L’uomo che fa il lavoro più difficile del mondo
Staffan de Mistura è un diplomatico italiano, parla sette lingue ed è un tipo originale: e ha il compito di risolvere la guerra in Siria
Nel luglio del 2014 Staffan de Mistura, diplomatico italo-svedese di fama internazionale ed ex sottosegretario degli Esteri del governo di Mario Monti, ricevette una telefonata da Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni Unite. Ban Ki-moon stava affrontando in quei giorni l’ennesima crisi legata alla guerra in Siria, causata dalle dimissioni dell’algerino Lakhdar Brahimi dal suo incarico di inviato speciale dell’ONU in Siria. Ban era in cerca di un sostituto: conosceva de Mistura da diversi anni, visto che de Mistura aveva lavorato come capo delle missioni ONU in Afghanistan e Iraq sotto il segretariato di Ban, ottenendo buoni risultati. La proposta di Ban, per stessa ammissione di de Mistura, non fu facile da accettare.
Nel luglio 2014 la guerra in Siria era in uno dei suoi momenti peggiori: lo Stato Islamico (o ISIS) aveva conquistato nel mese precedente ampie zone di territorio in Iraq, il fronte dei ribelli stava diventando sempre più frammentato e l’attenzione della stampa internazionale sulla guerra stava aumentando parecchio. De Mistura ricevette la telefonata di Ban mentre si trovava nell’isola di Capri insieme alla compagna: era diventato da poco direttore di Villa San Michele, una fondazione culturale svedese a Capri e aveva già pensato di ritirarsi dall’attività diplomatica di alto livello. De Mistura ha raccontato di essersi “sentito in colpa” all’idea di rifiutare la proposta di Ban e di avere alla fine accettato il lavoro di inviato speciale dell’ONU in Siria: un lavoro che il Guardian ha definito il “più difficile del mondo”.
Lo stile aristocratico, le invenzioni diplomatiche
De Mistura ha 68 anni, ha doppia cittadinanza italiana e svedese e parla sette lingue: italiano, inglese, svedese, francese, tedesco, spagnolo e arabo. Ha lavorato per 42 anni nella diplomazia e ha svolto 19 missioni all’estero, tra cui alcune in zone di guerra. Il Guardian dice di lui che «ha uno stile aristocratico che è difficile trovare nell’ONU»: per esempio fa il baciamano, indossa degli occhiali pince-nez – gli occhiali senza stanghette fissati al naso da una molla, molto diffusi nel Diciannovesimo secolo – e si porta dietro sempre un macinino da pepe durante i suoi incarichi sul campo. In un articolo dello scorso maggio il New York Times l’ha definito «più conosciuto per il suo stile elegante che per i suoi colpi diplomatici». In passato è stato criticato per come aveva lavorato durante una missione in Libano: si diceva che passava più tempo a prendere il sole che a trovare una soluzione di pace per il conflitto.
Staffan de Mistura con gli occhiali pince-nez durante una conferenza stampa alla sede dell’ONU a Ginevra, in Svizzera, il 5 maggio 2015. (Jean-Christophe Bott/Keystone via AP)
De Mistura è conosciuto negli ambienti diplomatici internazionali anche per avere elaborato in passato soluzioni molto originali a gravi crisi umanitarie. Nel 1989 convinse una compagnia aerea di linea sovietica a portare del cibo a Kabul, la capitale dell’Afghanistan, dove le truppe sovietiche si stavano ritirando dopo dieci anni di occupazione militare e dove la popolazione soffriva di grave malnutrizione. Sempre negli anni Ottanta elaborò un piano bizzarro ma efficace per distribuire i vaccini in Sudan, dove c’erano pochissime pompe di benzina e per muoversi bisognava attraversare continuamente zone desertiche. De Mistura decise di usare dei cammelli sulla cui gobba furono messi dei piccoli pannelli solari che permettevano ai contenitori con dentro i vaccini di rimanere freddi. Per paura che i predoni rubassero i cammelli usati dall’ONU, de Mistura pensò di dipingere le gobbe dei cammelli di blu, di modo che fossero stati facilmente individuati dall’elicottero dell’ONU che sorvolava la zona. Nel 1992, durante l’assedio di Sarajevo compiuto dalle truppe serbe, de Mistura usò trafficanti e contrabbandieri per portare dentro alla città cibo e coperte, necessari alla popolazione per superare l’inverno.
Staffan de Mistura immerge l’indice della mano destra dentro uno speciale inchiostro per controllare la qualità della sostanza che sarebbe stata usata dopo pochi giorni nelle elezioni parlamentari afghane. Kabul, 14 settembre 2010. (AP Photo/Musadeq Sadeq)
Trovare un accordo sulla Siria è una “missione impossibile”
De Mistura – come prima di lui Kofi Annan e Lakhdar Brahimi, gli altri due inviati speciali dell’ONU in Siria – non ha impostato il suo lavoro in Siria per trovare una soluzione globale alla guerra, cosa che oggi sembra praticamente impossibile. Semplificando – e stiamo semplificando molto – in Siria l’esercito fedele al presidente Bashar al Assad combatte su diversi fronti: combatte contro l’ISIS, contro il Fronte al Nusra (il gruppo che rappresenta al Qaida in Siria), contro le altre fazioni di ribelli islamisti estremisti e contro i ribelli moderati, che negli ultimi due anni sono diventati sempre più deboli. A loro volta le fazioni dei ribelli combattono tra loro, creando alleanze temporanee per ragioni di opportunità. Oggi l’ostacolo più grande a un possibile accordo di pace è che nessuno dei gruppi che sta combattendo vuole arrivare a un accordo di pace: per esempio nel maggio di quest’anno si sono tenuti nuovi colloqui di pace sulla Siria, ma sia i gruppi jihadisti che Assad si sono rifiutati di partecipare.
La situazione dei gruppi che combattono in Siria, in una mappa aggiornata all’1 di agosto. La mappa è stata realizzata da Thomas van Linge.
Poi ci sono i curdi nel nord-est della Siria, che combattono prevalentemente contro l’ISIS; i miliziani di Hezbollah, il gruppo libanese che combatte a fianco di Assad e che è appoggiato dall’Iran; e ora anche la Turchia, che ha cominciato a bombardare le postazioni dell’ISIS nel nord (ma anche i curdi del PKK in Iraq: e comunque il nemico principale della Turchia rimane Assad). E poi c’è quello che avviene fuori dalla Siria a complicare ancora di più la situazione: c’è la Russia, alleata della Siria e membro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con potere di veto, e l’Iran, che continua a considerare la sopravvivenza del regime di Assad una priorità per la sua sicurezza. Ma ci sono anche i finanziamenti dell’Arabia Saudita e del Qatar, diretti ai gruppi ribelli di loro riferimento, e i bombardamenti della Giordania diretti contro l’ISIS. L’ufficio di de Mistura si trova a Ginevra, in Svizzera: non è stato possibile aprirlo in alcun paese della regione coinvolta dalla guerra perché nessuno si può considerare neutrale. Una soluzione diversa avrebbe dato l’impressione che l’ONU si schierasse con una parte della guerra in Siria. Uno degli amici più stretti di de Mistura, scrive il Guardian, ha definito l’obiettivo di trovare un accordo in Siria una “missione impossibile”.
I guai delle molte paci ad Aleppo, la proposta di de Mistura
Aleppo è la città in Siria che più è diventata il simbolo di questa guerra. Prima della guerra, scrive il Guardian, Aleppo e soprattutto la sua città vecchia erano destinazioni molto frequentate dai turisti. Con l’inizio dei combattimenti tra ribelli e soldati governativi sono cominciati a mancare la benzina, l’acqua, i beni alimentari, l’elettricità e le medicine. Negli ultimi anni sono circolate molto alcune foto impressionanti che mostrano la distruzione di diversi quartieri di Aleppo. De Mistura pensava che ottenere un accordo di pace ad Aleppo avrebbe potuto essere preso come esempio da altre città della Siria. Il suo piano era raggiungere delle piccole tregue nei diversi quartieri di Aleppo, inizialmente una scollegata dall’altra, per poi estenderle anche ad altre città ed altre aree (il piano era stato ispirato da un ex giornalista e analista di nome Nir Rosen, la cui proposta si può leggere qui). La proposta di de Mistura, scritta da alcuni membri del suo staff, fu presentata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU nell’ottobre del 2014, ma fu accolta con molti scetticismi.
A dicembre de Mistura parlò pubblicamente del suo piano, provocando la dura reazione di Assad che lo accusò di non esserne stato informato per tempo. All’inizio del 2015 altri due episodi fecero arrabbiare molto i ribelli. Per prima cosa De Mistura fu fotografato mentre partecipava a una festa a Damasco che celebrava l’anniversario della rivoluzione iraniana: i ribelli lo accusarono di essersi schierato dalla parte dell’Iran e di Assad, lui si difese dalle accuse dicendo: «Se uno stato ha un giorno di festa nazionale, come è successo, e capita che io sia lì, ci devo andare per forza».
Wow. UN Envoy for #Syria Staffan de Mistura is now attending #Iran Revolution party in #Damascus (v @Alaa_Ebrahim_tv) pic.twitter.com/gq7jCnKvAu
— Charles Lister (@Charles_Lister) February 11, 2015
Qualche giorno dopo de Mistura partecipò a un incontro con il ministro degli Esteri austriaco e presentò di nuovo il suo piano delle molte paci ad Aleppo, aggiungendo che era necessario però che l’opposizione siriana considerasse la possibilità che Assad rimanesse al potere. Lo stesso giorno il regime lanciò dei missili e dei barili-bomba a Douma, vicino a Damasco, provocando la rabbia di moltissimi siriani. Del piano delle paci ad Aleppo si parlò fino a febbraio, quando de Mistura disse al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che con l’applicazione del suo piano esisteva anche la possibilità che Assad decidesse di fermare i bombardamenti sulla città. Poco prima del suo intervento al Consiglio, tuttavia, arrivò la notizia che il governo siriano aveva lanciato un’offensiva militare ad Aleppo e aveva tagliato tutte le vie di rifornimento dei ribelli. Il Guardian ha scritto: «De Mistura sentì di essere stato tradito e uscì furioso dall’incontro».
Staffan de Mistura e Bashar al Assad durante un incontro a Damasco il 10 novembre 2014. (AP Photo/SANA, File)
I problemi continuarono nei mesi successivi. A marzo il team di de Mistura incontrò in Turchia alcuni importanti esponenti dell’opposizione siriana. Molti di loro si rifiutarono di partecipare all’incontro, da cui comunque non uscì niente di buono. Un consigliere dell’ONU definì l’iniziativa “imbarazzante”, a causa dell’inesperienza del team di de Mistura, e il documento prodotto alla fine dell’incontro fu considerato senza alcuna sostanza. De Mistura fu accusato di clientelismo e di avere assunto persone che avevano già lavorato con lui ma senza le competenze necessarie per affrontare la complicata situazione siriana (de Mistura rispose dicendo: «Clientelismo è piazzare qualcuno a lavorare a Ginevra o New York», non sul fronte di guerra). A giugno de Mistura andò a Damasco per incontrare il governo siriano per cercare di convincerlo a non usare i barili-bomba sui civili: mentre aspettava l’inizio dell’incontro arrivò la notizia che i ribelli avevano ucciso decine di persone ad Aleppo con i barili-bomba. Una settimana più tardi il regime di Assad avrebbe usato di nuovo i barili-bomba contro la popolazione civile.
A che punto siamo ora
Rispetto ai suoi due predecessori, de Mistura ha cercato di usare un approccio diplomatico alla guerra siriana più originale e meno legato alle strette procedure tipiche dell’ONU. La scorsa domenica è arrivato a New York dopo avere incontrato i leader di Siria, Giordania, Arabia Saudita, Cina e Iran, cercando di far ripartire i colloqui di pace. Rispetto a un mese fa, hanno fatto notare diversi analisti, è cambiata una cosa: l’Iran, che come detto è il più stretto e prezioso alleato del regime di Assad, ha firmato uno storico accordo sul suo nucleare con i paesi del 5+1 – i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Cina e Russia) più la Germania.
Gli effetti dell’accordo sulla possibilità di trovare una soluzione per la guerra in Siria sono stati interpretati in maniera diversa dai favorevoli e dai contrari all’accordo sul nucleare. I favorevoli sostengono che la progressiva eliminazione delle sanzioni internazionali imposte all’Iran – che è uno dei punti centrali dell’accordo – spingerà il governo iraniano a posizioni meno intransigenti in politica estera: l’Iran per esempio potrebbe cercare di parlare con il regime di Assad condizionandone le scelte in maniera più favorevole all’Occidente. I contrari sostengono invece che l’eliminazione delle sanzioni permetterà all’Iran di aumentare le sue entrate economiche, spingendo il suo governo a usare quei soldi per finanziare e appoggiare i regimi amici, tra cui quello di Assad.
Staffan de Mistura durante una visita a Homs, in Siria, il 10 novembre 2014. (STR/AFP/Getty Images)
La preoccupazione più grande di de Mistura riguardo il suo operato, ha scritto il Guardian, è che la guerra siriana esca dalla cosiddetta “agenda internazionale”: cioè che i principali giornali internazionali e i più importanti governi del mondo smettano di parlarne e di occuparsene, cominciando a interpretare il conflitto come una causa persa, qualcosa che a cui non è possibile trovare soluzione. Riguardo alle molte critiche ricevute di recente, de Mistura ha detto: «La peggiore critica è che non stai facendo nulla. Ed è un’autocritica, viene dalla tua stessa voce».