Perché la Cina ha svalutato lo yuan
Una decisione improvvisa e drastica – che ha provocato il peggiore crollo giornaliero nel prezzo dello yuan negli ultimi vent'anni – spiegata ai profani
Martedì 11 agosto la Banca Popolare Cinese, cioè la banca centrale della Cina, ha svalutato la moneta nazionale, lo yuan, dell’1,9 per cento; il giorno dopo, di un altro 1,6 per cento. La mossa è stata abbastanza inaspettata e ha causato il peggiore crollo giornaliero nel prezzo dello yuan negli ultimi vent’anni. La Banca Popolare Cinese ha detto che si tratta di una misura “una tantum” che non si ripeterà e che serve per rendere le contrattazioni che riguardano lo yuan più governate dal mercato libero.
Cosa vuol dire svalutare
Svalutare una moneta vuol dire, sostanzialmente, fare valere di meno i soldi. Le banconote non hanno un valore in sé ma valgono in proporzione delle cose che possono acquistare: se 10 yuan possono comprare 10 bottiglie di latte, uno yuan vale una bottiglia di latte; ma se il giorno dopo con 10 yuan si possono comprare solo 5 bottiglie di latte, vuol dire che ogni yuan vale solo mezza bottiglia di latte e che quindi si è svalutato. Nel mercato delle monete, però, il paragone che conta non è quello con beni di consumo generali come le bottiglie di latte, ma quello fra monete di altri paesi: se sostituiamo la parola “dollaro” a “bottiglia di latte” tutto è molto più chiaro. Se lo yuan viene svalutato, le persone in Cina possono scambiare i loro soldi con meno dollari di quanto potessero fare prima.
Cosa ha fatto realmente la Cina
Il mercato finanziario cinese è meno libero di quelli occidentali: l’intervento dello Stato è ancora molto rilevante e molte operazioni non sono permesse o sono più difficili da effettuare. Per quanto riguarda lo yuan, finora la Cina permetteva al mercato di fare oscillare il prezzo della moneta nazionale in un arco del 2 per cento (massimo +2 per cento, minimo -2 per cento) attorno a un valore di riferimento deciso dalla Banca Popolare Cinese. Questo valore però era spesso deciso in maniera indipendente rispetto a quanto deciso dal mercato: poteva accadere che in una giornata di contrattazioni lo yuan fosse diventato più debole rispetto al dollaro ma il giorno dopo il valore di riferimento deciso dalla Banca Popolare fosse invece più alto, con uno yuan forte sul dollaro. Con la decisione di martedì il valore di riferimento di ogni giorno dovrà coincidere con quanto deciso dal mercato il giorno precedente.
Perché è stato svalutato lo yuan
Le ragioni per una svalutazione così improvvisa sono diverse. La Banca Popolare Cinese ha detto di averlo fatto perché il valore dello yuan si era allontanato troppo negli ultimi tempi da quello ritenuto valido dal mercato. Inoltre la Cina tenta da tempo di far diventare lo yuan una moneta di riferimento per il mercato globale, ma il Fondo Monetario Internazionale aveva detto che le sue oscillazioni non erano abbastanza libere perché lo yuan potesse essere incluso nel gruppo delle monete di riserva, di cui fanno parte il dollaro, l’euro, la sterlina e lo yen. Un’ altra valida ragione per svalutare la moneta sono le esportazioni: nell’ultimo anno la crescita dell’economia cinese è rallentatata molto e le esportazioni sono diminuite. Svalutando lo yuan, i prodotti cinesi diventano meno costosi per i consumatori degli altri paesi che quindi ne domandano una maggiore quantità, facendo aumentare le esportazioni; allo stesso modo, però, per i cinesi diventa più costoso acquistare prodotti dall’estero, e questo è il motivo per cui i titoli delle società che esportano molto in Cina – per esempio il cosiddetto settore del lusso – stanno andando molto male in Borsa in queste ore.
Le conseguenze della svalutazione
Se una svalutazione può sicuramente aiutare il settore delle esportazioni, ci sono comunque delle controindicazioni. Se una moneta vale poco, molti investitori decideranno di venderla per trasferire la loro ricchezza in un’altra valuta: scambiando tutti i propri yuan in euro, per esempio. Questo fenomeno comporta una fuoriuscita di capitali (quindi di denaro) dal paese, che non è una cosa buona perché fa calare gli investimenti in quell’economia.
Anche gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo nella decisione della Banca Popolare Cinese. Il mercato finanziario cinese si trova in un periodo molto difficile, e per cercare di risolvere la situazione le autorità cinesi hanno abbassato molto i tassi d’interesse. Negli Stati Uniti invece è previsto un aumento dei tassi d’interesse entro la fine dell’anno. In questa eventualità molte persone decideranno di vendere yuan per comprare dollari: un tasso d’interesse più alto permette di fare più soldi, a parità del valore delle due monete. Una fuoriuscita di capitali così grande comporterà una forte svalutazione che non può convivere con un valore di riferimento deciso arbitrariamente dalla Banca Popolare Cinese.
C’è da fidarsi?
Il timore di molti analisti finanziari è che questa apertura delle autorità cinesi verso un mercato più libero sia poco affidabile. È probabile che nei prossimi mesi lo yuan venga svalutato molto dal mercato: bisognerà vedere allora se la Cina continuerà a rimanere fedele a questa decisione o deciderà di intervenire per evitare che la moneta nazionale diventi troppo debole.