L’ostaggio dell’ISIS Kayla Mueller fu stuprata da al Baghdadi prima di morire
Diventò la sua schiava sessuale, dice l'antiterrorismo statunitense: era tenuta in ostaggio insieme a due ragazze yazide
Secondo alcune fonti dell’antiterrorismo americano Kayla Mueller, la 26enne statunitense morta mentre era ostaggio dell’ISIS lo scorso febbraio, fu stuprata diverse volte da Abu Bakr al Baghdadi, il capo dello Stato Islamico. La famiglia di Mueller ha confermato ad alcuni siti di news americani di avere ricevuto la notizia dalle autorità statunitensi. I suoi genitori hanno detto ad ABC: «Ci hanno detto che Kayla fu torturata, che era proprietà di al Baghdadi. Ci hanno informati a giugno». La morte di Mueller era stata confermata dalla Casa Bianca il 10 febbraio, dopo che l’ISIS aveva diffuso la notizia che Mueller era stata uccisa in un bombardamento compiuto dalla Giordania in Siria.
Delle violenze sessuali subìte da Mueller ne aveva scritto per primo il giornale britannico Independent. I dettagli della sua prigionia sono stati ricostruiti da funzionari statunitensi sulla base delle testimonianze di due ragazze yazide che per un periodo furono tenute in ostaggio assieme a Mueller. Tutte e tre le donne, scrive il New York Times, erano state fatte diventare schiave sessuali dell’ISIS all’interno di quello schema meticoloso e pianificato raccontato da un’inchiesta molto documentata della giornalista del New York Times Rukmini Callimachi.
Nel periodo in cui subì violenze sessuali da al Baghdadi, scrive ABC, Mueller era tenuta prigioniera nella casa di un altro importante leader dell’ISIS, il tunisino Abu Sayyaf, incaricato delle operazioni di contrabbando del petrolio. Al Baghdadi, stando a quanto hanno ricostruito i funzionari dell’antiterrorismo statunitensi, frequentava regolarmente la casa di Sayyaf, ucciso lo scorso maggio durante un raid delle forze speciali americane in Siria. Le due ragazze yazide hanno raccontato che Mueller veniva tenuta legata a una sedia della stanza dove le tre donne erano tenute prigioniere. Quando al Baghdadi entrava nella stanza la portava via. La madre ha detto: «Restava per un po’ di tempo nella stanza di al Baghdadi e poi tornava piangendo e raccontava alle altre ragazze quello che era successo».
Mueller veniva dall’Arizona ed era andata in Siria con l’organizzazione internazionale umanitaria “Support to Life”. Era stata rapita il 4 agosto del 2013 in Siria mentre lavorava in un ospedale di Medici Senza Frontiere. La sua morte era stata annunciata il 6 febbraio dall’ISIS. Quattro giorni dopo la famiglia aveva pubblicato una lettera che aveva ricevuto da Mueller nel 2014, in cui la ragazza diceva di essere in un posto sicuro e di essere trattata con rispetto e massima gentilezza.