Perché il prezzo del petrolio scende di nuovo
C'entrano la crisi della borsa in Cina, l'accordo sull'Iran e il petrolio di scisto (che cos'è?)
Nel corso del 2014 il prezzo del petrolio è sceso costantemente e notevolmente, passando dai 110 dollari al barile di maggio 2014 ai circa 50 dollari al barile di marzo 2015. Da marzo in poi sembrava invece che la tendenza si fosse invertita, e il prezzo del petrolio è risalito fino a circa 70 dollari al barile a giugno 2015. Da allora, tuttavia, il prezzo è sceso ancora fino ad arrivare sotto i 45 dollari al barile. Le ragioni del nuovo calo del prezzo del petrolio, , sono una produzione troppo alta per l’attuale consumo mondiale, il rallentamento dell’economia cinese e il recente accordo sul nucleare iraniano.
Cina
Come spiega Quartz, la crisi della borsa cinese – che ha perso tra giugno e luglio circa il 30 per cento del suo valore – sta avendo un effetto negativo anche sugli altri mercati, comprese le contrattazioni sul petrolio. Inoltre tutta l’economia cinese sta rallentando, facendo così diminuire la domanda di petrolio del paese e quindi, a produzione invariata, il suo prezzo.
Produzione
Se non fosse che nel frattempo sta anche aumentando la produzione. A causare il crollo dei prezzi del petrolio nel 2014 era stata anche la decisione dell’Arabia Saudita, uno dei più grandi produttori di petrolio del mondo, di aumentare la sua produzione e i livelli di esportazione del petrolio per contrastare l’espansionismo delle grandi società petrolifere statunitensi. In breve: tra il 2010 e il 2014 le grandi compagnie petrolifere americane avevano aumentato notevolmente il numero di impianti di estrazione del petrolio di scisto – idrocarburi conservati molto al di sotto della superficie terrestre, a cui si riesce ad accedere solo con alcune nuove e discusse tecnologie – e il numero di trivellazioni di esplorazione, l’Arabia Saudita allora aveva aumentato l’esportazione di petrolio e l’offerta sul mercato forzando così, a domanda costante, un calo dei prezzi che ha danneggiato le compagnie americane “convincendole” a rivedere i loro piani di espansione. Questa tabella di Quartz mostra il numero di trivelle in funzione negli Stati Uniti nel corso degli ultimi anni:
Dopo essere sceso notevolmente fino a marzo 2014, quindi, il prezzo del petrolio aveva ricominciato a salire lentamente. Da allora tuttavia le grandi compagnie statunitensi hanno ripreso i loro programmi di esplorazione petrolifera e rimesso in funzione diverse centinaia di trivelle con conseguente aumento dell’offerta e nuova discesa del prezzo.
L’Iran
Il terzo fattore alla base del nuovo calo del prezzo del petrolio ha a che fare con l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto il mese scorso, che tra le altre cose prevede un ammorbidimento delle sanzioni internazionali verso il paese e dell’embargo sull’esportazione del petrolio. L’Iran ha già aumentato la sua produzione di petrolio di circa 500.000 barili al giorno e nel giro di poche settimane potrebbe aumentarla ancora fino a circa 1 milione di barili in più al giorno, e riportare la sua produzione ai livelli precedenti alle sanzioni sull’esportazione imposte nel 2012, quando l’Iran era il secondo produttore di petrolio dell’OPEC. L’aumento delle esportazioni da parte dell’Iran farebbe aumentare ancora l’offerta di petrolio e ne farebbe diminuire ulteriormente il prezzo. Il governo iraniano non è tuttavia preoccupato dal calo del prezzo del petrolio che sarebbe causato da un incremento della loro produzione, visto che confida di raddoppiare le sue esportazioni e mantenere costanti i guadagni per lo stato. Questo grafico mostra i livelli di produzione di petrolio dell’Iran in termini di barili per giorno nel corso degli ultimi anni.