Syriza terrà un congresso straordinario
Lo ha proposto e ottenuto Alexis Tsipras, che sta cercando contemporaneamente di salvare il suo partito, il suo governo e la Grecia
Giovedì 30 luglio si è riunito ad Atene il comitato centrale di Syriza, il partito del primo ministro Alexis Tsipras che da qualche settimana è attraversato da una profonda divisione sulle riforme presentate dal governo per ottenere un nuovo prestito internazionale. La maggior parte dei componenti del comitato (formato da 201 persone) ha votato a favore della proposta fatta da Tsipras di tenere un congresso straordinario il prossimo settembre per definire una linea comune sull’accordo con i creditori internazionali che, una volta concluso, dovrà essere approvato dal parlamento di Atene. I negoziati dovrebbero durare al massimo fino al 20 agosto, quando Atene dovrà rimborsare 3,2 miliardi di euro alla Banca centrale europea.
La riunione di Syriza è durata più di dodici ore e sono state respinte le proposte dei cosiddetti “dissidenti”: quelle innanzitutto di “Piattaforma a sinistra”, un’influente e sostanziosa corrente di Syriza guidata dall’ex ministro dell’Energia e della Riorganizzazione produttiva, Panagiotis Lafazanis, sostituito dopo il rimpasto di governo seguito al voto del parlamento sul primo pacchetto di riforme concordato da Tsipras a Bruxelles con i creditori internazionali. C’era poi stato un secondo voto su un secondo pacchetto di riforme: entrambe le volte ci sono state circa 30 defezioni all’interno di Syriza e la coalizione di governo si era mantenuta sopra la soglia di 121 deputati, che è il minimo previsto dalla Costituzione per un governo di minoranza, ma i disegni di legge erano stati approvati anche grazie ai partiti di opposizione. Sia “Piattaforma a sinistra” che altri gruppi di dissidenti – che si oppongono a un nuovo accordo con i creditori – avevano chiesto un congresso al più presto, ancor prima della conclusione dell’accordo. Anche l’idea di un referendum interno del partito sulla continuazione o meno delle discussioni tra il governo e “troika” è stata respinta. Più di una dozzina di membri del comitato centrale hanno dato le dimissioni al termine della riunione.
Tsipras ha parlato all’inizio della riunione dicendo: «Dobbiamo capire che all’interno del nostro partito non ci sono esponenti più di sinistra di altri, o membri più rivoluzionari di altri». Il primo ministro ha poi ripetuto quello che dice da settimane, e cioè che aver cercato un accordo all’ultimo incontro a Bruxelles non ha rappresentato un tradimento del referendum dello scorso 6 luglio — quando aveva vinto il No all’accordo — poiché il popolo greco non è mai stato favorevole all’uscita del paese dall’euro e l’uscita dall’euro era l’unica alternativa alla non conclusione di un accordo. Secondo diversi analisti politici, i futuri equilibri interni al partito dipenderanno molto dalla questione relativa al taglio del debito greco (un haircut, in termini tecnici) o comunque a un alleggerimento in termini di scadenze e di tassi di interesse che è la vera contropartita ottenuta da Tsipras nelle trattative.
Nel frattempo Tsipras sta cercando di tenere insieme il partito e restare vicino alle proprie promesse elettorali tentando una mediazione tra le proposte di austerità e la volontà di proteggere le fasce sociali più deboli o spostare il peso del prezzo del nuovo memorandum sulle spalle dei più ricchi e dei grandi evasori fiscali. L’obiettivo del primo ministro è insomma salvare sia la Grecia che il suo governo di sinistra, e promuovere un cambiamento in Europa. In questo senso sarà fondamentale anche l’esito delle elezioni che si terranno in Portogallo e Spagna entro la fine dell’anno e che potrebbero cambiare almeno in parte gli equilibri politici europei. Il 29 luglio, durante una lunga intervista alla radio del suo partito “Sto Kòkkino”, Tsipras ha parlato apertamente dei cosiddetti dissidenti del suo partito, dicendo: «Non posso capirli: abbiamo deciso insieme di fare di tutto per cercare di salvare le banche e quei cittadini che hanno scelto di non portare i loro risparmi all’estero. Poi torno indietro e mi sento dire: noi sosteniamo il governo, ma votiamo contro l’accordo ottenuto. Non è possibile andare avanti così».
Nella stessa intervista radiofonica, Tsipras ha detto: «Sarei l’ultima persona a volere le elezioni se avessimo una maggioranza garantita in Parlamento, ma se non abbiamo questa maggioranza noi saremo costretti ad andare alle elezioni». L’ipotesi delle elezioni anticipate non è dunque ancora stata esclusa. Secondo i sondaggi più recenti Syriza otterrebbe comunque più del 40 per cento dei voti e la maggioranza assoluta al parlamento (composto da 300 deputati) con 164 seggi. Al momento, infatti, il gradimento di Tsipras tra i cittadini greci secondo i sondaggi è molto alto, intorno al 60 per cento. Se si andasse al voto entro un anno e mezzo dalle ultime elezioni, la legge greca prevede che ci sia solo un voto di lista, senza preferenze. La prospettiva non sarebbe favorevole alla minoranza interna, che ha paura di perdere molti dei seggi ottenuti lo scorso gennaio.