I dieci candidati Repubblicani più forti
Sono quelli che vanno meglio nei sondaggi – in tutto sono ben 17 – e parteciperanno al primo dibattito tv per le primarie alla presidenza statunitense: chi sono e che storia hanno
Martedì sera il canale televisivo statunitense Fox News ha annunciato i nomi dei 10 candidati Repubblicani alle primarie per la presidenza degli Stati Uniti che parteciperanno al primo dibattito televisivo di questa campagna elettorale, previsto per il 6 agosto alle 21 (in Italia saranno le 3 del mattino del 7 agosto). I candidati Repubblicani alle primarie in tutto sono 17, ma sarebbe stato impossibile fare un dibattito televisivo con così tanta gente sul palco: quindi la rete ha deciso di selezionarne 10 basandosi sulla media di cinque recenti sondaggi fatti a livello nazionale.
Questi 10 candidati al momento sono quindi, di fatto, i dieci candidati più forti: anche perché partecipare all’atteso dibattito del 6 agosto probabilmente li farà diventare ancora più famosi e popolari. Gli altri 7 candidati parteciperanno a un dibattito televisivo “minore”, che si terrà sempre su Fox News il 6 agosto ma alle 17.
Dentro ogni foto, le facce e le storie dei dieci candidati:
Tra i candidati esclusi, il nome più grosso è quello di Rick Perry: due volte governatore del Texas, disastroso candidato nel 2012, questa volta ha condotto fin qui una campagna elettorale più composta e persino più moderata, criticando molto Donald Trump per i suoi toni radicali ed estremisti.
La ragione per cui ci sono così tanti candidati a queste primarie tra i Repubblicani è stata spiegata qualche settimana fa da Francesco Costa:
In breve, perché pensano che questa per loro sia la volta buona. Così come i Democratici stanno alla larga – il principio dell’alternanza nel 2016 li penalizza e c’è una candidata strafavorita – i Repubblicani pensano che nel 2016 l’aria che tira li avvantaggi (è vero) e che non c’è un candidato così forte da rendere l’impresa impossibile (è vero). Quindi chiunque pensi di avere anche una piccola chance dice “ora o mai più” e si candida.
Dopo la Seconda guerra mondiale solo una volta il partito che veniva da due mandati alla Casa Bianca ha rivinto le elezioni (George H. W. Bush nel 1988). Inoltre da anni negli Stati Uniti il clima è molto anti-incumbent: sfavorevole a chi governa, favorevole all’opposizione. La ripresa economica di questi anni negli Stati Uniti è stata costante ma lenta; gran parte dei nuovi posti di lavoro sono impieghi a bassa retribuzione; la situazione della classe media è lontana da quella precedente alla crisi. E anche nel 2000 – quando gli Stati Uniti venivano da un decennio di esplosione economica, e non c’erano guerre o attentati all’orizzonte, e il presidente uscente era molto popolare – le elezioni presidenziali, seppure per un pelo, le vinse George W. Bush.