Il Metalist di Kharkiv e la guerra in Ucraina
Una squadra di calcio che è stata tra le più forti in Ucraina dell'ultimo decennio è finita travolta da vicende romanzesche legate ai guai del paese
di Pietro Cabrio
Due anni fa il Metalist di Kharkiv era una delle squadre più forti e ricche del campionato di calcio ucraino. Ora invece il proprietario è accusato di aver finanziato le milizie filorusse che combattono per l’autonomia delle regioni orientali dell’Ucraina, non si sa dove sia, e la società calcistica rischia il fallimento.
Kharkiv è la seconda città più grande d’Ucraina e si trova nella parte orientale del paese, a poche decine di chilometri dal confine russo. Per l’Ucraina è una città storicamente molto importante: per diciotto anni, dal 1917 al 1935, fu la capitale della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina all’interno dell’URSS, e da sempre è uno dei centri culturali, scientifici e industriali più importanti del paese. Oggi a Kharkiv hanno sede alcune delle più grosse industrie meccaniche e belliche d’Europa.
Kharkiv è distante circa trecento chilometri dall’altra grande città di Donetsk – al centro della guerra –e duecento dal fronte dei combattimenti fra esercito ucraino e separatisti filorussi. Nonostante la distanza, nei primi mesi del 2014 la guerra è arrivata anche Kharkiv: a marzo e aprile di un anno fa alcuni sostenitori dei separatisti occuparono la sede amministrativa regionale e nei mesi successivi fecero esplodere diverse bombe nei pressi di alcuni edifici della città usati dall’esercito ucraino. Da mesi la situazione sembra essersi stabilizzata anche se continuano a esserci sporadici attentati. L’ultimo, a fine febbraio, ha causato la morte di due persone.
La squadra di calcio più importante di Kharkiv è il Metalist (il nome fu dato alla squadra nel 1965, in relazione ai lavoratori delle industrie di metalli della città), che insieme allo Shakhtar Donetsk, alla Dynamo Kiev e al Dnipro è una delle società più famose del paese. Dall’indipendenza ucraina e dalla nascita del nuovo campionato nazionale nei primi anni Novanta il Metalist non ha dapprima raggiunto alti livelli di competitività: quattro anni in seconda divisione, tanti piazzamenti a metà classifica e un solo secondo posto, nel 2004.
Ma nel 2006 le prospettive cambiarono radicalmente quando Oleksandr Yaroslavsky, imprenditore e decimo uomo più ricco del paese, ex parlamentare e una delle personalità più influenti in Ucraina, rilevò la società. Nei suoi sei anni di presidenza Yaroslavsky investì più di trecento milioni nello sviluppo del calcio a Kharkiv. Promosse e in parte finanziò la costruzione dell’OSK Metalist, uno stadio multifunzionale da quarantamila posti che diventò il campo del Metalist e una delle sedi dei campionati europei del 2012. Costruì il centro di allenamento principale del Metalist seguendo gli standard delle migliori società europee e aprì un’accademia giovanile cittadina. Dal 2006 al 2012 il Metalist si piazzò per sei volte terzo e una volta secondo in campionato. In Europa League arrivò agli ottavi di finale nel 2009 e ai quarti nel 2012. Oltre alla squadra di calcio, Yaroslavsky investì centinaia di milioni di euro anche nella città di Kharkiv e nella realizzazione di alcune importanti strutture cittadine.
Ma nel 2012 Il “Re di Kharkiv”, come spesso viene chiamato Yaroslavsky, fu costretto in circostanze ancora misteriose a vendere il Metalist al magnate allora ventisettene Serhiy Kurchenko, proprietario della società Gas Ukraine e considerato da diversi media nazionali molto vicino all’allora presidente ucraino Viktor Yanukovich, a suo figlio Oleksandar e alle istituzioni russe. Kurchenko entrò in società dichiarando di non volersi accontentare del terzo posto come il suo predecessore ma di puntare al titolo nazionale e alla Champions League.
Nel 2013, ancora eredità della gestione Yaroslavsky, il Metalist arrivò ai playoff di Champions League dopo aver eliminato nel terzo turno il PAOK Salonicco. A quel punto però l’UEFA decise di squalificare gli ucraini dalle competizioni internazionali perchè sotto indagine per un presunto caso di combine in una partita di campionato contro il Karpaty Lviv giocata nel 2008.
Da qui cominciò una serie di guai per il Metalist, col tempo sempre più gravi. Durante la stagione senza giocare in Europa, in Ucraina cominciò la contestazione contro il presidente Viktor Yanukovich, che poi portò all’impeachment, alla sua fuga all’estero e alla guerra con i ribelli filorussi. A marzo l’Unione Europea bloccò le proprietà di Yanukovich e delle persone a lui più vicine. Kurchenko, che rientrava nella lista in quanto sospettato di aver guadagnato nel settore energetico grazie ai suoi rapporti privilegiati con alcune delle più importanti cariche governative, fece perdere le proprie tracce e si immagina senza certezze che si trovi in Russia. A febbraio l’allenatore Miron Markevich dichiarò alla stampa che i giocatori non venivano pagati da tre mesi e che la situazione all’interno del club era diventata incontrollabile. Senza presidente e senza soldi, nell’estate del 2014 tutti i giocatori stranieri più forti del Metalist ancora in squadra (Marlos, Gomez, Azevedo, Willian, Sosa e Cristaldo) se ne andarono. Quelli che rimasero resistettero fino a gennaio, poi lasciarono Kharkiv anche loro. Come prevedibile, l’ultima stagione ne ha risentito: il Metalist è arrivato sesto a fine campionato e ha giocato una pessima Europa League.
Ora in squadra restano solo giocatori ucraini. Due anni fa la rosa completa aveva un valore complessivo di circa cento milioni di euro, oggi ne vale poco più di dieci. Di Kurchenko non si hanno ancora notizie, salvo qualche breve dichiarazione alla stampa, ma in ogni caso è improbabile che torni in Ucraina dove è indagato per evasione fiscale, appropriazione indebita e per aver finanziato le milizie filorusse. Le autorità ucraine sostengono che nel corso degli anni Kurchenko, grazie ai rapporti con Yanukovich, abbia potuto comprare gas ad un prezzo ridotto per poi rivenderlo ad un prezzo molto conveniente. Il gas gli sarebbe stato venduto anche dalla società russa Gazprom, in modo da creare dei fondi neri da girare al governo Yanukovich e ai separatisti.
A metà luglio il Metalist ha preso parte regolarmente all’inizio della nuova stagione del campionato ucraino ma dopo quattro partite è in quinta posizione con sei punti. I pochi soldi nelle casse della società, che risulta essere ancora sotto il controllo di Kurchenko e del suo staff, sono stati usati per pagare alcune mensilità arretrate e per sistemare la squadra in vista della nuova stagione. Pochi mesi fa il fallimento sembrava inevitabile, oggi la società è ancora in piedi ma non si sa con certezza come e per quanto possa starci.
Secondo quanto riportato nei primi mesi del 2015 dal sito sportivo ucraino Tribuna, Oleksandr Yaroslavsky potrebbe considerare l’ipotesi di tornare alla guida della società, la stessa o un’altra rifondata dopo un eventuale fallimento.