È un buon momento per i pneumatici
L'industria delle gomme sta traendo grandi vantaggi dal crollo del prezzo del petrolio, per due ragioni
di Javier Blas – Bloomberg
Ci sono poche aziende che possono festeggiare il recente crollo del prezzo del petrolio più di un grande produttore di pneumatici. Per grandi marchi del settore, come Bridgestone, Michelin, Goodyear, Continental e Pirelli, costi più bassi per il petrolio significano minori costi di produzione per la gomma sintetica (il materiale usato nella produzione dei pneumatici) ma anche un aumento di domanda, perché la gente guida di più macchine e moto.
«Stiamo attraversando un bel periodo», ha detto il direttore finanziario di Continental, Wolfgang Schaefer, annunciando un aumento del 25 per cento dei profitti nel secondo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Sembra che gli investitori siano d’accordo: il valore delle azioni delle cinque maggiori aziende produttrici di pneumatici al mondo ha cominciato a salire ripidamente nello stesso periodo in cui il prezzo del petrolio è crollato. Se guardiamo a Goodyear, il più grande produttore negli Stati Uniti, notiamo una crescita del valore delle azioni del 25 per cento durante lo scorso anno. Lo S&P500, un indice che raccoglie l’andamento ponderato delle maggiori 500 aziende quotate alla borsa di Wall Street (comprendendo quindi anche i produttori di petrolio), è cresciuto solo del 7,4 per cento nello stesso periodo.
L’andamento delle azioni dei maggiori produttori di pneumatici. Continental (in rosso) è quella che ha ottenuto i risultati migliori davanti a Pirelli (viola), Bridgestone (verde), Goodyear (bianco) e Michelin (azzurro)
Ci vogliono circa 26 litri di petrolio per produrre abbastanza gomma sintetica da costruire uno pneumatico. Il prezzo del petrolio si è dimezzato nel corso dello scorso anno e questo permette di aumentare i margini di profitto delle aziende nel settore dei pneumatici: nel primo trimestre di quest’anno sono cresciuti del 27,5 per cento, il valore più alto degli ultimi 15 anni, secondo i dati elaborati da Bloomberg.
Un prezzo del petrolio più basso vuol dire però anche un più basso prezzo dei carburanti: benzina e diesel. Questo vuol dire che le persone guidano più spesso e compiono più viaggi in macchina. Più persone che guidano più a lungo vuol dire «più pneumatici che vengono consumati sull’asfalto», ha detto il direttore finanziario di Goodyear, Richard J. Kramer. Più i pneumatici si consumano, più le persone devono cambiarli e ne comprano altri, aumentando ulteriormente i profitti delle aziende che li producono.
Negli Stati Uniti i consumatori hanno risposto in maniera particolarmente forte al calo dei prezzi della benzina: a maggio (mese a cui corrispondono gli ultimi dati disponibili) hanno viaggiato per circa 442 miliardi di chilometri, un valore record che supera quello di agosto 2008, poco prima che iniziasse la fase più grave della crisi economica globale.
© Bloomberg 2015