La disputa di confine più strana del mondo
È stata risolta venerdì notte dopo più di 70 anni: India e Bangladesh si sono accordate per cambiare i confini di un'enclave dentro un'enclave dentro un'enclave
di Adam Taylor - Washington Post
Alla mezzanotte di venerdì 31 luglio una delle dispute di confine più strane del mondo è ufficialmente terminata. India e Bangladesh hanno iniziato lo scambio di oltre 160 enclavi – piccole aree di territorio appartenenti a uno stato ma completamente circondate dal territorio di un altro stato – e così facendo hanno messo fine a una disputa territoriale che durava da oltre 70 anni. L’accordo avrà degli effetti su oltre 50 mila persone che vivono nel Cooch Behar, la regione dell’India orientale che confina con il Bangladesh. Dopo aver passato decenni in un territorio circondato da uno stato del quale non avevano cittadinanza, decine di migliaia di persone avranno finalmente accesso a scuole, elettricità e sistema sanitario.
Per cartografi e amanti delle stranezze geopolitiche è la fine di un’era. Lo scambio tra India e Bangladesh significa che il mondo perderà uno dei suoi confini più bizzarri e una stranezza unica al mondo: l’enclave di terzo livello, cioè un’enclave, circondata da un’enclave, circondata da un’enclave circondata da un altro stato. La mappa qui sotto può aiutare a spiegare di cosa stiamo parlando. Dhahala Khagrabari, l’enclave di terzo livello in questione, era parte dell’India, circondata da un’enclave del Bangladesh, a sua volta circondata da un’enclave dell’India circondata dal Bangladesh.
Di per sé le enclavi non sono così inusuali e ce ne sono parecchie in tutto il mondo. Di recente si è parlato di Kaliningrad, la vecchia Koenisberg (la città del filosofo Immanuel Kant) che oggi è un’enclave russa al confine tra Polonia e Lituana. Dall’altra parte d’Europa, la città di Llívia è un’enclave spagnola in territorio francese. E anche le enclavi di secondo livello non sono così rare come si potrebbe pensare. A Baarle-Hertog, nei Paesi Bassi, ci sono enclavi belghe con all’interno enclavi olandesi. Questa bizzaria cartografica è diventata per la città un’importante attrazione turistica.
La situazione non è così buona nel Cooch Behar, dove la complicata situazione dei confini ha spesso impedito agli abitanti delle enclavi di ricevere servizi essenziali. Secondo alcune antiche leggende, le enclavi sono il risultato di una partita a scacchi tra due re indiani avvenuta molti secoli fa. Oppure sono il frutto degli errori di un funzionario coloniale inglese che mentre era ubriaco sparse dell’inchiostro sulla mappa. Gli storici hanno fornito una spiegazione più attendibile. Nel Diciottesimo secolo il grande Impero Mughal dell’India settentrionale cercò di conquistare lo stato orientale del Cooch Behar, ma i suoi eserciti furono bloccati dopo una breve avanzata. Quando venne firmata la pace la situazione dei confini tra i due stati era molto confusa: alcune aree del Cooch Behar occupate dai Mughal o dai nobilotti locali loro alleati avrebbero pagato le tasse a Delhi, la capitale dell’impero, mentre altri proprietari terrieri e le zone che avevano resistito all’invasione avrebbero continuato a pagarle al re del Cooch Behar. All’epoca la sovranità dei regni era determinata molto più dalla fedeltà degli aristocratici locali e dalla destinazione delle loro tasse piuttosto che dalla contiguità territoriale.
Gli inglesi perpetuarono la situazione quando decisero di governare il Cooch Behar tramite il suo re, senza prendersi l’incarico di amministrare direttamente i suoi territori. Infine, quando nel 1947 India e Pakistan si divisero – fino al 1971 il Bangladesh faceva parte del Pakistan con il nome di “Pakistan orientale” – la commissione per stabilire i confini fece un lavoro piuttosto approssimativo, ricopiando le mappe dei confini distrettuali di epoca coloniale e quindi trasportando nel Ventesimo secolo la bizzarra divisione feudale del Cooch Behar.
Tentativi di sistemare la situazione sono andati avanti senza successo per decenni. Un primo accordo preliminare venne raggiunto nel 1974, ma l’India si rifiutò di ratificarlo. Alla fine, nel 2011 venne raggiunto un nuovo accordo: le enclavi sarebbero passate sotto la sovranità dello stato che le circondava e la popolazione avrebbe avuto la possibilità di cambiare nazionalità oppure di trasferirsi. Sulla carta il piano funzionava bene, ma ci furono famiglie divise dai nuovi confini e enclavi “dimenticate” dai trattati. In altre parole, risolvere la questione sul campo sarà probabilmente molto più complicato che mettersi d’accordo sulla carta.
©Washington Post 2015