La Germania ha fatto cadere le accuse di tradimento contro due giornalisti
Avevano pubblicato documenti riservati sui programmi di sorveglianza del governo, che però è intervenuto per far chiudere l'indagine: ci sono molte domande ancora aperte
I procuratori tedeschi hanno fatto cadere le accuse di tradimento contro due giornalisti, che erano accusati di aver pubblicato materiale coperto da segreto riguardo le attività di spionaggio e sorveglianza online del governo. È una storia di cui si è discusso molto negli ultimi tempi in Germania, anche perché il governo federale era contrario all’indagine contro i giornalisti e per questo la settimana scorsa ha rimosso dall’incarico l’allora procuratore federale, Harald Range.
La storia è cominciata lo scorso 25 febbraio, quando il sito tedesco di news Netzpolitik – specializzato in questioni di internet, privacy, trattamento dei dati e libertà di informazione – ha pubblicato un articolo che raccontava i piani dell’intelligence tedesca per ottenere nuovi fondi ed espandere la sorveglianza delle attività online; un altro articolo, pubblicato il 15 aprile, raccontava del progetto di creare un’unità speciale per monitorare i social media. Entrambi gli articoli si basavano sui contenuti di documenti riservati.
Il 31 luglio il procuratore federale della Germania, Harald Range, aveva annunciato di aver messo sotto indagine il direttore di Netzpolitik, Markus Beckedahl, e un altro giornalista – Andre Meister – per tradimento. La notizia ha provocato molte proteste da parte delle associazioni a tutela della privacy e dagli altri giornalisti, che hanno accusato la magistratura di voler limitare la libertà di stampa; Range invece aveva difeso la sua decisione e secondo i giornali aveva il sostegno di gran parte dei suoi colleghi. La procura aveva fatto sapere di aver aperto un’indagine dopo una denuncia dell’agenzia tedesca che si occupa dell’intelligence interna. I due giornalisti avevano reagito dicendo che non si sarebbero fatti intimidire. In Germania l’ultima indagine per tradimento contro un giornalista risaliva a più di cinquant’anni fa – nel 1962, contro i giornalisti dello Spiegel – e l’allora ministro della Difesa fu così contestato per aver sporto denuncia da trovarsi costretto a dimettersi.
La settimana scorsa però il ministro della Giustizia tedesco, Heiko Maas, che aveva criticato pubblicamente la decisione di aprire un’indagine per tradimento, ha rimosso dall’incarico il procuratore federale Harald Range, che a sua volta ha accusato il governo di interferire politicamente con l’operato della giustizia. Oggi l’ufficio del procuratore federale ha annunciato la chiusura del caso, spiegando che i documenti su cui si basavano gli articoli di Netzpolitik erano riservati ma non erano coperti da “segreto di stato”, quindi non esistono i margini per ipotizzare il reato di tradimento. La procura continuerà invece a indagare per scoprire la fonte dei documenti, cioè chi li ha passati ai giornalisti.
I giornalisti di Netzpolitik vogliono sapere comunque se e quanto sono stati messi sotto controllo dall’intelligence dal momento della pubblicazione degli articoli, e hanno detto di sperare che il loro caso spinga il governo a garantire maggiore protezione ai “whistleblower” – le persone che diffondono informazioni riservate per far emergere cose di interesse pubblico – in Germania. Al momento però è improbabile che accada una cosa del genere: il governo ha dei contestati progetti legislativi che renderebbero ancora più complicato sapere con precisione l’estensione dei programmi di sorveglianza e di intelligence, e punirebbero con severità le persone che dovessero rivelarlo. Sui giornali tedeschi si è persino ipotizzato che in questo caso il governo sia intervenuto non tanto per difendere i giornalisti quanto per approfittare della situazione per regolare dei conti e far fuori il procuratore federale, per sostituirlo con uno più gradito.
Come scrive lo Spiegel, infatti, anche per questo motivo dal punto di vista politico la questione è tutt’altro che chiusa. E inoltre il capo dell’agenzia dell’intelligence che ha sporto denuncia – Georg Maassen, che più volte ha criticato i giornalisti investigativi e il Parlamento per come monitorano le sue attività – è ancora al suo posto.
Range è andato, ma quello che rimane è un guaio che potrebbe far fuori altri politici, ministri e funzionari pubblico. Nel giro di pochi giorni a Berlino sono emerse alcune domande che riguardano il significato fondamentale di una democrazia. E fin qui le risposte a queste domande sono state insufficienti. In che modo i magistrati e i membri dell’intelligence percepiscono la libertà di informazione e la sua importanza? Quanto è davvero indipendente dalla politica il sistema giudiziario tedesco? I parlamentari incaricati di supervisionare le attività di intelligence sono davvero in grado di fare il loro lavoro?