dischi destinati al mercato occidentale e vietati nell’Unione Sovietica. I dischi prodotti per gli abitanti del posto invece accompagnavano matrimoni, funerali e celebrazioni patriottiche, oppure erano incisioni di fiabe e successi di artisti autorizzati dal regime. Con la caduta del comunismo l’azienda fu privatizzata e Pelc diventò dapprima uno degli azionari e poi l’unico proprietario. Anziché abbandonare la produzione di vinili e dedicarsi solo a quella di cassette e CD, come fece la maggior parte delle industrie musicali all’inizio degli anni Novanta, Pelc decise di continuare a produrre vinili. Mantenne in funzione solo i macchinari necessari alle esigue richieste di pochi appassionati, e conservò in magazzino gli altri, da cui attingeva per sostituire i pezzi. Nel 1994 l’azienda produsse 300 mila dischi; nel 2014 sono diventati 14,5 milioni. Quest’anno Pelc si aspetta di farne uscire dalla sua fabbrica 20 milioni, superando rivali come la United Record Pressing di Nashville e la Optimal Media di Röbel, in Germania. «Sinceramente se qualcuno mi avesse detto che il vinile sarebbe ritornato, non gli avrei creduto», commenta.

Nel frattempo anche Lodenice è cambiata molto. Negli anni Novanta è stata costruita un’autostrada che la collega a Praga e permette di raggiungerla in solo mezz’ora: molte persone stanche di vivere nella capitale si sono trasferite qui, dove sono state costruite nuove case e il paesino si è ingrandito fino a diventare una piccola città, con cinque ristoranti e un centro commerciale. Il legame con la fabbrica di vinili si è affievolito, anche se Pelc resta una figura importante in città e viene invitato agli eventi più significativi. A causa dell’aumento degli affitti, molti dei 1.400 operai di GZ Media sono diventati pendolari.

Michael Sterba, direttore esecutivo di GZ Media, spiega che «la richiesta di vinili è cresciuta stabilmente dal 2005 ma si è impennata negli ultimi anni», ma è anche piuttosto realista sul futuro dei suoi affari: Solo uno scemo può pensare che questa moda durerà per sempre. Forse scomparirà nel giro di pochi anni. Chi lo sa? Nessuno può saperlo». Sterba ha accompagnato Lyman a visitare l’azienda, dove gli operai incidono con una punta di diamante solchi sottili su una lastra di rame che diventerà la copia madre: in tutto il mondo sono rimaste soltanto 23 macchine per svolgere questa operazione. Altri operai invece scaldano i dischi in vinile, li appoggiano su un piatto di nickel tratto dal disco madre e li pressano con un macchinario che imprime una pressione di circa 150 tonnellate. A quel punto il disco viene fatto raffreddare su un alto perno metallico per 16 ore. GZ Media possiede 49 presse, tra cui sei recentemente costruite da un’azienda ceca su precise indicazioni della fabbrica: sono i primi nuovi macchinari impiegati nella produzione di vinili da decenni. I tecnici dell’azienda sono alla continua ricerca di macchinari abbandonati in giro per il mondo, in particolare in Africa: «un buon posto dove cercare», dice Sterba.