Londra tre anni dopo le Olimpiadi
Storie, progetti e foto di quel che ne è stato del Parco olimpico, fra affitti molto costosi, scivoli giganti e piscine pubbliche
Tre anni fa in questo periodo erano in corso le Olimpiadi di Londra, uno dei più importanti eventi sportivi mai tenuti nella capitale del Regno Unito. L’evento in sé è considerato ancora oggi un successo organizzativo – sia dal punto di vista delle gare sia della gestione di pubblico e atleti – mentre si discute ancora del suo elevato costo complessivo (circa 13,2 miliardi di euro) e dei numerosi interventi di ristrutturazione del Parco Olimpico, dove si sono svolte diverse competizioni. Il parco oggi è aperto al pubblico ma è tuttora interessato da numerosissimi progetti di costruzione di appartamenti – entro il 2030 ci abiteranno 10mila persone, secondo i piani – e di altri edifici come un campus universitario, un enorme spazio dedicato alle start up e uno scivolo gigante.
Dei costi e dell’effettiva utilità delle Olimpiadi per le città che le organizzano si parla da anni. Il tema è però tornato attuale nei giorni scorsi, quando la città di Boston ha ritirato la sua candidatura per ospitare le Olimpiadi estive del 2024. Martin J. Walsh, il sindaco di Boston, ha motivato la sua scelta spiegando non voler far ricadere gli eventuali costi imprevisti relativi all’organizzazione dei Giochi sui contribuenti della sua città. Il comune di Roma ha invece fatto la scelta opposta, e ha deciso di candidare la città per ospitare le Olimpiadi proprio per l’edizione del 2024 (al momento le altre città candidate sono Amburgo, Parigi e Budapest: la città vincitrice verrà scelta nel 2017).
Il solo fatto che le Olimpiadi di Londra siano portate da alcuni come esempio positivo, però, pone l’evento su un piano diverso e migliore rispetto a quanto avvenuto per esempio ad Atene – dove a 11 anni di distanza la quasi totalità delle strutture costruite per le Olimpiadi è stata abbandonata – e Torino, che ancora ha difficoltà a riconvertire il villaggio olimpico e parte delle strutture sportive. A distanza di pochi giorni, l’Economist e il Guardian hanno pubblicato un resoconto dei progetti completati e di quelli ancora in corso nel parco olimpico e nella zona adiacente, per cercare di dare una risposta alla domanda: ma quindi, ne è valsa la pena?
La zona
Il parco olimpico di Londra – chiamato Queen Elizabeth Olympic Park in onore di Elisabetta II – si trova a nordest del centro della città, e per buona parte è compreso nel municipio londinese di Newham. Nei giorni delle Olimpiadi i suoi impianti hanno ospitato le gare di atletica, nuoto, basket, pallamano, ciclismo e scherma. Il parco è stato costruito in una delle zona storicamente più povere di Londra, che negli ultimi anni ha inoltre registrato il più elevato aumento della popolazione della città: dal 2001 al 2015 i municipi di Newham e Tower Hamlets (che si trova a sudovest del Parco) hanno aumentato i propri residenti rispettivamente del 39 e del 45 per cento. Il tasso di disoccupazione è calato di qualche punto negli ultimi anni: in entrambi i municipi è attorno al 9 per cento (la media per la città di Londra è del 6,5 per cento). Ancora negli anni Duemila, la zona dove è stato costruito il parco ospitava rovine di vecchie industrie e zone disabitate.
La zona del villaggio olimpico nel 2005(AP Photo/Sergio Dionisio, File)
Fin dall’inizio dell’organizzazione, uno degli scopi di costruire il Parco olimpico a Newham e dintorni era riqualificare la zona. Il Guardian racconta che Ken Livingstone – sindaco laburista di Londra dal 2000 al 2008 – non era noto per essere un appassionato di sport né per apprezzare l’allora primo ministro laburista Tony Blair, grande sostenitore dell’evento: eppure appoggiò le Olimpiadi perché le riteneva «l’unico modo affinché il governo sganci miliardi di sterline per lo sviluppo dell’East End [la zona di Newham, Stratford e Tower Hamlets]».
Le case
In totale era prevista la costruzione di sei distretti abitativi. Una sola di queste è già utilizzata: si chiama East Village, può ospitare 2.818 persone ed è stata realizzata ristrutturando il villaggio olimpico dove alloggiavano gli atleti. Gli appartamenti dello East Village sono stati divisi in questo modo: metà sono stati destinati al mercato privato (il più economico dei quali costa circa 600 euro per una settimana di affitto), un quarto ad associazioni che le gestiscono assieme a privati a prezzi concordati, e un quarto ad affitto calmierato (le nostre “case popolari”). Le ultime due categorie di appartamenti sono considerati “economici” (il governo considera “economiche” le case destinate ad affitti calmierati in modo da non superare l’80 per cento del prezzo di mercato). Di conseguenza si è parlato di una formula 50/50 mercato privato/case “economiche”. Secondo il Guardian, sono cifre notevoli: negli ultimi anni la quota di case a prezzi economici previste in progetti privati nella città di Londra nei progetti privati è stata del 34 per cento e non comprendevano quasi mai le “case popolari”. Nei progetti originari, inoltre, la quota da destinare alle case “economiche” era del 35 per cento.
I problemi, però, sono due: in primo luogo, l’80 per cento di un affitto piuttosto alto – la percentuale massima consentita per considerarlo “economico”, decisa dal governo Cameron nel 2011 – rimane una cifra che secondo l’Economist in pochi potranno permettersi. Lo East Village, inoltre, rimarrà probabilmente un caso isolato. Il prossimo distretto che verrà costruito – che si chiama Chobham Manor e si trova a nord dello East Village – conterrà 850 persone, ma solo il 29 per cento degli appartamenti sarà destinato a contratti “economici”. I complessi di East Wick e Sweetwater, che saranno costruiti nella zona ovest del Parco entro il 2023 e ospiteranno un massimo di 1.520 persone, avranno il 31 per cento dei propri appartamenti destinati a contratti “economici”. Non è ancora chiaro quanto costerà l’affitto minimo – cioè quello riservato agli alloggi popolari – per abitare nei nuovi distretti.
Esiste inoltre un motivo per cui la percentuale di case destinate a contratti economici è inferiore al 35 per cento. Secondo il Guardian, i costruttori si sono impegnati infatti a costruire più velocemente i distretti (che dovevano essere pronti entro il 2028, secondo il piano originario), in cambio di una percentuale più alta di appartamenti da riservare al mercato privato.
(Un rendering dei distretti di East Wick e Sweetwater)
Lo stadio
Lo stadio Olimpico di Londra è stato costruito fra il 2007 e il 2012 ed è stato inaugurato il 31 marzo 2012. Durante le Olimpiadi è stato utilizzato per le cerimonie di apertura e chiusura e per le gare di atletica. Negli anni successivi è stato utilizzato per alcune gare di atletica, mentre a partire del prossimo anno sarà usato dalla squadra di calcio del West Ham come proprio stadio di casa. Il West Ham ha vinto una lunga e affollata asta per l’utilizzo dello stadio, iniziata nel 2012 e conclusa nel marzo del 2013. La capienza dello stadio sarà ridotta da 80mila a 54mila posti, e dentro alla pista di atletica verrà costruito un campo da calcio. In molti hanno protestato per il costo dei lavori, che costeranno l’equivalente di 387 milioni di euro di soldi pubblici: il West Ham contribuirà versando 21 milioni di euro iniziali e pagando un affitto di 3,5 milioni di euro all’anno per 99 anni (in totale, fanno circa 346 milioni di euro). Secondo il Guardian, comunque, lo stadio «non prenderà la polvere»: il West Ham è una delle squadre più popolari di Londra e lo stadio sarà anche utilizzato per il Mondiali di atletica che si terranno a Londra nel 2017.
Una veduta aerea dello Stadio Olimpico di Londra, 13 giugno 2015 (Handout/Getty Images)
Il resto
Gran parte delle strutture non residenziali costruite nel Parco per le Olimpiadi sono rimaste aperte o verranno riconvertite in nuovi edifici. L’Acquatics Center progettato dall’architetto Zaha Hadid, dove durante le Olimpiadi si sono tenute le gare di nuoto e tuffi, è ora una piscina pubblica. Il Velopark, dove si sono tenute le gare di ciclismo, è diventato un parco dedicato alle varie discipline del ciclismo. Nella Copper Box Arena, dove si sono tenute le gare di pallamano, scherma e pentathlon, oggi si può andare in palestra e affittare un campo di badminton, fra le altre cose.
Nel 2014 sono iniziati i lavori per costruire Here East, un edificio che sostituirà il media center delle Olimpiadi e che nei piani dovrebbe ospitare decine di start up locali. L’Arcelormittal Orbit, che al momento è la scultura più alta del Regno Unito grazie ai suoi 115 metri, diventerà invece lo scivolo coperto più lungo al mondo: il suo percorso misurerà 178 metri e per percorrerlo ci vorranno circa 40 secondi. La struttura sarà riconvertita entro la primavera del 2016.
Quelle piccoline, in basso, sono delle persone (AP Photo/Margaret Bowles)
Un centro per le arti chiamato Olympicopolis aprirà invece nei pressi dello stadio Olimpico entro il 2019: conterrà le sedi distaccate di diversi musei, un campus dello University College London e la prima sede britannica dello Smithsonian.
E quindi?
Le Olimpiadi di Londra, oltre a numerosi edifici, hanno anche lasciato in eredità alla città una nuova imponente stazione ferroviaria – quella di Stratford International, situata a metà del Parco – e migliaia di posti di lavoro temporanei. Secondo l’Economist, senza le Olimpiadi l’oggettivo sviluppo della zona del Parco sarebbe stato molto più lento: tutto questo, però, ha avuto un costo.
Oltre ai 13 miliardi di euro spesi per le Olimpiadi nel loro complesso, altri 300 e passa sono stati utilizzati per la ristrutturazione dello stadio, e il governo ha detto che ne metterà altri 200 per Olympicopolis. Nonostante la riconversione del Parco sia iniziata già nel 2012, secondo gli esperti ci vorranno dieci o quindici anni perché sia davvero percepita. Alla fine, lasciare una “eredità” olimpica, assomiglia ancora di più a una maratona che a uno scatto sui 100 metri.