In Turchia si va alle elezioni anticipate?
Non c'è un governo dalle elezioni di giugno, gli ultimi colloqui tra i due principali partiti sono falliti: si parla di tornare a votare in autunno
Giovedì i rappresentanti dei due principali partiti politici della Turchia si sono incontrati per cercare di trovare un accordo per la formazione di un governo che manca dalle ultime elezioni del 7 giugno. I due partiti sono l’AKP, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di cui fa parte anche il presidente Recep Tayyp Erdoğan, e il CHP, il Partito Popolare Repubblicano di Kemal Kılıçdaroğlu. Un accordo tra l’AKP e il CHP – che sono storicamente avversari e in cattivi rapporti – si è reso necessario per il fatto che alle ultime elezioni nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi. L’AKP ha detto che, dopo il fallimento degli ultimi colloqui, è probabile che vengano indette nuove elezioni parlamentari, forse per il prossimo autunno.
Dai colloqui degli ultimi giorni tra AKP e CHP si è raggiunto l’accordo su diverse questioni, ma sono rimaste delle differenze significative sull’istruzione, sulle posizioni in politica estera e sul ruolo del presidente. Una delle differenze più rilevanti tra i due partiti è il loro rapporto con la religione islamica: l’AKP è un partito conservatore di ispirazione islamista, e già in passato è stato accusato di voler “islamizzare” il paese e di voler rafforzare di molto i poteri del governo e soprattutto del presidente della Repubblica. Il CHP è invece il principale partito di opposizione e ha orientamento repubblicano, laico e kemalista, in riferimento all’uomo considerato il padre della repubblica turca, Mustafa Kemal Atatürk. Di recente Kılıçdaroğlu, il leader del CHP, ha cercato di cambiare l’immagine del suo partito, storicamente legata alla vicinanza con l’esercito turco – garante della laicità del paese e più volte autore di colpi di stato, nella storia del paese – schierandolo su posizioni più socialdemocratiche.
Una delle questioni di maggior divisione tra i due partiti è il ruolo del presidente della Repubblica. Da quando è stato eletto presidente, Erdoğan ha cercato di accentrare su di sé molti poteri: alle ultime elezioni Erdoğan sperava di vincere con un margine molto più ampio, in modo da garantire al suo partito i seggi necessari per cambiare la Costituzione (servono i due terzi dei voti del Parlamento) o almeno per approvare un emendamento costituzionale e poi confermarlo tramite referendum (in questo caso è richiesta una maggioranza meno larga). Alle elezioni di giugno, invece, l’AKP è andato molto meno bene di quanto si aspettavano in molti, perdendo circa l’8 per cento dei voti rispetto alle precedenti parlamentari. Per questa ragione, scrive al Jazeera, Erdoğan sembra vedere con favore delle elezioni anticipate, da fissare possibilmente per questo autunno.
Un altro punto di divisione, stando a quanto ha detto alla stampa il leader dell’opposizione Kılıçdaroğlu, è stata la forma di alleanza proposta dall’AKP al CHP. Hurriyet scrive che mentre il CHP cercava un accordo su un’alleanza in grado di portare alla formazione di un governo che durasse nel tempo, l’AKP ha proposto un accordo per un governo transitorio, con l’obiettivo principale di arrivare a nuove elezioni anticipate. Altre difficoltà sono state legate al particolare momento di attivismo dell’esercito turco oltre i suoi confini meridionali: dalla fine di luglio, e in particolare dall’attentato compiuto dall’ISIS nella città turca di Suruc, la Turchia ha cominciato a bombardare alcune postazioni dell’ISIS nel nord della Siria e alcune postazioni dei curdi del PKK nel nord dell’Iraq. L’opposizione turca ha accusato Erdoğan di voler provocare un collasso dell’intera regione pur di sollevare un clima anti-curdi in vista di prossime eventuali nuove elezioni.
Dopo il fallimento dei colloqui tra i due partiti turchi non c’è ancora certezza di cosa succederà ora: la data delle elezioni anticipate, se ci saranno, verrà decisa presto dalla Commissione elettorale turca.