Emily Brönte spiegata da Virginia Woolf
«”Cime tempestose” è un libro più difficile da capire di “Jane Eyre”, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione «io amo», «io odio», «io soffro». La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma invece non c’è «io» in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C’è l’amore, ma non è l’amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L’impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. (…) Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono».
Virginia Woolf, su Emily Brontë e “Cime Tempestose”, tratto da Voltando pagina. Saggi 1904-1941. Emily Brontë nacque a Thornton, in Inghilterra, il 30 luglio del 1818 e morì sempre a Thornton il 19 dicembre del 1848.