Perché vediamo le facce negli oggetti?
È un fenomeno conosciuto, si chiama "pareidolia": e ci permette di capire e usare le emoticon, per esempio
La pareidolia è quel meccanismo che porta il nostro cervello a ricondurre a forme note e sensate cose e oggetti di ogni tipo: è un’illusione causata dalla necessità del nostro cervello di semplificare ciò che vediamo. Una delle più comuni e diffuse semplificazioni conseguenti alla pareidolia ci porta a vedere in oggetti di ogni tipo delle facce, con specifiche espressioni: basta qualcosa che ci faccia pensare a degli occhi e a una bocca (già il naso è spesso non necessario) e in modo automatico e istintivo creiamo un volto, e gli associamo delle espressioni e degli stati d’animo. Il nostro cervello funziona così per comodità: per esempio è grazie a questa nostra capacità che riusciamo a percepire chiaramente il significato delle emoticon.
Un video del sito statunitense Vox spiega che in passato la pareidolia era associata alla psicosi, mentre negli ultimi anni è stata al centro di interessanti esperimenti scientifici, che hanno mostrato quanto è diffusa. Nel 2011 alcuni ricercatori mostrarono a delle persone dei volti nascosti in delle immagini confuse e poco chiare: il 90 per cento delle persone riconobbe le facce presenti – seppur apparentemente poco visibili – in ogni immagine. La cosa strana è che quando alle stesse persone furono mostrate immagini simili in cui però non era presente nessun volto, quattro persone su dieci continuarono a dire di vedere dei volti, in realtà assenti.
La pareidolia è anche stata spesso usata per spiegare quelle che potrebbero altrimenti sembrare delle percezioni paranormali. In molti casi la pareidolia ha poi anche portato le persone a vedere immagini religiose: il volto di Gesù, o quello della Madonna. BBC scrive che nel 2004 un toast le cui bruciature sembravano riprodurre il volto della Madonna è stato venduto su eBay per circa 40mila euro. Vox cita anche uno studio fatto nel 2013 dall’università di Helsinki, in Finlandia. Tra i 47 partecipanti allo studio alcuni erano religiosi, alcuni credevano nell’esistenza di fenomeni paranormali, altri ancora non credevano né a una né all’altra cosa. Lo studio ha dimostrato che religiosi e credenti in fenomeni paranormali tendevano – se sottoposti a immagini di vario genere – a percepire più facce rispetto agli altri.