Ritorno a Utøya
Quattro anni dopo la strage di Anders Breivik, per la prima volta ha riaperto il campo estivo dei giovani laburisti norvegesi
Quattro anni dopo la strage commessa da Anders Breivik in Norvegia nel luglio del 2011, un migliaio di giovani attivisti laburisti sono tornati per la prima volta sull’isola di Utøya. Per l’occasione il luogo sarà sotto stretta sorveglianza, protetto da barche della polizia e agenti armati. Il campo si svolgerà a partire da oggi venerdì 7 agosto e fino a domenica 9. Breivik a Utøya uccise 69 persone che avevano raggiunto l’isola per partecipare a un campeggio dei giovani laburisti norvegesi.
I luoghi dove si svolgerà il campo estivo dell’AUF, la sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese, ha subìto delle modifiche rispetto al passato: sono stati costruiti nuovi edifici accanto a quelli vecchi che sono stati ristrutturati, mentre nella caffetteria è stato mantenuto di proposito il segno dei proiettili in ricordo di quello che è accaduto quattro anni fa: lì dentro furono infatti uccisi 13 ragazzi. C’è anche un memoriale nel bosco dell’isola, dove agli abeti è stato appeso un grande cilindro di metallo con i nomi di 60 delle 69 vittime. Le famiglie dei restanti nove hanno rifiutato invece di far incidere i nomi dei loro figli. Il numero dei membri dell’AUF è aumentato di quasi il 50 per cento dopo la strage.
Il 22 luglio del 2011, Breivik collocò nella zona dei palazzi governativi di Oslo un’autobomba, la cui esplosione causò la morte di otto persone e il ferimento di altre 209. Poi raggiunse l’isola di Utøya, poco fuori città, dove era in corso un campo estivo dei giovani del partito laburista: era travestito da poliziotto, disse di essere arrivato per proteggere i ragazzi dopo l’attentato esplosivo a Oslo. Invece estrasse poi le armi e iniziò a sparare contro i partecipanti del campo estivo. Ne uccise 69, la gran parte a distanza ravvicinata, 34 dei quali con un’età compresa tra i 14 e i 17 anni. Altre 33 persone rimasero ferite sull’isola mentre cercavano di fuggire da Breivik.
Il 24 agosto del 2012 i giudici norvegesi stabilirono che Breivik era sano di mente e che quindi avrebbe scontato la condanna a 21 anni di carcere. La pena è il massimo previsto dall’ordinamento norvegese, ma potrà essere estesa se il condannato si rivelerà essere ancora un pericolo per la società. Durante il processo si era rifiutato di dichiararsi colpevole, giustificando le stragi con la necessità di “fermare l’islamizzazione della Norvegia”.