Il nuovo piano di Obama per l’ambiente
È il più radicale mai presentato e prevede il taglio del 32 per cento delle emissioni di CO2 entro il 2030, ma sarà molto contestato
di Joby Warrick – Washington Post
Lunedì 3 agosto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha presentato il Clean Power Plan, il Piano per l’Energia Pulita, una serie di nuovi regolamenti formalmente introdotti dall’agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) che hanno come obiettivo primario la riduzione delle emissioni di CO2 prodotte negli Stati Uniti.
Quella proposta ieri è una versione aggiornata del primo Clean Power Plan, proposto nel 2014, e il suo scopo è rendere più veloce la transizione verso la produzione di energia con fonti rinnovabili fissando obiettivi più ambiziosi per quanto riguarda il taglio delle emissioni inquinanti. Il piano del 2014 prevedeva un taglio delle emissioni di CO2 del 30 per cento rispetto ai valori del 2005 entro il 2030; il nuovo piano chiede una riduzione del 32 per cento entro il 2030 e premia gli stati e le società energetiche che si muoveranno subito per aumentare i loro investimenti nell’energia solare ed eolica.
Molti stati americani, con il nuovo piano, dovranno affrontare delle richieste di taglio di gas serra più consistenti di prima, ma i governi statali avranno anche maggior flessibilità sui modi in cui potranno raggiungere l’obiettivo. Per la prima volta, inoltre, il piano include una “valvola di sicurezza” che permetterà agli stati di guadagnare tempo sulle scadenze previste nel caso ci siano rischi concreti di non riuscire a garantire ai cittadini un approvvigionamento adeguato di energia. Il nuovo piano, dunque, ha obiettivi più ambiziosi sul lungo termine ma ha un approccio più morbido sul breve termine, per consentire a tutti gli stati di adeguarsi più facilmente ai regolamenti.
Il nuovo regolamento dovrà sicuramente affrontare ricorsi legali e una dura opposizione da parte del Congresso a maggioranza repubblicana. Gli oppositori del piano del 2014 lo avevano descritto come un’intromissione illegale del governo federale negli affari degli stati, che avrebbe imposto costi eccessivi alle compagnie energetiche e i loro clienti e nel lungo periodo avrebbe compromesso la creazione di posti di lavoro. Questa volta centinaia di piccole e grandi società e imprese si sono schierate a favore del piano – tra cui eBay, Nestlè, Staples, l’Oreal e Levi Stauss – e hanno scritto a 29 governi statali per esprimere il loro sostegno al Clean Power Plan.
Proponenti ed oppositori, comunque, concordano sul fatto che il regolamento, se resterà in piedi, potrebbe cambiare profondamente il panorama energetico degli Stati Uniti, minando il lungo dominio del carbone come fonte primaria per la produzione di energia per le case e le imprese. Secondo la Casa Bianca gli americani beneficeranno di importanti miglioramenti nella qualità dell’aria, mentre allo stesso tempo si combatteranno i cambiamenti climatici. Una conseguenza del piano sarà che la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili crescerà fino al 28 per cento entro il 2030 e questo produrrà, secondo la Casa Bianca, una riduzione delle spese per l’energia di circa 85 dollari all’anno per ogni famiglia.
Le centrali a carbone oggi producono circa il 40 per cento dell’elettricità usata dagli americani, ma la dipendenza dal carbone è lentamente diminuita nel corso degli anni per diverse ragioni, che includono i regolamenti del governo, i più bassi prezzi dell’energia solare ed eolica e una crescita dell’uso dei più economici gas naturali. Questa primavera i gas naturali sono diventati la singola più grande fonte per la produzione di energia negli Stati Uniti e dal 2005 al 2013 le emissioni di CO2 sono già diminuite del 15 per cento.
Il Clean Power Plan cerca di capitalizzare i più recenti trend del mercato, incoraggiando gli stati ad accelerare il passaggio a fonti di energia pulite. Il regolamento richiede a ogni stato di tagliare le emissioni inquinanti del settore energetico per i prossimi 15 anni, concedendo ai governi di scegliere tra una lista di opzioni il modo in cui farlo e regolando l’esatta ampiezza dei tagli in base al modo in cui ogni stato produce attualmente la sua energia. In molti stati il processo di passaggio alle energie pulite è già iniziato da tempo, con diverse compagnie energetiche che hanno sostituito le vecchie centrali a carbone con nuovi impianti che usano gas naturali o fonti rinnovabili.
Tra le novità introdotte nel nuovo regolamento rispetto a quello del 2014, molte hanno come obbiettivo rendere il piano più “digeribile” per tutti gli stati ed eliminare alcuni appigli che avrebbero facilitato i ricorsi legali che sicuramente verranno presentati. Per esempio gli stati avranno tempo fino al 2022 e non più fino al 2020 per cominciare i tagli alle emissioni, e fino al 2018 invece che fino al 2017 per presentare i loro piani. Inoltre gli stati potranno formare alleanze inter-statali per facilitare il taglio delle emissioni. Anche la “valvola di emergenza” – che permetterà agli stati di chiedere una proroga delle scadenze nel caso ci siano rischi di interruzione della fornitura energetica – ha lo scopo di tranquillizzare i governi statali, visto che in realtà è estremamente improbabile che una tale evenienza si verifichi.
La presentazione del piano di lunedì 3 agosto ha aperto anche a una più vasta campagna della Casa Bianca sul cambiamento climatico. La campagna comincerà con una serie di discorsi pubblici del presidente e continuerà con un viaggio di Obama nell’Artico per richiamare l’attenzione sugli effetti del riscaldamento globale. A settembre Obama riceverà Papa Francesco, un altro forte sostenitore della battaglia contro i cambiamenti climatici. La campagna dovrebbe finire a dicembre, con una serie di incontri per proporre un trattato internazionale per il taglio delle emissioni di gas clima-alteranti.
Obama domenica ha descritto il piano dell’EPA come «il più grande e più importante passo che abbiamo mai compiuto per combattere il cambiamento climatico», aggiungendo che «le centrali elettriche sono la singola più grande fonte di inquinamento atmosferico che contribuisce al cambiamento climatico, ma finora non ci sono stati limiti federali alla quantità di inquinanti che le centrali possono riversare nell’aria». Lunedì, invece, Obama ha difeso nuovamente il piano con un appassionato discorso alla Casa Bianca, in cui ha detto:
Non voglio che i miei pronipoti non possano nuotare alle Hawaii o arrampicarsi su una montagna o vedere un ghiacciaio perché noi non abbiamo fatto nulla per fermare il cambiamento climatico. Sarebbe vergognoso da parte nostra. Questa è la nostra occasione di fare la cosa giusta. Non esiste un piano B.
©2015–The Washington Post