Una brutta giornata in Turchia
Nel giro di poche ore ci sono stati due attentati a Istanbul (uno al consolato americano) e scontri tra esercito e curdi nella provincia di Sirnak: non è chiaro se le cose sono collegate
Questa mattina in Turchia, a Istanbul, due persone hanno attaccato il consolato degli Stati Uniti sparando alcuni colpi di arma da fuoco; poche ore prima una bomba era esplosa davanti a una centrale di polizia nel quartiere di Sultanbeyli, nel sud est della città. Sempre questa mattina ci sono stati degli scontri tra soldati dell’esercito turco e miliziani curdi nel sud della Turchia, nella provincia di Sirnak, e un’esplosione ha ucciso quattro agenti di polizia nella città di Silopi, sempre nella provincia di Sirnak. Per ora non si sa se i quattro avvenimenti siano legati tra di loro.
Con ordine. A Istanbul, nel quartiere di Sultanbeyli, nella notte tra domenica e lunedì è esplosa una bomba vicino a una centrale di polizia, e alcuni uomini hanno sparato contro gli agenti di guardia. In tutto sono morti due miliziani e un agente di polizia, e altre 10 persone sono rimaste ferite. Poche ore dopo due persone hanno sparato alcuni colpi di arma da fuoco contro l’edificio che ospita il consolato degli Stati Uniti, sempre a Istanbul: la polizia ha sparato a sua volta mettendo in fuga i due attentatori. Il governo turco ha confermato che uno dei due assalitori, entrambi donne, è stata arrestata dalla polizia dopo essere stata ferita in uno scontro a fuoco. La polizia ha anche sequestrato un furgone e diverse armi. La donna arrestata ha rivendicato l’attacco in nome del gruppo marxista DHKP-C, lo stesso che nel 2013 organizzò un attentato contro l’ambasciata statunitense ad Ankara.
Sempre nella mattinata di lunedì, nella città di Silopi nel sud della Turchia, l’esplosione di una mina ha ucciso quattro agenti di polizia che viaggiavano su un mezzo blindato, ferendone gravemente un quinto. L’esercito turco ha invece confermato che un soldato dell’esercito è morto e sette sono stati feriti dopo che l’elicottero su cui viaggiava è stato attaccato da alcuni miliziani curdi. Tra curdi e turchi la tensione è salita molto da quando la Turchia ha cominciato ad attaccare i miliziani curdi lungo il confine con la Siria. In risposta agli attacchi di questa mattina l’esercito turco ha bombardato alcuni obbiettivi legati al PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan a cui la Turchia ha attribuito gli attacchi di oggi. Il PKK è un partito politico e un gruppo armato curdo che per decenni ha combattuto per creare uno stato autonomo per i curdi e che è stato dichiarato fuorilegge in Turchia, nonostante il cessate il fuoco firmato nel 2013. Su questa mappa il segnalino rosso indica la città di Silopi:
Negli ultimi mesi la situazione politica della Turchia si è molto complicata e ne ha risentito parecchio la stabilità del paese, schiacciato tra la guerra in Siria e contro l’ISIS da una parte, e una divisione politica interna dall’altra. Dopo mesi di relativa inattività, l’esercito della Turchia ha deciso di bombardare alcune postazioni militari dello Stato Islamico (ISIS) oltre il confine con la Siria. L’ISIS però non era l’unico obiettivo dell’esercito turco: i caccia hanno bombardato anche le basi del PKK nelle zone montagnose del Kurdistan iracheno, nonostante il cessate il fuoco firmato nel 2013. Inoltre negli ultimi tempi la polizia turca ha fermato e arrestato più di mille presunti militanti del PKK e di movimenti di sinistra.
Questo cambio di strategia è arrivato in un momento delicato dal punto di vista politico per la Turchia, che sta ancora tentando di mettere insieme un governo dopo le elezioni dello scorso giugno, quando il partito di Erdogan ha perso la maggioranza parlamentare per la prima volta in dieci anni. Il partito di Erdogan ha perso seggi soprattutto nei confronti dell’HDP, una coalizione di sinistra che comprende anche movimenti curdi, alcuni direttamente collegati al PKK. Il leader dell’HDP, Selahattin Demirtas, ha accusato Erdogan e i suoi alleati di giocare col fuoco e di voler provocare un collasso dell’intera regione pur di sollevare un clima anti-curdi in vista di prossime eventuali nuove elezioni, mentre Cemil Bayik, leader del PKK, ha accusato la Turchia di voler proteggere l’ISIS attaccando i curdi.