Le denunce contro Yanis Varoufakis
L'ex ministro greco delle Finanze potrebbe essere accusato di alto tradimento: la Corte Suprema di Atene ha iniziato il processo di revoca dell'immunità parlamentare
Una procuratrice della Corte Suprema di Atene ha inviato al Parlamento della Grecia la richiesta di procedere nei confronti del parlamentare ed ex ministro delle Finanze Yanis Varoukakis, a seguito di due azioni legali promosse la scorsa settimana da due privati cittadini. Le accuse – qualcosa di simile all'”alto tradimento” – nascono dalla denuncia di Apostolos Gletsos, sindaco di Stylida, e Panayiotis Giannopoulos, un avvocato, e hanno a che fare con un piano elaborato da Varoufakis per creare un sistema bancario parallelo in caso di fallimento dei negoziati con i creditori internazionali. Varoukakis è protetto dall’immunità parlamentare, la cui revoca dovrà essere votata dal Parlamento dopo la formazione di una commissione di inchiesta.
Nel frattempo, scrive il quotidiano conservatore Ekathimerini, un gruppo di cinque avvocati sta preparando i documenti per presentare un atto d’accusa nei confronti delle persone non protette da immunità ma coinvolte nella stessa vicenda. Le accuse sarebbero divulgazione di dati personali e appartenenza a un’organizzazione criminale. Sebbene Varoufakis non abbia fatto nomi, diversi media locali hanno ipotizzato che la persona a cui si fa riferimento sia il capo della segreteria generale del ministero delle Finanze per i sistemi informativi (GSIS), Michalis Hatzitheodorou, che ha però smentito ogni suo coinvolgimento.
La storia del piano dell’ex ministro Varoufakis per creare un sistema di pagamenti parallelo era cominciata a circolare domenica scorsa dopo un’anticipazione di Ekathimerini in cui si faceva riferimento a 23 minuti di conversazioni risalenti al 16 luglio tra Varoufakis e alcuni manager e investitori di Londra: la conversazione è stata poi pubblicata su autorizzazione dello stesso Varoufakis. Il piano in discussione risale al dicembre 2014, prima che Tsipras diventasse primo ministro, e prevedeva un sistema di pagamento “alternativo” basato però sui sistemi software dell’Agenzia delle entrate greco. L’obiettivo era creare dei «conti di riserva» legati a una valuta virtuale e gestiti tramite il codice fiscale di ogni cittadino, in modo che i contribuenti potessero «trasferire i crediti dal conto di riserva allo Stato o a un altro conto di riserva» o fare in questo modo i propri pagamenti.
Per mettere in piedi questo sistema, Varoufakis ha ammesso che avrebbe dovuto intervenire sul sistema informatico del suo ministero per accedere ai codici fiscali dei vari cittadini: in Grecia i cittadini accedono al sito del servizio fiscale utilizzando il proprio codice e possono trasferire in questo modo i soldi dai loro conti per pagare IVA e varie tasse. Varoufakis, in una successiva conferenza stampa per spiegare quelle telefonate, ha però aggiunto che quel sistema informatico è controllato dalla cosiddetta troika: ha parlato di «una limitazione terribile della sovranità nazionale imposta dalla troika dei creditori ai ministri greci, i cui dipartimenti chiave non hanno accesso ai documenti necessari per introdurre politiche innovative». Una portavoce della Commissione europea ha definito «falsa e infondata» l’affermazione secondo cui la troika avrebbe “controllato” l’agenzia delle entrate greca.